“Il calcio ha posto rimedio temporaneamente a queste situazioni, ma la reale garanzia di tutte le tutele ci sarà solo con il passaggio al professionismo”. Queste le parole di Katia Serra, consigliere della Divisione Femminile della FIGC tra le tante, ai microfoni della Gazzetta di Reggio.  Uno degli ultimi atti del governo Conte è stato quello di firmare la riforma per lo sport che prevede il tanto atteso professionismo per il calcio femminile. Con Valentina Vezzali nominata sottosegretaria allo Sport, gli sport femminili sembra stiano per ricevere una spinta senza precedenti. Per l’entusiasmo però c’è ancora tempo, ora serve una garanzia di tutto ciò. 

L’ex giocatrice si è voluta soffermare sulla recente vicenda che ha visto come protagonista Lara Lugli, ex pallavolista citata per danni dal suo ultimo club, il Pordenone. La motivazione? La sua gravidanza. “È sconcertante che a un’atleta che fa sport ad alto livello, facendone la propria sussistenza venga negato un diritto così importante e universale come la maternità. Questa vicenda è la conferma che il mancato professionismo toglie tutele essenziali alle sportive. È necessario che il professionismo venga introdotto in tutti gli sport, non solo nel calcio femminile per garantire tutele da lavoratrici alle donne che fanno le atlete a tempo pieno”. 

Dei passi avanti sono stati fatti dalle società calcistiche sulla questione gravidanze. Lei che ha combattuto in prima linea per il fondo economico dedicato alle sportive incinte ed approvato nel 2018. “Nel calcio femminile non ci sono mai state clausole anti-maternità, a differenza di altri sport. Ma nell’articolo 8 dell’accordo economico federale che le calciatrici firmano con il club è stata introdotta la dicitura che, in caso di gravidanza della calciatrice, l’accordo non potrà essere risolto. Un modo per mettere nero su bianco un concetto fondamentale”