“la pandemia non ha inciso così tanto come pensavamo”. le parole di Debora Storti, Responsabile del Calcio Femminile in Liguria, aprono spiragli di luce. “Il numero delle nostre tesserate è in aumento. Specialmente tra le Under 10. Il professionismo sarà uno stimolo per spingere le ragazze a giocare a pallone, ma non so quanto inciderà a livello regionale”, confessa la dirigente della LND nel corso della nostra chiacchierata:

Lei ha accennato ad una recente riunione con i club, di cosa avere parlato?
E’ stata una riunione necessaria per dimostrare vicinanza da parte nostra come LND regionale alle società che tentano di mantenere le ragazze concentrate. E’ stata anche l’occasione per aggiornare le società su un’eventuale ripresa a breve. Salvo situazioni particolari, ripartiremo nella seconda metà di gennaio. Abbiamo concesso alle squadre tre settimane di ri-preparazione. Preghiamo che i contagi calino; in questo modo non ci saranno ulteriori rinvii. La riunione di ieri (03/12/2020 n.d.r.) era per offrire vicinanza e chiarezza alle società dilettanti. Lavoriamo molto bene con tutti i dirigenti e siamo sempre a disposizione per eventuali chiarimenti. Abbiamo aggiornato tutti, dalle prime squadre ai settori giovanili e scolastici.

Quanto stanno investendo e credendo nel Calcio Femminile Genoa, Sampdoria e La Spezia?
Partiamo dal presupposto che, come dice il regolamento nazionale, tutte loro oramai hanno un settore femminile. Questo ha portato ad un forte incremento del numero di tesserate. Certo ci sono dei stati dei problemi. Essendo il calcio femminile dilettantistico, alcune società, legate direttamente a noi, hanno costruito rose importanti. Dalla squadra Under 10 fino alla prima. Si crea una forte concorrenza tra queste società e quelle professionistiche.  E’ ovvio che tra un Genoa e una squadra di un paese di poche anime, i genitori tendono a scegliere il grifone per tesserare la loro figlia. Raccogliamo i frutti di un lavoro avviato nel tempo visto che aumentano anche le società iscritte ai vari campionati. I numeri si stanno comunque ridistribuendo con alcuni club locali che comprendono che devono incidere più nella formazione caratteriale dell’atleta, piuttosto che dal punto di vista dei successi sportivi. Noi ci impegneremo a far crescere l’intero movimento per aumentare i numeri di tesseramento. E le dirò, ci sono tantissime bambine che spingono per giocare a calcio. Tutte le società, sia dilettantistiche che professioniste, devono investire di più nel femminile. Ci sarebbe anche un ritorno sia in termini economici sia culturali. In questo modo si educano i maschi ad avvicinarsi sempre di più alle donne in ambito sportivo. Ciò permetterebbe di diminuire gli episodi di discriminazione.

Il campionato di Serie C è sospeso fino a gennaio, condivide questa decisione?
La Serie C è sotto il controllo diretto della sezione nazionale della LND. Ed essendo tale dovrebbe seguire dei protocolli nazionali stabiliti. Questo ha consentito loro di giocare alcune gare nonostante alcune regioni avessero chiesto la sospensione. Alla fine però il Governo ha preso la decisione di chiudere tutta l’attività assumendosene la responsabilità. E il nuovo DPCM (entrato in vigore il 04/12/2020 n.d.r.) ha rinviato la ripartenza a metà gennaio. Il problema è che molte ragazze, vista l’impossibilità di allenarsi in maniera regolare, faticano a rimanere impegnate. E’ una situazione particolarmente difficile anche se molte squadre stanno facendo un lavoro psicologico importante. Ripartirebbero pure domani se potessero. Questo ci dà una gran carica e voglia di lavorare a questo riavvio. In altri casi dobbiamo persino cominciare a giocare. Il campionato di eccellenza femminile regionale sarebbe dovuto iniziare il 2 dicembre. Nonostante tutto siamo fiduciosi di iniziarlo in primavera e chiuderlo nei tempi previsti.

Quanto ha inciso il virus nello sviluppo del Calcio Femminile nel vostro territorio?
Io penso che non ci sono stati così tanti danni come si pensava. In primavera è arrivato il primo stop e le iscrizioni sono state rimandate a settembre. C’è stato un notevole aumento nei numeri delle pulcine. E’ un segnale importantissimo, uno stimolo per continuare a fare meglio. Economicamente certo alcune società sono entrate in crisi vista l’assenza di introiti derivanti dagli sponsor. La LND Nazionale ci ha dato un grande sostentamento alla riapertura grazie a degli incentivi. Molti club hanno anche avuto accesso ai fondi messi a disposizione dal Governo. Ora se questa situazione perdurasse è improbabile che si riesca a resistere di nuovo. Inoltre penso che la pandemia sia stata un imput maggiore per iniziare a guardare le partite in tv. I club professionistici portano maggiori spettatori. Certo andare a vedere le partite allo stadio rimane un’altra storia. Speriamo di poter ritornarci presto.

