“Il Covid ha rallentato lo sviluppo eppure il numero delle tesserate e delle società iscritte cresce”. Il Piemonte è un altro terreno fertile per il calcio femminile. Lo sanno bene Christian Mossino, Presidente della Lega Nazionale Dilettanti per Piemonte e Valle D’Aosta, e Michelangelo Notariello, responsabile del settore femminile in ambo i territori. “Se il virus non fosse esistito il processo sarebbe stato più veloce ma siamo soddisfatti lo stesso”, ci raccontano in un’intervista esclusiva:

A che punto è arrivato lo sviluppo del Calcio Femminile prima dell’arrivo della pandemia?
Il campionato era iniziato, tutte le attività erano state avviate senza apparenti problemi. Il problema vero e proprio è sorto con la decisione del lockdown. I campionati femminili e maschili avevano già raggiunto un buon punto e poi sono stati costretti ad arrestarsi a causa della pandemia. Ora siamo ripartiti ma per l’eccellenza abbiamo disputato solo le prime due giornate, le juniores avrebbero dovuto iniziare dopo ma ora non sappiamo se le faranno proseguire. E’ una situazione difficile.

Quanto ha inciso la pandemia su questo percorso? E se non ci fosse stata che scenario avrebbe previsto?
Le dirò, non c’è stato un grande passo indietro nonostante la pandemia. Le società che avevano manifestato la volontà di inizializzare delle selezioni femminili, lo hanno fatto lo stesso seppur con qualche mese di ritardo. Ci sono molte società che si sono segnate e stanno disputando i campionati nei quali hanno espresso la volontà di giocare. Chi aveva manifestato la volontà di iscriversi, lo ha fatto lo stesso. E questo la dice lunga. La crescita procede comunque, nonostante gli ostacoli.

Quindi lei conferma che il numero delle società in ambito femminile sta crescendo?
Confermiamo assolutamente. Solo l’anno scorso sono state molte le società in più che si sono palesate. C’è un forte incremento soprattutto nei settori giovanili. Il lavoro che stanno facendo i club sia a livello maschile sia a livello femminile, è notevole e noi stiamo lavorando molto con loro. Per darvi alcuni numeri: le tesserate quest’anno sono 1497, al netto dell’anno scorso che sono state 1125. Quell’aumento di oltre 300 unità è il segno di un sempre maggior interessamento delle giovani nel calcio femminile.

 Cosa comporterà l’avvento del professionismo nel femminile?
Ovviamente Serie A e Serie B finiranno sotto la gestione diretta della Federazione. In realtà è già così da quest’anno. La Lega Nazionale Dilettanti si occuperà di gestire la Serie C. Non entro nel merito delle questioni politiche e non spetta a noi decidere chi gestire, come e perché. Noi ci limitiamo a dare la nostra disponibilità per aiutare nella gestione. A livello mediatico è fondamentale che sia data ai club professionisti la possibilità di avere una propria squadra femminile. Le normative UEFA già impongono una cosa del genere, ma in Italia sono state disattese per troppo tempo.  Ora la questione è cambiata e la Nazionale Femminile funge da calamita per questo fattore. Senza il calcio dilettantistico però non si potrebbero avere le calciatrici che abbiamo oggi.

Anche Al Sud Italia aumenta il numero di calciatrici e società iscritte. E’ il segnale di una crescita totale sul territorio italiano?
Riteniamo che la LND abbia dato un notevole impulso allo sviluppo delle attività femminili su tutto il territorio nazionale. Ci sono regioni come Calabria, Sicilia o Campania che a livello dilettante aumentano il numero di atlete rafforzando la loro posizione. In questi ultimi anni la LND ha investito molto nel settore femminile, per merito della presidenza di Cosimo Sibilia. La Nazionale e l’aumento del numero di società professioniste che creano una selezione femminile, ci consente di dire che stiamo andando nella direzione giusta.  Inizia ad esserci anche un interesse sempre più forte da parte dei media, e la vostra intervista lo dimostra. Le faccio un esempio pratico per rispondere alla sua domanda: il Girone D della Serie C Femminile è composto interamente da squadre del Sud Italia. E’ la prova evidente di un incremento dell’attività su tutto il territorio italiano, da nord a sud.

Perché soltanto ora?
In realtà pensiamo che il lavoro di sviluppo sul calcio femminile non sia mai smesso. Sicuramente il Mondiale di Francia è stata un’esplosione in tutti i sensi. Noi abbiamo sempre lavorato all’accrescimento del fenomeno già da prima della rassegna. In questi ultimi anni abbiamo investito molto nei settori giovanili. Direi che ora iniziamo a raccogliere i frutti di un lavoro lento e paziente avviato nel tempo. Un lavoro che, mediaticamente parlando, è stato tenuto sotto traccia. Cito nuovamente l’aumento di oltre 300 tesserate rispetto allo scorso anno. E’ la prova del nostro lavoro. Siamo fortemente riconoscenti alla Nazionale visto il suo percorso in Francia, e lo siamo ancora di più nei media che giorno dopo giorno iniziano a far emergere quanto abbiamo fatto in questi anni.

Esiste per lei il rischio che gli sforzi profusi sin d’ora possano non portare a quanto sperato dalle calciatrici e dagli addetti ai lavori?
Abbiamo imparato a differenziare il mondo maschile e quello femminile. A livello federale noi non abbiamo mai comparato i due rami. E’ giusto che ci sia un riconoscimento di squadre femminile professionistiche. Se i maschi sono tutelati, è giusto che anche le donne lo siano. Lo sport è di tutti. Non ha sesso. Poi possono esserci condizioni fisiche diverse, certo. E’ giusto che ci sia questa distinzione fisica e psicologica, ma non ci sono differenze di fronte ai diritti; quelli sono inequivocabili. Dalla LND ci sarà il massimo impegno a riconoscere i diritti delle calciatrici. Le normative sono le stesse e la passione che mettiamo nel nostro lavoro, seguendo maschi e femminile, è identico. Non siamo dalla parte dei maschi o dalla parte delle donne. Siamo dalla parte del calcio.

Cosa vede nel futuro del calcio femminile da qui a 4-5 anni?
Da dirigenti della LND quali siamo, dobbiamo partire sempre dal basso: dai settori giovanili. Nel futuro vedo un forte consolidamento del calcio femminile. Non solo a undici, ma anche calcio a cinque, futsal ecc. Il calcio è di tutti, uomini e donne. Lo sviluppo del femminile dovrebbe andare di pari passo con quello maschile. C’è un costante aumento di volontà da parte delle giovani di iniziare a giocare a calcio; esse devono avere la possibilità di iniziare dal basso fino alle prime squadre. Vediamo un avanzamento costante sotto questo punto di vista.