L’arrivo di Ilaria Mauro all’Inter ha scosso tutto l’ambiente nerazzurro. L’acquisto di un caposaldo del nostro movimento faceva presagire le migliori intenzioni per la stagione attuale. Purtroppo il bel gioco per le interiste fatica ad arrivare, ma con il ritorno dell’ex Fiorentina la rosa può subire un miglioramento sostanziale. L’attaccante friuliana si è raccontata ai microfoni della Rivista Undici, uno dei magazine sportivi più importanti in Italia. Queste le sue parole.

Qual è il tuo primo ricordo calcistico giocato e la diapositiva che ti viene in mente quando pensi alla prima volta che hai toccato un pallone?
“Quando ho giocato con mio fratello nel cortile di casa con i suoi amici. Avevo due anni e mezzo, camminavo tipo ubriaca, e ho questa immagine di me con un pallone più grande di me. Loro sono stati bravi e gentili a farmi giocare: che dei ragazzi di cinque o sei anni più grandi di me mi dicano: “ok dai vieni anche tu!” non è proprio scontato, no? Quella è la prima diapositiva, poi è stato speciale il primo giorno di allenamenti nella squadra maschile della Up Reanese, la prima con cui ho giocato tra il 1994 e il 1995. La mia carriera calcistica è iniziata lì, e sono stata fortunata perché i ragazzi li conoscevo già, perché giocavo anche a ricreazione con loro e quindi diciamo che non è stato un impatto difficile. Come ho detto era una squadra maschile, anche il mister era maschio, ma era molto socievole e disponibile: io ero l’unica ragazza in mezzo ai maschietti ma per me non è stato difficile, ricordo che dopo un po’ arrivò anche un’altra ragazza e dopo un mese disse che non faceva per lei. Io, ripeto, sono stata fortunata, perché secondo me iniziare a giocare con i maschi ti dà una marcia in più, te ne accorgi quando arrivi in Serie A femminile. Ti forma in un altro modo rispetto alle altre ragazze, dal punto di vista caratteriale, fisico, ma anche per lo stile di gioco”.

Come sono andati il lockdown e il ritorno al gioco, agli allenamenti? Quali sono state le nuove emozioni? È stata una nuova prima volta?
“Il lockdown l’ho passato per due settimane a Firenze, poi sono salita a casa. Quindi ho fatto un bel po’ a casa con i miei. È stata abbastanza dura, ma credo sia andata così un po’ per tutti alla fine, no? Perché comunque ero abituata a fare allenamenti ogni giorno, alla solita routine, a vedere gli amici, a vedere le mie compagne di squadra. Poi mi sono ritrovata a casa, a fare gli esercizi in salotto: non è stato semplice. Poi sono tornata in campo, nel giorno del primo allenamento ho detto: “oh finalmente!”. È stato veramente come la prima volta, anzi ancora più speciale, perché poi quando ti tolgono qualcosa di importante forse te ne accorgi solo quando non ce l’hai più. Poi io, vabbè, ho una storia a parte perché poi ho fatto due settimane e poi mi sono fermata di nuovo, quindi si può dire che è stata una terza prima volta quando sono tornata ad allenarmi a tutti gli effetti”.

Avevi un sogno nei primi anni in cui volevi giocare a calcio? C’è qualcosa che hai già realizzato da un lato e un qualcosa che non hai ancora realizzato dall’altro?
“Quando ho iniziato a giocare non pensavo a “vorrei arrivare, vorrei fare”, mi sono goduta tutti gli anni, anno per anno. Poi a un certo punto, quando mi hanno chiamato in Nazionale, lì ho realizzato che ero arrivata a giocare per l’Italia, quindi ero tra le migliori nel Paese e quindi ho iniziato a fare dei sogni nel cassetto, tipo andare all’Europeo, e ci sono riuscita. Poi volevo segnare all’Europeo e ho segnato all’Europeo. Una cosa che vorrei fare e che mi manca, ma è un po’ difficile, è segnare a un Mondiale. È difficile perché ormai il Mondiale si giocherà tra un sacco di tempo.”.

Ma in realtà anagraficamente ce la fai benissimo
“Parliamone un attimo: fisicamente dobbiamo vedere. Anche perché nel frattempo ci sono tantissime giovani che stanno crescendo e nelle ultime partite con la nazionale la CT Bertolini ne ha chiamate molte. Sono il futuro e io sono contentissima perché comunque ci deve essere un ricambio generazionale come avviene in tutta Europa. È giusto che anche in Italia ci siano ragazze nuove che portano aria nuova, io non sono una che dice: “Oh devo giocare io, oh devo fare io!”. Le giovani sono il presente e il futuro, quindi ben venga il cambiamento”.

Credit Photo: Bruno Fontanarosa