Il calcio femminile vive nella discriminazione più totale. E’ trattato secondo ciò che più fa comodo: una volta da professioniste e una volta da dilettanti, serve chiarezza!”. Carolina Morace chiede maggiore considerazione del calcio femminile in un momento così delicato anche per un’industria molto più ricca come quella del calcio maschile. Una carriera da portavoce del calcio femminile in Italia, piena di successi, vittorie e record che le hanno attribuito riconoscimenti internazionali e menzioni nelle bacheche più importanti del mondo. In esclusiva ai nostri microfoni ha parlato delle mosse che si dovrebbero mettere in atto per salvaguardare il calcio femminile, dei prossimi Europei e dell’attuale Serie A maschile

C’è stato il Consiglio Federale che va verso la decisione dello stop definitivo anche al calcio femminile. E’ la scelta più giusta? “La scelta si doveva prendere anche prima. Le premesse per cui riprenda il calcio maschile le conosciamo tutti e sono un bagno di sangue. Nel femminile no. Non capisco perché accomunare i due mondi. Si parlava di professionismo e le ragazze sono dilettanti, per cui non ho proprio capito il protrarre fino ad oggi. Si è fermata la pallavolo femminile che genera molti più introiti del calcio femminile. Non riesco a capire perché la cassa integrazione per le ragazze del calcio non sia arrivata… Facciamo un po’ di chiarezza. Non è che possono essere professioniste o dilettanti quando fa comodo”.

Assodato questo, sarà il momento di dare uno sguardo serio anche alla situazione economica del calcio femminile. Con lo stop ci saranno perdite enormi per un settore che stava iniziando a muovere i primi passi concreti. Cosa si dovrà fare secondo lei? “Il calcio maschile vogliono farlo ripartire perché altrimenti 4 o 5 società rischiano di saltare. Ciò significa che non c’è la copertura adatta. La sostenibilità che manca nel femminile, è molto tirata anche nel maschile. Se ci sono alcune squadre che se si fermano tre mesi non riescono a continuare, non c’è sostenibilità. Anche in Serie B è uguale, forse peggio. Ci sono tante leghe professioniste nel maschile, non ce ne può essere una femminile a 12 squadre?”.

La Nazionale Statunitense si è vista negare il diritto alla parità salariale e conosciamo tutti quanto sia sviluppato in America il calcio femminile. Cosa ne pensa? E’ utopia, a questo punto, credere lo si faccia in Italia e in Europa?“La Federazione dovrebbe seguire l’esempio tedesco e mi spiego: il Mondiale vinto dagli uomini deve avere lo stesso valore di quello vinto dalle donne. Questa è una cosa da fare a prescindere dal professionismo. E’ una vera e propria discriminazione della Federazione, non ci sono scuse. Il valore di un Mondiale, di un Europeo o di un secondo posto deve essere uguale, porterebbe anche un numero maggiore di tifosi ad appassionarsi al calcio femminile.

La mia generazione è arrivata due volte in finale di un Europeo e nonostante questo il nostro calcio non si è sviluppato perché i dirigenti di allora erano miopi, avevano il prosciutto sugli occhi.Avevamo tante giocatrici importanti, si giocava benissimo: se solo ci avessero creduto loro, avrebbero venduto il prodotto come tutti gli altri Paesi.Probabilmente non ne capivano tantissimo di calcio”.

Gli Europei sono stati rinviati al 2022: per l’Italia è una possibilità in più vista la crescita di calciatrici giovani o è un rischio perché si va incontro all’aumentare dell’età da parte delle più esperte? “Abbiamo un problema di numeri che sarà risolto tra qualche anno. Adesso i papà iniziano a portare le figlie a giocare nella Roma, nella Juventus, nella Fiorentina o nel Milan. Diciamo che tutto quello che verrà sarà positivo perché siamo 20 anni indietro. Sarà più difficile del Mondiale perché lì eravamo la sorpresa e questa volta ci conoscono. Speriamo che qualche esca qualche giovane che possa fare la differenza e che ci sia il gruppo di prima, senza esclusioni. Le più grandi sono molto importanti ma credo ci saranno tutte. Solo Sabatino è più grande ma lei è una giocatrice di grandissima esperienza, non dovrà fare tutta la partita e potrà dare una grossa mano”.

Lei ha allenato Daniela: cosa ci può dire? “Al Sassuolo sta facendo bene, nel Milan si è espressa al massimo livello. Lei è una che i gol li fa. Per me non è solo una calciatrice di un certo modo, lei fa la differenza umanamente. E’ un capitano che pensa alla squadra, non pensa solo ai fatti suoi. La conoscevo perché la chiamai in Nazionale e mi piacque da subito come persona. E’ un vero leader, ha un carisma naturale perché si preoccupa delle altre, fa la portavoce”.

Credit Photo: Facebook Carolina Morace