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 Anna Baroni e Alexia Zanini hanno parlato ai microfoni di Pistoia Sette. Le due ragazze che fanno parte della rosa di Mister Roberto Mirri, sono la dimostrazione che la vera amicizia nella vita, aiuta a superare le difficoltà anche in campo. 

“Ho iniziato il mio percorso calcistico come centrocampista, ma, arrivata alla CF Pistoiese, serviva un difensore centrale – ha raccontato Alexia Zanini, mantovana, classe 1998 – e così mi sono adattata a questo ruolo”, il calcio è anche mettersi al servizio degli altri e non chiudersi nel proprio egoismo. Ma questo lo sa bene anche Anna Baroni che, in quanto difensore centrale, ha dato le dritte e il supporto necessari alla compagna, la quale non perde l’occasione per rendergliene merito: “Anna è stata fondamentale per me – ha sottolineato Zanini – grazie a lei sono riuscita a trovarmi molto bene in un ruolo nuovo. Abbiamo creato un bel feeling non solo nel calcio, ma persino nella vita: è diventata infatti una mia amica, c’è stata sempre, anche quando mi sono fatta male, ad esempio è venuta a prendermi in ospedale e lo stesso ho fatto poi io con lei”. Un sostegno reciproco non solo in campo, ma anche un supporto nell’infortunio, da cui entrambe le ragazze sono reduci: Zanini, dopo tre presenze, ha subito la rottura del legamento crociato, la lesione al collaterale e la lesione al menisco, invece Baroni, dopo 13 presenze, è caduta lussandosi una spalla e rompendosi il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Quest’ultima, classe 1995, descrive il suo rapporto con Alexia come “molto simbiotico, soprattutto in campo, ma siamo riuscite a portare il buon feeling anche fuori. Coincidenza: ci siamo fatte male più o meno nello stesso momento, ma questo ci aiuta e ci rincuora molto perché ci permette di affrontare la fisioterapia e il successivo percorso insieme, facendoci forza l’una con l’altra. Quasi un rapporto tra sorelle”. E proprio questo sostegno è stato utile per la ragazza di Mantova che a gennaio si è operata e ugualmente sarà per la calciatrice di Scarperia, prossima all’intervento chirurgico “un po’ di ansia c’è – ha detto Baroni – però cerco di vedere tutto ciò come un punto di partenza, per iniziare di nuovo, da zero, un percorso e tornare, spero, meglio di prima”. Ma anche il numero stampato sulla maglia arancione accomuna, in un certo senso, le due amiche: “ho iniziato ad utilizzare il 15 – ha spiegato Zanini – perché era quello disponibile, volevo un numero che fosse un po’ diverso dai soliti 11 dei titolari, adesso ci sono molto legata anche perché mio padre, quando giocava a pallavolo, aveva il numero 5, un richiamo al mio”. E proprio il 5 è stampato sulla maglia di Anna: “è stata una scelta casuale – racconta – ma da lì non l’ho mai abbandonato, è un po’ il mio portafortuna”. 

Ma quali sono i modelli calcistici a cui le due ragazze arancioni si ispirano e quali sono stati gli incontri che più le hanno segnate? “Nel maschile Walter Samuel, dell’Inter, invece nel femminile Cecilia Salvai, della Juventus – ha risposto Zanini – inoltre mio papà ha avuto un ruolo fondamentale, trasmettendomi questa passione, ma anche Baroni e Varriale (del Pomigliano) sono state importanti perché mi hanno aiutato a credere in me”. Baroni invece non ha un idolo di cui fare il nome: “guardo giocatori di grandi squadre, ma anche di piccole e cerco di spaziare molto. Oltre al calciatore riconosciuto come campione, osservo anche quello più in ombra, che riesce ad ottenere grandi soddisfazioni e a raggiungere tanti obiettivi e da cui posso imparare lo spirito di sacrificio e l’impegno. Una persona che ha avuto una grande influenza sulla mia  carriera è stato un mio allenatore, Fabrizio Benedetti, che in poco tempo mi ha permesso di crescere molto a livello sia personale sia calcistico”. Ma sono gli incontri fatti nel corso della carriera che hanno arricchito Baroni: la ragazza è partita dalla piccola squadra del suo paese per poi giocare a Firenze “in una grande società e in una grande squadra; poi ho avuto la fortuna di prendere parte ad un progetto nato per caso, Florentia. Con grandi sacrifici e supporti esterni siamo riuscite a fare una cavalcata dalla serie D alla serie A, raggiungendo obiettivi che sembravano inarrivabili”. Nel corso di questa esperienza Anna ha giocato una partita di Coppa Italia, “è tutto un altro mondo, totalmente differente – ha raccontato – ho avuto la possibilità di interfacciarmi con calciatrici più grandi di me e da cui ho potuto imparare tanto. A me è sempre piaciuto giocare in gruppo piuttosto che vincere da sola, però lì è una lotta per la sopravvivenza: devi porti sempre obiettivi più alti”. 

