Continua il vortice di opinioni riguardo le decisioni del Consiglio Federale ed oggi abbiamo avuto il piacere di intervistare Josephine Carinci, giornalista di Juventusnews 24, che ha parlato della nuova Serie B a 14 squadre, della lettera delle calciatrici e di come può ripartire il movimento femminile.

Ciao Josephine, è notizia di pochi giorni fa quella che vede la Serie A femminile data per terminata, secondo te è stata presa la giusta decisione?
“A malincuore, credo che il Consiglio Federale abbia preso la giusta decisione. La possibilità di andare avanti con la Serie A avrebbe sicuramente fatto fare un ulteriore passo avanti al movimento, eppure sarebbe stato impossibile per tanti club che non si appoggiano a società professioniste e che non avrebbero potuto rispettare il protocollo per gli allenamenti e le partite. Inoltre, non bisogna dimenticare che già tante società, a causa dell’emergenza, stanno facendo fronte ad una crisi economica. Ricominciare e avere ulteriori spese avrebbe complicato ancor di più la situazione. Credo comunque che quanto successo debba farci riflettere e soprattutto far riflettere chi di dovere: il movimento del calcio femminile ha bisogno di riforme, di incentivi e soprattutto di maggiore attenzione.”

Con il blocco della massima serie, è stata apportata la tanto attesa riforma della Serie B che da 12 passerà a 14 squadre. Credi che con questo cambiamento la serie cadetta possa essere valorizzata al massimo?
“La Divisione ha solamente anticipato quanto avrebbe sicuramente fatto nei prossimi anni. L’idea di allargare la Serie B a 14 squadre c’è infatti già da qualche tempo e sicuramente sarebbe accaduto a partire dalla stagione 2021/22. Penso che sia una decisione ragionata per aumentare la visibilità e soprattutto la competitività. Ad esempio in Coppa Italia ho notato un grande gap tra le formazioni di Serie B e di Serie A. Questa nuova formula potrebbe aumentare proprio il livello della seconda divisione, e me lo auguro per la crescita del movimento.”

Con una lettera uscita alla vigilia del Consiglio Federale, le calciatrici ci hanno messo la faccia ed hanno espresso il loro sconforto per la situazione attuale. Questo schierarsi duramente quanto potrebbe smuovere le coscienze di chi di dovere?
“Il gesto delle calciatrici mi ha colpito molto. Oltre ad averci messo la faccia, sono andate contro una decisione che paradossalmente avrebbe potuto favorire molte di loro. Penso ad esempio alla Juventus Women, che con i playoff avrebbe potuto vincere il campionato, o al Milan che avrebbe potuto raggiungere un posto in Champions. Il loro gesto è stato molto forte sia sul piano pratico quanto in quello simbolico: hanno mostrato di essere un movimento unico, al di là dei club e delle singole convenienze. Si sono unite in una scelta scomoda, ma necessaria: spero che possa servire per far luce su questo mondo.”

Un anno fa eravamo in estasi per l’inizio del Mondiale in Francia ed oggi ci troviamo ad affrontare una delle crisi più nere del calcio femminile in Italia. Credi che il movimento possa rialzarsi da questo brutto periodo?
“Credo che l’errore sia stato fatto proprio in quest’ultimo anno.  Il Mondiale ha messo in luce il movimento del calcio femminile ma non è stato accompagnato da riforme e aiuti concreti. L’aumento della visibilità, è innegabile, c’è stato, ma la situazione attuale ci sta dimostrando che non basta ancora. Tuttavia sono certa che il calcio femminile saprà rialzarsi da questo delicato momento. I progressi sono stati tanti dal punto di vista della visibilità, della mentalità e anche del gioco: adesso è il momento di ricominciare a lottare, come abbiamo fatto contro l’Australia e in tutte le altre sfide di quello splendido Mondiale. “

Nonostante le difficoltà del momento, bisogna immediatamente pensare al futuro di questo sport. Quali credi siano le misure da prendere affinché il calcio in rosa possa vedere un futuro proficuo?
“Il primo passo da fare è quello tanto auspicato da tutti: il passaggio al professionismo. Dopo l’apertura da parte del Senato, adesso la Figc deve prendere questa decisione. Se ne è parlato tanto e c’è stata un’assunzione di responsabilità da parte di tanti personaggi, da Gravina a Spadafora, che mi fa ben sperare. Ovviamente non dobbiamo far finta che sia tutto semplice, che basti una firma: dopo i 3 anni di esonero contributivo previsti dall’emendamento, saranno i club ad avere le spese maggiori per i contratti di lavoro sportivo previsto dall’articolo 91/81. Eppure non è possibile che in un Paese civile, nel quale si è combattuto e si combatte ogni giorno per avere pari diritti nel mondo del lavoro e non, le donne che pratichino sport non abbiano diritto a contributi pensionistici e tante tutele che invece gli uomini hanno.”