Molti suoi colleghi mi hanno riferito un sostanziale aumento del numero di tesserate e di società iscritte ai vari campionati, lei confermi questo dato?
Assolutamente sì.

Francesca Durante è l’unica calciatrice ligure nel giro della Nazionale, quanto conta avere almeno una corregionale a quel livello?
Lei si è trasferita a Firenze molto giovane. E’ in Toscana che ha avuto la sua ascesa fino alla Serie A. Per la Liguria, come testimonial, usiamo ragazze che abbiano disputato almeno due/tre stagioni qui. Nel femminile possiamo ancora permetterci di fare passi da gigante, anche più velocemente degli uomini. Come nostre calciatrici immagine abbiamo scelto Teresa Fracas e Federica Cafferata. Ci sono molte nostre corregionali sparse su tutto il territorio nazionale. Se avessimo delle società liguri in Serie A queste ragazze potrebbero tornare a giocare qui da noi. Come addetta ai lavori ci spero tanto.

Parlano di sviluppo, dopo il Covid da dove si dovrà ripartire?
Qui abbiamo profuso un grande sforzo per migliorare le strutture. Abbiamo fatto molti investimenti per fornire servizi migliori a staff e calciatrici. Ripartirei da loro e dalla scuola. Deve diventare un bacino dal quale attingere alle nuove generazioni e ci stiamo lavorando. E poi serve formare personalità che dovranno ricoprire dei ruoli importanti. Oggi dirigenti e presidenti a volte si identificano nei genitori o nei parenti di alcune ragazze che giocano. Non è una cosa malvagia ma non possiamo andare avanti con questo sistema. Occorrono persone formate e per rimediare a questo organizziamo dei corsi regionali per ampliare le competenze.

E dove si potrà arrivare?
A colmare il gap fisico e culturale con l’Europa. I nostri margini di crescita sono esponenziali. Ormai le nostre nazionali giovanili oggi se la combattono contro colleghe dalle quali in passato prendevano fior di goal. C’è un progetto a lungo per questo e si inizia ad intravedere qualcosa. La Nazionale di Bertolini ora inizia a portarsi dietro ragazze sempre più giovani. Vi inviterei tutti a guardare una partita di una squadra Under 12, ne rimarrete folgorati. Chi entra nel mondo del calcio femminile raramente ne esce. Vale per tecnici, dirigenti e presidenti. Il calcio femminile ha delle sfaccettature molto diverse da quello maschile che lo rende più appetibile.

Con l’arrivo del professionismo quali cambiamenti di aspetta?
Sicuramente ce ne saranno. Il professionismo porterà molte straniere a giocare in Serie A. Ma dobbiamo porre attenzione a non ripetere lo stesso errore di molti club maschili. Non dovranno essere composte solo da straniere. Se vogliamo veramente migliorare bisogna puntare tutto sui settori giovanili. Certo guardando al futuro e alla possibilità di poter fare la calciatrici come lavoro, questo avvicinerà molte più ragazze a tentare questa scalata. Con Sara Gama alla vicepresidenza dell’AIC le donne potrebbero raggiungere quei diritti fin qui negati.

Mi collego a due fatti di cronaca: la piccola Olivia respinta da una società di ragazzini e l’arbitro Frappart, prima donna ad arbitrare in Champions League…
L’episodio capitato alla piccola Olivia qualche anno fa sarebbe stato ignorato. Visto il rumore che ha generato indica che il calcio femminile inizia a destare interesse. Esistono ancora delle barriere da abbattere. Il punto è che i maschietti non avrebbero problemi a giocare con le bambine. Sono gli adulti che non sono pronti a vedere una cosa del genere. Permettere ad una bambina di giocare a calcio equivale a consentirle di acquisire una mentalità che la porterà ad affrontare le situazioni della vita in modo più maturo. E’ un fatto curioso che lei sia stata citata, perché tante altre purtroppo vivono la stessa situazione senza questo clamore intorno. Lei ha avuto la fortuna di poterne parlare e questo è un bene per tutti. Su Frappart, non la scopriamo di certo oggi. Ha arbitrato la Supercoppa UEFA maschile, la finale del Mondiale 2019 e ora la Champions League maschile. Io ho guardato la partita e ho visto davvero zero polemiche, cosa rarissima in una gara. Si è distinta in campo quando doveva farlo ed ha diretto una partita in maniera impeccabile. Quando queste non saranno più notizie significherà che avremo raggiunto i nostri obiettivi.

Credit photo: Ramella Fazzari Fotografia