Ernesto Pitta, dirigente responsabile del Bologna Femminile, ha parlato a 1000cuorirossoblù  della situazione e dei progetti della sua squadra:

“Ormai siamo fermi dal 16 febbraio. La vivo con un senso di rassegnazione, personalmente ho la convinzione che per quest’anno è finito tutto. Se si riprenderà, riprenderanno solo attività a livello nazionale, magari la Serie A e B maschile e femminile, ma ho i miei dubbi che dalla Serie C in giù sia possibile ripartire”. 

“Non siamo una società molto numerosa. C’è il Presidente, il vice Presidente Roberto Tedeschi, che è anche il responsabile dell’area informatica della società, poi ci sono io e altre due persone, due signore, che lavorano a stretto contatto col gruppo-squadra. Il loro è ruolo più importante perché ci aiutano nella comunicazione con le ragazze, hanno il “termometro” dell’umore delle ragazze e le accudiscono come delle figlie o delle nipoti. Il loro è sicuramente il lavoro più importante”.

“La nostra stagione? All’inizio del campionato io non avevo messo in conto di fare questi 11 punti! Ne avevo preventivato molti meno punti, perché noi siamo sostanzialmente una squadra giovanissima, la squadra più giovane di tutti i campionati. Sei o sette undicesimi della squadra provengono dalla formazione primavera. Abbiamo puntato su ragazze giovani, senza nessuna esperienza nella Serie C, per fare il grande salto tra uno o due anni. La decisione è stata frutto di un discorso fatto con l’AD del Bologna, Claudio Fenucci. Abbiamo pensato di non fare ciò che hanno fatto alcune grandi squadre come Juventus, Milan, Fiorentina, Roma che hanno acquisito il titolo sportivo di altre società e si sono trovate direttamente in Serie A. Avremmo potuto fare la stessa cosa, ma abbiamo preferito percorrere questa strada, facendo l’investimento sulle nostre atlete più giovani, e a loro abbiamo affiancato le ragazze più anziane, che poi anziane non sono perché hanno 23, 24, 25 anni! Sono comunque le ragazze che stanno aiutando le più giovani a crescere. In questo c’è stato il grande lavoro dell’allenatore, che ha creduto e lavorato tanto su queste ragazze. A lui e alle ragazze possiamo solo dire grazie perché stanno facendo qualcosa di importante. Ragazze di 16, 17, 18 anni si sono trovate squadre che avevano anche calciatrici che hanno giocato in Serie A, hanno lottato, hanno resistito, poi magari alla fine perdi per mancanza di esperienza, di cattiveria sportive, ma bene o male stiamo costruendo qualcosa di importante”.

“Il bilancio, a prescindere dalla conclusione o meno della stagione, è comunque positivo e l’anno prossimo cercheremo di fare un passo avanti. Il sogno è quello di arrivare in Serie A con le nostre forze. Se poi le situazioni e le condizioni del calcio femminile in Italia ci obbligheranno in qualche maniera o metteranno nella posizione di arrivare in Serie A in un’altra maniera, ci adegueremo. Per il momento stiamo facendo più di quello che avevamo preventivato”.

“Si dovrebbe avere un occhio di riguardo per le categorie inferiori che sono il serbatoio del movimento, bisogna curare i vivai e per farlo ci vogliono degli investimenti. Sarebbe necessario che venisse sovvenzionato il calcio femminile a partire dalle categorie minori, perché per arrivare in alto bisogna partire dal basso. Ogni casa ha bisogno di fondamenta forti. Ricordo lo scorso anno l’entusiasmo e l’attenzione per i Mondiali, ogni giorno se ne parlava sui giornali e le televisioni, ma è finita lì. Bisogna sensibilizzare ad investire sul calcio femminile per attirare degli sponsor che possano dare la spinta a tutto il movimento”.

Credit Photo: Ramella Fazzari Fotografia