Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare Mattia Martini, uno dei Direttori Sportivi più promettenti del panorama europeo ed orgoglio italiano, parlando dei progressi della Serie A femminile, dell’esperienza all’Atletico Madrid e del suo futuro.

Il calcio femminile in Italia da diversi anni combatte per una battaglia principalmente: il professionismo. Come credi possa cambiare il movimento italiano con l’introduzione del professionismo?
“Il professionismo penso che servirà a dare un impulso forte al nostro movimento e ne cambierà la faccia. Per arrivare a ciò però  serve strutturare, creare delle basi, un sistema che da solo si possa autofinanziare e sorreggere con le proprie forze.”

Con il blocco del campionato sono uscite varie indiscrezioni di una possibile Serie A a 14 squadre. Come giudicheresti questo possibile scenario?
“Un format con una estensione del numero di squadre a 14 la reputo una scelta oculata, se finalizzata a proporre a livello mediatico e non solo un prodotto “calcio femminile” spendibile e pensato per offrire partite con cadenza settimanale e senza gli stop lunghissimi e periodici vissuti nelle ultime stagioni. Inoltre, ciò appetirebbe pure i restanti grandi club del maschile ad entrare nel nostro mondo.”

La figura del consulente di calciomercato negli anni si è evoluta.
Quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato rispetto al passato?

“Ho sempre avuto un rapporto strettissimo e sentito con tutti i Direttori con i quali ho lavorato, con coinvolgimento ed un importante tasso di decisionalità. Ho notato che fuori, per la grandezza della struttura dei club, il Ds fa più da DG, mentre la mia figura subisce di paripasso uno scivolamento verso quella del Ds. Ad esempio organizzando pure partite amichevoli: in Italia mi informai di una possibilità con Milan e Roma quando ero a Madrid, o in Olanda con l’Ajax.”

Nella tua carriera hai avuto la fortuna di lavorare con squadre di altissimo livello dal Verona al Brescia fino ad arrivare all’Atletico Madrid. Qual è stata l’esperienza che più ti ha formato?
“Ogni piazza mi ha lasciato un qualcosa dentro, ogni città da Firenze a Verona, da Brescia a Madrid mi ha catturato per passionalità e calore con cui si viveva il club. Vincere comunque la Liga a Madrid, con l’Atletico Madrid, penso comunque che sia e rimarrà il trionfo più bello.  Festeggiata, non dimentichiamocelo, al Wanda Metropolitano con la festa congiunta dell’addio di Godin.”

Rimanendo in tema Colchonero, come hai vissuto quell’ambiente fantastico che contraddistingue l’Atletico Madrid?
“Non si lavora o non si gioca per l’Atletico Madrid, ma si è  l’Atletico Madrid. In maglia colchonera l’appartenenza ti pervade e tu non puoi che vivere con coinvolgimento ogni momento, ogni aspetto, ogni singola piccolezza. Il lunedì o già la domenica sera, per esempio, mi mettevo a leggere i risultati e chiedere info di tutte le nostre piccole squadre della cantera. Oppure, la cosa mi ha colpito ma ciò fa capire cosa trasmettono quei colori, ogni tifoso é  tifoso e segue dalla più piccola squadra delle giovanili alla prima squadra, sia a livello maschile sia a livello femminile.”

Alcune voci circolate negli ultimi giorni danno per certo un tuo ritorno in Italia.
Ti piacerebbe ritornare in patria?

“Mi piacerebbe tornare per una esperienza in Italia, a patto che alla base vi sia un progetto vero: la programmazione è ciò che pone solide basi per vincere nel futuro.  Inoltre, se tornassi, mi piacerebbe farlo per una crescita sportiva a lungo termine, fatta con ed assieme al club con il quale mi potrei legare.”

Quale sarebbe il campionato in cui sogneresti di lavorare?
“Avevo avuto proposte dalla Premier League, tra l’aprile ed il maggio passati. Sicuramente è il campionato più competitivo del mondo e più vicino al calcio vero, fatto di concetti. Inoltre vanta tantissimi top club maschili: United, City, Chelsea, Liverpool…”

Essendo ancora molto giovane hai la possibilità di puntare ancora più in alto, quali sono i tuoi obiettivi futuri?
“Non mi pongo obiettivi, mi impongo solo una crescita: calcistica ed umana. Per il resto sono convinto che i risultati, a livello prettamente  sportivo, siano la logica conseguenza di ciò. Serve serenità e tranquillità.”

Ringraziando Mattia Martini per la disponibilità elenchiamo di seguito i record e i successi conquistati nell’arco della sua carriera da dirigente:
Più giovane dirigente del Calcio Italiano Femminile ad avere debuttato in Champions League: 21 anni, 5 ottobre 2016, a Shymkent (Kazakistan), in occasione dei 16esimi di Finale di Champions League, Kazigurt-Verona.
– Unico dirigente del Calcio Italiano Femminile ad aver disputato la Champions League con 3 Club diversi: Verona, Brescia e Atletico Madrid (in ordine cronologico).
– Unico dirigente  del Calcio Italiano Femminile ad aver disputato la Champions League con  Club di  2 nazioni differenti:  Verona-Brescia (Italia) – Atletico Madrid (Spagna).
– Più giovane dirigente del Calcio Italiano Femminile ad aver vinto un titolo nazionale di prima serie: 22 anni, 23 Settembre 2017, Supercoppa Italiana, Fiorentina-Brescia 1-4.
– Più giovane dirigente del Calcio Italiano Femminile ad  essere andato a lavorare per un Club estero di prima serie:  23 anni, 23 luglio 2018, per l’Atletico Madrid.
– Più giovane dirigente del Calcio Italiano Femminile ad aver vinto un titolo nazionale con un Club estero di prima serie:  23 anni, 5 Maggio 2019, Liga 2018/2019, con l’Atletico Madrid.
– Primo dirigente del Calcio Italiano Femminile ad aver vinto un titolo nazionale con un Club spagnolo:  23 anni, 5 Maggio 2019, Liga 2018/2019, con l’Atletico Madrid.
– Unico dirigente del Calcio Italiano Femminile ad aver vinto titoli nazionali con Club di prima serie di 2 nazioni differenti:   22 anni, 23 Settembre 2017, Supercoppa Italiana, Fiorentina-Brescia 1-4 /  23 anni, 5 Maggio 2019, Liga 2018/2019.
– Dirigente U25 più vincente del Calcio Italiano Femminile:  22 anni, 23 Settembre 2017, Supercoppa Italiana, Fiorentina-Brescia 1-4 / 23 anni, 5 Maggio 2019, Liga 2018/2019.