La Polisportiva Cella, società affiliata con l’A.C. Reggiana 1919, sarà ai nastri di partenza del prossimo campionato di Serie C. Il club emiliano presieduto da Loris Bocedi, inserito nel girone C, sarà guidato dal riconfermato Max Battigello. Tra le fila delle granata figura Elena Bonacini, centrocampista classe ’98, al suo quarto anno con la formazione capitanata da Fosca Calloni. Abbiamo raggiunto, a poche settimane dall’avvio della nuova stagione, per qualche battuta la mezzala emiliana.

Elena come è nata la tua passione per il calcio?
Mi sono avvicinata al calcio grazie alla mia famiglia. Da ragazzina spesso andavo a giocare con mio fratello, inoltre, mia sorella maggiore è una grande appassionata di questi sport. A 6 anni ho iniziato a giocare nella squadra parrocchiale del mio oratorio, innamorandomi di questo sport. All’età di 14 anni. sono entrata nella Reggiana Femminile, unica società a Reggio Emilia, club che dopo qualche anno si affiliò al Sassuolo maschile”.

Come si sviluppata poi la tua carriera nel calcio femminile?
“Inizialmente fui aggregata nell’Under 15 della Reggiana, e poi successivamente nella Primavera. In quel periodo ci fu il passaggio che portò la squadra a diventare Sassuolo Calcio Femminile, poi approdata in Serie A. Per motivi di studio, 4 anni fa, ho deciso di lasciare il Sassuolo per approdare alla Polisportiva Cella”.

Che ricordi hai dell’esperienza con il Sassuolo?
“Ricordo la qualificazione alla fase nazionale del campionato Primavera quando giocavo al Sassuolo. É stata una stagione tosta, in cui ci siamo impegnate in ogni allenamento al massimo, grazie ai consigli e all’esperienza del mister Paolo Anastasi, che era un giocatore di Serie A. Sotto la sua guida siamo arrivate ad esprimere un buon gioco e a creare un gruppo affiatato, due fattori importanti per arrivare alla qualificazione. È stato gratificante e stimolante poter esprimere quello che avevamo costruito insieme durante l’anno contro le squadre vincitrici nelle altre regioni, nel nostro caso Fiorentina, Perugia e Jesina”.

Lo scorso campionato avete centrato il salto dall’Eccellenza alla Serie C. Che stagione è stata per voi?
“Abbiamo iniziato lo scorso campionato di Eccellenza forti di un secondo posto ottenuto nell’anno precedente. Ci siamo poste fin dall’inizio, quindi, l’obiettivo di migliorare e vincere, conscie di ciò che la squadra poteva esprimere sul campo. Siamo arrivate, infatti, alla fine del girone di andata, e allo stop a causa del Covid-19, imbattute avendo vinto tutte le partite a parte una pareggiata, meritandoci la promozione in Serie C”.

Come è andata invece per te?
“Dopo un inizio non facile di assestamento, dato dal cambio di allenatore, mi sono adattata bene alle richieste del mister, giocando come mezz’ala in un 4-3-1-2. In questo ruolo riuscivo sia a impostare l’azione dal centrocampo che a inserirmi per andare al tiro. Mi dispiace solo non aver potuto concludere la stagione e festeggiare la promozione sul campo insieme alla mie compagne e a tutto lo staff”.

Ora vi aspetta un girone difficile come quello C, come vi state preparando?
Quest’anno sappiamo che il campionato di Serie C sarà molto più impegnativo, ma siamo cariche di ripartire tutte insieme, con tanta voglia di giocare e metterci in gioco dopo il lungo stop forzato. Giá da domenica 20, data della prima partita di coppa contro la Spal, avremo un assaggio di quello che ci aspetta. Il nostro obiettivo è quello di affrontare tutte le squadre costruendo le azioni giocando il più possibile la palla. Sappiamo che soprattutto all’inizio sarà difficile perché dovremo assestarci in questo nuovo ambiente, ma siamo fiduciose nelle nostre capacità e nell’appoggio della società, perché comunque andrà sarà stata sicuramente una bella esperienza”.

Come sta cambiando seconde te il calcio femminile?
“Negli ultimi anni il calcio femminile sta crescendo molto velocemente, grazie alla risonanza mediatica di atlete e allenatrici che lo sponsorizzano, facendolo conoscere a chi già segue quello maschile. Soprattutto coinvolgen sempre un maggior numero di bambine che si avvicinano a questa realtà. Una notevole spinta in Italia è stata data dal Mondiale in Francia, dove le Azzurre si sono posizionate entro le prime otto squadre del torneo, pur essendo tra queste le uniche a non essere considerate professioniste, e dal processo che ha portato le squadre maschili a investire nel settore femminile. La forza, e il bello, di questo sport è la passione che le ragazze ci mettono quando giocano: le vedi che danno sempre il massimo per la squadra e per il gruppo, cosa che a mio avviso si è un po’ persa nel calcio maschile”.

Una tua valutazione sul movimento in Emilia-Romagna?
“In Emilia, purtroppo, il calcio femminile non è ancora così sviluppato come nel resto del Nord Italia, dove ci sono molte squadre di alto livello. Anche per disputare un campionato d’Eccellenza si devono effettuare spostamenti notevoli. Questo è ampliato in terza serie, dove noi ad esempio ci troviamo ad affrontare squadre del Lazio, della Toscana, delle Marche, dell’Umbria e della Sardegna. Le uniche due squadre dell’Emilia Romagna nel nostro girone sono Bologna e Riccione. Nei campionati maggiori, poi, troviamo il Sassuolo, in A, e Cesena e Ravenna, in B. C’è ancora molto da fare per far crescere questo movimento, ma negli ultimi tempi sento sempre più di frequente di società che organizzano giornate di open day per permettere anche alla bambine di giocare. Anche la nostra società, ad esempio, ha iniziato dall’anno scorso ad organizzare degli incontri per le più piccole, nell’ottica di arrivare ad avere abbastanza aderenze per creare un settore giovanile. Questa cosa mi rende molto felice e speranzosa per il futuro, perché penso che questa sia la direzione giusta da prendere”.