Ogni squadra ha bisogno di almeno un bomber di razza, sostenuto da un centrocampo di qualità e da un muro difensivo. Ma dietro a tutto ciò c’è sempre un portiere dai guanti di ferro che guida la corrazzata e Alice Bonassi è una vera leader in questo. Al Permac Vittorio Veneto ha messo la sua esperienza a servizio della squadra, trovando una grande famiglia che le ha lasciato la libertà di crescere e acquisire sempre più sicurezza.

Quello del portiere è un mestiere complicato, come ti ci sei avvicinata? Eri decisa a voler giocare tra i pali sin da piccola o hai provato a cimentarti in altri ruoli?
La mia avventura tra i pali è cominciata un po’ per caso. Nei Pulcini del San Gottardo ricoprivo inizialmente un ruolo da giocatrice di movimento, ma a causa della temporanea assenza del portiere della squadra sono stata “incaricata” di prendere posto in porta per qualche partita. In realtà il primo impatto non è stato particolarmente positivo, anzi, presto ho ripreso a giocare fuori dai pali, offrendo la mia disponibilità in porta solo in caso di assoluta necessità. La svolta è arrivata con il mio approdo a Tavagnacco, da lì all’età di 13 anni ho intrapreso a tutti gli effetti la mia carriera da estremo difensore“.

Quali caratteristiche ti contraddistinguono?
La mia caratteristica principale credo sia quella di relazionarmi con le mie compagne senza alzare i toni, cercando di trasmettere tranquillità esprimendomi quel tanto che serve, ma senza abusare sotto il profilo dialettico nelle indicazioni. Mi piace cercare di essere sempre disponibile con tutte, in una comunione che ci porti ad aiutarci reciprocamente senza distinzione di ruoli e reparti“.

In partita dai indicazioni alle tue compagne in stile “allenatore in campo” o lasci che ognuna faccia la sua parte?
Come detto, in partita cerco di dare indicazioni alle mie compagne nel modo migliore, sicuramente senza “sgridarle” troppo o uscendo da quelli che sono i canoni del mio ruolo e del mio carattere. Cercare di guidarle sì, trattarle in modo brusco adducendo la causa (che talvolta può diventare scusa) dell’adrenalina del match non mi appartiene“.

Hai giocato in tutti e tre i primi livelli del calcio femminile. Quali sono le maggiori differenze che hai notato e cosa pensi si possa fare per alzare l’asticella?
Anche se molto è stato fatto negli ultimi anni, per far compiere definitivamente il salto di qualità al movimento femminile ci vorrebbero migliore visibilità e maggiori investimenti, magari grazie anche ad affiancamenti sempre più produttivi con i sodalizi protagonisti nel Maschile. Un miglioramento generale delle strutture sarebbe così una conseguenza altrettanto auspicabile. Nelle squadre in cui ho giocato non ho notato grossissime differenze di base, sicuramente alcuni aspetti peculiari hanno riguardato gli aspetti organizzativi, intesi principalmente come i rapporti tra i diversi componenti dell’organigramma societario“.

Cosa hai appreso dalle diverse squadre? Al Permac Vittorio Veneto hai potuto imparare ancora qualcosa di nuovo?
In ogni squadra ho potuto imparare qualcosa di diverso; ho iniziato a giocare a calcio a 5 anni nel San Gottardo (a Udine) e ho giocato con i maschi fino ai 13 anni; questo mi ha sicuramente permesso di “farmi le ossa” e di avere la grinta giusta per affrontare tutti gli avversari. Successivamente a Tavagnacco ho iniziato a giocare con le ragazze, ed è stato sicuramente diverso anche a livello di dinamiche di spogliatoio. Qui potendomi allenare con le ragazze più grandi ho potuto apprendere la loro professionalità, che mi sono portata con me anche nelle successive squadre in cui ho giocato. Sicuramente anche a Vittorio Veneto ho potuto imparare qualcosa di nuovo, qui ho trovato una grande famiglia che mi ha permesso di entrare in campo con più tranquillità, vivendo il mio ruolo con grande impegno ma senza eccessive pressioni tecniche e ambientali. Sono anche consapevole che ho sicuramente ancora molto da imparare, e continuerò a farlo ogni giorno finché continuerò a vivere questo sport con la giusta passione e lo spirito più adatto“.

Credit Photo: Permac Vittorio Veneto