Sono passate all’incirca quattro settimane dalla vittoria del Como Women in Serie B, e quindi la promozione in Serie A, obiettivo certificato nell’ultima giornata di campionato contro la Roma Calcio Femminile. Per le lariane è stato decisivo non solo l’apporto dell’attacco, ma anche il contributo della retroguardia, non a caso ha subito solamente diciassette reti in tutto il campionato, in particolar modo quello di Chiara Cecotti, difensore classe ’99, ex Tavagnacco e Lugano, e giunta la scorsa estate in terra lariana. La nostra Redazione ha raggiunto Chiara per risponderci ad alcune domande.

Chiara perché hai scelto il calcio?
«Fin da piccola mi è sempre piaciuto fare sport, ne ho provati tanti,  come pallavolo, nuoto, equitazione e baseball, ma quando sono andata a giocare a calcio per la prima volta è stato amore. Mi ha saputo dare quella spensieratezza, divertimento e momento di sfogo che tutti gli altri sport non erano mai riusciti a darmi e da lì non ho più smesso».

Cosa ti ha portato a diventare un difensore?
«Ho sempre giocato in difesa fin da piccolina, inizialmente giocavo con mio fratello, lui era portiere e giocando davanti a lui c’è sempre stato quel senso di protezione in più dopodiché arrivata a Tavagnacco in prima squadra per le prime due stagioni giocai come centrocampista centrale ma poi sono tornata dietro. Diciamo che mi è sempre piaciuto di più fare una scivolata che segnare un gol».

Tu hai avuto la possibilità di giocare all’estero, vestendo, in Svizzera, la maglia del Lugano. Che cosa ti ha dato questa divisa?
«Lugano è stata la mia prima esperienza lontano da casa, sicuramente mi ha fatto crescere come persona il primo anno mentre il secondo mi ha fatto maturare anche come calciatrice. Abbiamo raggiunto una salvezza che sembrava utopia e sarò sempre grata a chi mi ha voluto e sostenuto in quei mesi in Svizzera».

Nella tua giovane carriera c’è anche spazio alla Nazionale con l’Under 17 e 19. Cosa è stato per te vestire la maglia azzurra? Ti piacerebbe un giorno rindossarla?
«Vestire la maglia del proprio Paese è un’emozione che a parole è difficile da spiegare, è sempre un onore e un privilegio poter indossare la maglia azzurra. Questa stagione più che mai ci ha insegnato di pensare al presente, giorno per giorno, poi quello che verrà sarà solo una conseguenza del lavoro quotidiano».

Perché hai deciso la scorsa estate di approdare al Como Women?
«Ho deciso di sposare il progetto del Como la scorsa stagione perché era un progetto ambizioso. Erano due anni che ero via dall’Italia ed era un po’ anche per me una sfida tornarci, non sapevo se fossi stata pronta ma fin da subito ho sentito la fiducia da parte della società e visto poi com’è andata la stagione è stata una piccola rivincita che mi sono presa».

Chiara Cecotti festeggia la promozione in Serie A con Belèn Taborda (Photo Credit: Fabrizio Cusa)

Al primo anno con le lariane arriva la vittoria della Serie B e la promozione in A. Ti aspettavi questo risultato?
«Penso che nessuna di noi a luglio quando ci siamo incontrate per la prima volta in ritiro si aspettasse un risultato del genere, una squadra totalmente nuova, che affrontava un campionato comunque molto equilibrato. Per il lavoro giornaliero che è stato fatto da luglio e per quello che abbiamo dimostrato in campo penso che comunque questa promozione sia stata sudata e meritata».

Come hai capito che il Como avrebbe vinto il campionato cadetto?
«Sinceramente dopo ormai un mese non mi sembra ancora vero di averlo vinto, non penso di aver ancora realizzato quello che abbiamo fatto, è stato un campionato incredibile, a un certo punto non dipendeva più da noi ma siamo stati bravi a continuare a lavorare e crederci e alla fine è andata così».

