Difensore statunitense, classe 1996, Emily Garnier è tornata a giocare in Italia dopo l’esperienza danese al Fortuna Hjørring. Empoli è stata la sua prima casa italiana, ma ora a Napoli sta trovando nuove conferme e una nuova maturità. Super titolare adattabile ai diversi moduli, affronta la sua seconda stagione in Serie A con la consapevolezza che si può sempre fare di più e meglio, perché “nella vita se sei soddisfatto non puoi raggiungere più di quello che hai“.

La tua storia calcistica parte dagli Stati Uniti. Cosa ti ha spinto ad iniziare?
“In realtà ho sempre giocato. Iniziai a 4 anni perché lo faceva mio fratello e io volevo essere come lui, da piccola come anche ora (ride, ndr). Dagli 11 anni negli Stati Uniti si iniziano a fare i provini per i diversi club e le cose si fanno più serie. Fino ai 14 anni giocai nelle Lega del Colorado, dopodiché dai 14 ai 18 anni iniziano le varie trasferte anche al di fuori dallo stato. Gli anni del college poi sono stati indimenticabili, 4 anni bellissimi”.

Come hai vissuto la tua prima esperienza europea all’Empoli?
“È stato difficile, ma allo stesso tempo molto bello. Era tutto diverso rispetto a ciò che avevo fatto fino a quel momento: lingua, cultura e calcio diversi. All’inizio avevo tanta confusione ma ad Empoli mi hanno accolta aiutandomi a far proseguire la mia carriera calcistica nel migliore dei modi. Pensavo che fosse molto bello giocare in questo paese, imparare la lingua e vivere un’esperienza così. Sono cresciuta molto calcisticamente e umanamente“.

Quali sono le differenze più grandi che hai notato tra calcio americano e calcio italiano?
“Sicuramente negli Stati Uniti si da più valore al lavoro fisico, in palestra e a secco. In Italia c’è più enfasi sulla creatività individuale e l’esperienza calcistica è vissuta appieno da tutti quanti. Si possono sentire le emozioni sul campo, è qualcosa che non si può spiegare. È come se io non avessi mai saputo cosa volesse dire sentire il calcio prima di venire qui”.

Dopo la Danimarca sei tornata in Italia. Perché hai scelto Napoli?
“L’ho scelta perché era un’altra opportunità di venire a giocare in Italia. Sentivo che questa volta avevo già una bella base da cui iniziare, poi in Danimarca ho imparato tanto: lì si lavora tanto anche sulla tecnica individuale. Ho pensato quindi di tornare in Serie A perché credo sia davvero un bel campionato. Come dico sempre, mi era mancato il caffè italiano e non potevo far altro che venire a Napoli… non c’era posto migliore!”

In qualità di difensore, quali sono i tuoi punti di forza? In cosa invece puoi ancora migliorare?
“Le mie qualità migliori sono la distribuzione rasoterra e la copertura alla linea difensiva perché sono veloce negli spazi ampi. Devo invece lavorare ancora sulla tranquillità in fase di possesso e vorrei leggere meglio i movimenti delle avversarie”.

Qual è la tua opinione sull’andamento del campionato? Siete soddisfatte?
“Non sono soddisfatta per niente, ma nella vita se sei soddisfatto non puoi raggiungere più di quello che hai. Non è una cosa negativa, ho fiducia nella strada che stiamo percorrendo, anche se penso che potremmo fare molto meglio di così”.

Quali sono i tuoi obiettivi a breve e a lungo termine?
“Vorrei portare il Napoli più in alto nella classifica. A lungo termine? Ho degli obiettivi ma preferisco tenerli per me perché sono cose personali. Però chi mi seguirà potrà vedere cosa potrò fare ancora nella mia carriera”.

Credit Photo: Napoli Femminile