“Sai ricordo bene quel giorno, o meglio ricordo bene il suono che hai fatto dopo la mia torsione, quel “crack” sordo che ho avvertito solo io, durante quel maledetto allenamento che probabilmente mi ha segnata per sempre. All’inizio non ci volevo credere, mi stavo giocando un posto per partire per la Macedonia con le altre azzurrine e non poteva essere davvero successo. Per un momento ho visto tutti i miei sogni sfuggirmi via dalle mani e la cosa peggiore è che mi sono sentita impotente. A nulla valeva aver faticato così tanto per riuscire ad ottenere la convocazione in azzurro…  in un istante era svanito tutto.
Sei stata una delle sfide più difficili che io abbia mai affrontato. Appena operato, eri così delicato che ho dovuto trattarti come una madre fa con il proprio bambino. Mi hai costretto a ricominciare tutto da capo, dai primi passi incerti senza stampelle, dalle prime corse un po’ doloranti e scoordinate fino agli scatti e alle scivolate sicure e decise.
A causa tua ho sofferto, tanto, soprattutto quando vedevo gli altri andare avanti e io restare sempre ferma, su quegli spalti gelati, a cercare di imparare osservando le altre giocare.
E quando pensavo che tu fossi più grande di me, che non sarei riuscita a farcela, mi scorrevano davanti agli occhi tutti quei messaggi incoraggianti: “vedrai che riprendi presto”’, “andrà tutto bene”, “diventerai più forte di prima”. Mi ripetevo che ce la potevo fare e allora ghiaccio, punture (e non sai quanto io le odi), esercizi, medicine, fisioterapia erano all’ordine del giorno e devo ammettere che non mi sono mai fermata a chiedermi perché lo stessi facendo , lo davo per scontato: mi ero posta degli obiettivi e li volevo raggiungere. Dovevo crederci. Dovevo tornare su quel rettangolo anche per zittire tutte quelle persone che non credevano in me… ma per riuscirci dovevo fidarmi di nuovo di te. Anche se ho stentato a farlo e tuttora so che non sei un capitolo chiuso della mia vita, gli sforzi che abbiamo fatto sono stati ripagati: oggi siamo nuovamente qui a lottare insieme, ancora non è facile, ancora non mi dai troppa tregua, ancora sento di essere indietro rispetto alle altre. E’ colpa tua, e a volte mi arrabbio per questo. Ma oggi, a un passo dagli obiettivi di un anno fa, so che mi hai dato comunque tanto, che se non fosse per te, non saprei di avere il coraggio per potercela fare. Quindi non mollare, anzi non molliamo. Lavoriamo il doppio, insieme, e cerchiamo di toglierci qualche bella soddisfazione con un lavoro di squadra.” 

La tua compagna,
Fede

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