E’ però in Serie B che Baroni è cresciuta molto, incontrando in squadra giocatrici di alto livello: “da piccola calciatrice che sono, senza esperienza in confronto a loro, mi sono messa a disposizione perché era l’unico modo possibile per imparare. Se si è predisposte, dinamiche come quelle insegnano e formano veramente tanto, basta essere sempre umili, in campo e nella vita, che si sia il più grande o il più piccolo”. E proprio questa umiltà e questa volontà di imparare sono testimoniate anche da Zanini nei confronti della sua amica Anna. Alexia ha grinta da vendere, sua cifra caratteristica che ben si vede dalla sportività e dalla versatilità che dimostra di avere verso tutte le discipline, “dallo sci al nuoto –  racconta la calciatrice arancione – faccio anche il bagnino d’estate e l’istruttore di nuoto, inoltre studio Scienze Motorie all’Università”. Proprio per motivi di studio la ragazza di Mantova si è trasferita in terra toscana e, sapendo dell’esistenza della CF Pistoiese, ha conciliato i due mondi a lei cari, entrando nel branco delle Orsette. Ed è proprio il caso di dirlo con una citazione dantesca rivisitata: Galeotta fu l’università e chi la scelse, perché proprio così è stato possibile un bell’incontro all’interno della squadra arancione, che ha portato poi ad una grande amicizia. Anche Baroni studia Psicologia all’Università di Firenze, ma le due calciatrici una cosa diversa ce l’hanno: “simpatizzo per il Milan”, ha detto Anna, affermazione totalmente differente per Zanini che ha sottolineato: “sono interista sfegatata, passione di famiglia”. Ma proprio i suoi genitori, che adesso la supportano, “prima, da piccola, non volevano che giocassi a calcio quindi ho provato tutti gli sport possibili, poi si sono dovuti arrendere e mi hanno iscritto ad una squadra femminile”. Una dimensione, quella del calcio praticato dalle ragazze, che prima era quasi del tutto sconosciuta: “è un processo che sta iniziando ora – ci dice Anna – sono contenta perché le bambine di oggi hanno una grossa opportunità che io non ho avuto prima, quindi consiglio di approfittare delle possibilità che ci sono ora e cavalcare il momento, perché si possono presentare tante occasioni professionali”. “Sta cambiando la mentalità  – aggiunge Alexia – e sono contenta di questo”. Per entrambe il pallone è e rimane una grande passione, “quello che volevo fare da piccola”, dichiara Zanini; “un modo per mettermi sempre a confronto con me stessa, un percorso di crescita in divenire e verso un costante miglioramento personale che mi permette di capire i miei limiti e le mie potenzialità “, conclude Baroni.

E questo confronto con se stessi si attua non solo in campo, ma anche fuori, nel percorso di riabilitazione intrapreso da entrambe le arancioni. “Mi dispiace – sottolinea Baroni – non poter essere di aiuto alla squadra”; “Vivo di sport –  aggiunge Zanini – mi manca il mondo del pallone”, ma come recita il tatuaggio che Alexia ha impresso dietro al gomito sinistro, “believe in yourself”, credere in se stessi è la chiave per superare le asperità, “questa frase vuole essere una forma di auto e di incoraggiamento anche a livello sportivo”, spiega. Il tutto condito però con quel pizzico di scaramanzia che non fa mai male: “nel mio pre-partita sono molto ansiosa e ho i miei rituali: devo pulire le scarpe il giorno della partita, tutto deve essere sistemato perfettamente e non deve mancare niente”. Anna invece è tranquilla: “lo vivo e lo affronto con l’ansia e la tensione giuste”, sarà forse merito di un tatuaggio che, come per Zanini, assume una funzione di monito anche per Baroni? “Ho impresso una scritta che mi ricorda, nei momenti di ansia, che se faccio un bel respiro la paura un po’ passa, come nel caso dell’operazione che a breve subirò” “Tendere la mano quando l’altro ha bisogno – racconta Baroni – fa sempre la differenza e questo me lo ricorda anche uno dei miei tatuaggi: due mani che si tengono strette”, un po’ come quelle delle due ragazze arancioni che, da quando si sono trovate tra le fila della CF Pistoiese, non si sono più lasciate. Sicuramente il percorso non sarà semplice, ma tenendosi per mano e affrontando insieme le difficoltà, anche la salita più ripida sembrerà meno faticosa e quel respiro sarà di sollievo, una volta superato l’infortunio e tornate in campo, anche qui insieme.

Credit Photo: Pistoia Sette