Tu invece l’hai goduta a metà questa vittoria, visto che, purtroppo, un infortunio avvenuto all’andata contro il Brescia ti ha tenuto fuori dal campo per molto tempo…
«Purtroppo, ho dovuto saltare tutto il girone d’andata per il brutto infortunio alla caviglia nella partita col Brescia, è stato difficile e doloroso stare fuori per così tanto tempo ma vedere la mia squadra che vinceva e giocava anche bene mi ha trasmesso la forza e la voglia di tornare il prima possibile».

La gara vinta all’ultima giornata contro la Roma Calcio Femminile ha avuto sia per te che per la squadra un importante significato, visto che avete giocato al Sinigaglia. Che sensazioni ti ha dato?
«Penso che quel 22 maggio rimarrà dentro ognuno di noi per molti anni, giocare in uno stadio così con una cornice di pubblico del genere è stato emozionante e gratificante per tutto il lavoro che è stato fatto in questi mesi».

A chi dedichi questo successo?
«Questo successo lo dedico alla mia famiglia, a chi come loro mi è stato vicino in quei mesi che sembravano non avere mai fine e ovviamente a tutti i fisioterapisti, dottori e allenatori che mi hanno permesso di recuperare e tornare in campo più forte di prima»..

Nel campionato appena trascorso c’è stata anche la presenza del Tavagnacco che, per cinque anni, è stata la tua squadra. Cosa ti ha lasciato di quelle stagioni in maglia gialloblù?
«Si, a Tavagnacco ho fatto un paio di anni nelle giovanili per poi giocare in Serie A dai quindici anni per cinque stagioni e mezzo. Era la prima volta da quando sono andata via che ci giocavo contro ed è stato molto strano, sarò sempre grata alla società che mi ha formato e mi ha dato la possibilità di realizzare fin da giovanissima il sogno di giocare in Serie A».

Chiara Cecotti in azione (Photo Credit: Fabrizio Brioschi)

Restando in tema Serie B, che stagione è stata secondo te? Qual è stata la squadra che ti ha colpito di più?
«Secondo me è stato un campionato molto equilibrato, le due squadre che mi hanno impressionato di più sono state il Chievo Verona che è stata una delle poche squadre che comunque ha sempre provato a giocare a calcio, palla a terra e il Cortefranca che da una neopromossa non ti aspetti mai un campionato del genere con grinta e carattere».

E la calciatrice che ti ha stupito più di tutte?
«Da difensore le calciatrici che mi hanno colpito di più sono state Jelena Marenić, con cui ho anche avuto il piacere di giocarci insieme, per la sua fisicità e esperienza e Luana Merli per la sua velocità e la capacità di fare gol».

Pensi che il professionismo possa contribuire alla crescita del calcio femminile italiano?
«Sicuramente è un grande passo ottenuto con immensi sforzi da parte delle giocatrici ma non solo, sono tanti anni che si lotta per i nostri diritti, ricorderò sempre i primi anni a Tavagnacco dove io non capivo quello che stava succedendo, tra scioperi e striscioni, ma c’erano le giocatrici più grandi che parlavano e discutevano e vedendomi confusa mi dicevano che stavano lavorando per ottenere diritti e per un futuro migliore di quello che hanno vissuto loro per le nuove generazioni come la mia. Grazie anche a loro oggi possiamo essere professioniste, speriamo sia solo un punto di partenza e di migliorare ancora di più per le generazioni che arriveranno».

Cosa ci aspettiamo da te nei prossimi mesi?
«Ora un po’ di meritata vacanza con l’obiettivo di recuperare al meglio la mia caviglia per essere pronta al cento per cento per la prossima stagione».

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Como Women e Chiara Cecotti per la disponibilità.

Photo Credit: Fabrizio Brioschi

Elia Soregaroli
Nato il 12 luglio del 1988 a Cremona, Elia ha sempre avuto una grande passione per il mondo del giornalismo, in particolar modo a quello sportivo. Ha tre esperienze lavorative in questo settore, IamCalcio, ManerbioWeek e BresciaOggi, un workshop con l'emittente televisiva Sportitalia, e uno stage curricolare con il Giornale di Brescia. Si avvicina al calcio femminile nel 2013 grazie ai risultati e al percorso del Brescia CF e da allora ha cominciato ad occuparsi anche del movimento in rosa.