Dopo il fantastico quarto posto dello scorso anno, il Como Women proverà in questo campionato ad ottenere ancora di più. La tanto ambita Serie A, che da queste parti manca da 4 anni, non è più solo un sogno ma un progetto concreto studiato e voluto fortemente dal presidente Stefano Verga. Il piano di rinforzo si è delineato questa estate, nato grazie a un’importante rivoluzione societaria e di squadra che ha cambiato le carte in tavola. Tra le  tante nuove giocatrici anche Miriam Picchi ed Alison Rigaglia hanno deciso di intraprendere quest’avventura con entusiasmo, e lo hanno raccontato ai microfoni di Calcio Femminile Live.

Il progetto Como

Picchi: “In estate avevo la volontà di cambiare e di andare via da Ravenna per fare un passo in avanti. Il progetto del Como mi è sempre piaciuto, penso sia una proprietà ben organizzata e strutturata, con un presidente che crede nel femminile. Io ho parlato col mister in estate e sono stata quasi subito convinta di scegliere Como, infatti ho deciso in pochi giorni“.
Rigaglia: “Anche a me ha convinto subito il progetto. Per me non è stato facile lasciare il San Marino, sono stati 3 anni segnati da due promozioni di fila e con compagne e staff mi sono sempre trovata benissimo, posso solo che ringraziare. La scelta è nata dal mio voler mettermi alla prova, uscire dalla confort zone. Dopo 3 anni avevo bisogno di nuovi stimoli facendo anche un salto nel vuoto, perché comunque il nuovo Como è una società che nasce quest’anno. Fino ad oggi sono molto felice di questa scelta, mi trovo molto bene“.

Il proprio apporto alla squadra

Picchi: “Di solito punto sempre al massimo. Ho scelto Como convinta che qui ci sia un progetto per fare bene, per vincere. Spero che con questa squadra riusciremo a mettere ogni giorno un tassello in più e quindi arrivare a realizzare il nostro sogno un passo alla volta. Negli anni ho accumulato un po’ di esperienza su come gestire un’annata calcistica, capire quali sono i momenti sì e no in spogliatoio, e spero di poter dare a questa squadra ciò che ho imparato in questi anni. Nei momenti difficili, spero di essere sempre quella figura positiva che cerca di dare alle altre un motivo in più per pensare alla prossima gara. Anche quando si sbaglia, c’è sempre modo di guardare avanti“.
Rigaglia: “Vivere le sensazioni di alcuni palcoscenici sicuramente fa crescere. Giocare con giocatrici di livello, confrontarsi con loro, è stata una delle emozioni più belle. La Serie A significa anche misurarsi con persone trattate da professioniste. Partita dopo partita si impara poi a gestire le emozioni e spero di poter essere d’aiuto alle mie compagne, sia quando si vince che quando si perde. In questi 3 anni ho appreso cosa significa avere una mentalità vincente e se quella viene trasmessa in tutto lo spogliatoio può essere da stimolo per andare avanti anche quando le cose non vanno bene“.

Gli idoli

Picchi: “Mi piacciono molto le qualità di Parisi, di Caruso. Non mi ispiro a qualcuno, ma stimo molto queste due calciatrici. Per quanto riguarda il maschile, secondo me Barella è uno dei centrocampisti più forti in circolazione, di quantità e qualità“.
Rigaglia: “Non mi ispiro ad un modello standard ma mi piace Giacinti, che è sempre l’ultima a mollare. Mi piace il suo atteggiamento. Per il calcio maschile direi Lautaro Martinez, è il mio giocatore preferito“.

La riforma dei campionati

Picchi: “La prima cosa che ho pensato è che quest’anno sarà difficile, però penso che se dovessi guadagnare sul campo la A, mi piacerebbe arrivare prima e non festeggiare la promozione con un secondo posto. Da una parte è una cosa penalizzante la riforma, ma anche stimolante“.
Rigaglia: “Questo permette anche di alzare il livello di Serie A. Quando vai ad affrontare determinate squadre la differenza si vede e con l’arrivo del professionismo bisogna rendere tutte le società pronte per questo passo, e per rendere il campionato equilibrato questa può essere stata la scelta giusta“.

Consigli per le bambine che vogliono intraprendere questo sport

Picchi: “Nel corso della carriera ci saranno tante difficoltà e pregiudizi, infortuni. Ma se una persona vuole qualcosa e si impegna con tutte le forze per averla alla fine la ottiene. Se quello è il suo sogno può farlo, anche se comporta tanti sacrifici“.
Rigaglia: “Se ci fossimo fermate al primo ostacolo non saremmo qui. Vorrei anche dire ai genitori di non ascoltare i pregiudizi, di lasciare che le proprie figlie giochino se è ciò che vogliono fare“.

Credit Photo: Simone Panero