Dietro ogni “salto” del contesto calcistico femminile vi è chi costruisce continuamente programmi e visioni volti a strutturare percorsi, creare opportunità, contribuire alla crescita di un intero movimento.

Dalle parole alle azioni, dalle intenzioni ai veri risultati: lo sa bene Nazzarena Grilli, attuale responsabile calcio femminile AIAC per la regione Lombardia, nonché corpo docente dei corsi di licenza D e UEFA C per futuri allenatori. Un inizio da calciatrice (più di 600 le partite disputate in serie A), un seguito da allenatrice poi che, dopo quel lontano ‘94 (anno d’avvio della professione tecnica) è sfociato nella guida della under 23 (ora sotto la supervisione di Zorri).

Coinvolta nella nostra rubrica, ecco cosa ci ha raccontato.

Dopo gli Europei disputati dalla Nazionale, l’Italia è stata testimone di una crescita verticale del movimento. In che modo questo tipo di competizioni fungono da catalizzatore di sviluppo per l’intero contesto femminile?

Indubbiamente la Nazionale fa sempre un po’ da traino e quando le performance sono positive il messaggio viene mandato a tutto il movimento. A livello di club, però, c’è poco riscontro rispetto alle altre realtà europee ed in Italia la fatica è ancora evidente nel riuscire ad attirare il giusto pubblico.

Il professionismo introdotto nel 2022 ha inglobato solo la serie A ma credo che anche in serie B ci sia un buon livello di semi professionismo. Le professioniste di oggi sono un punto di riferimento per le giovani che sognano di vivere di calcio: questo è un bel salto di qualità perché fino a poco tempo fa i modelli di riferimento erano solo calciatori. Attualmente, poi, vi è poca predisposizione alla fatica e più all’ottenere tutto e subito, ma in alto si arriva col tempo, lavorando duramente e facendo anche delle rinunce”.

La visibilità tende a generare entusiasmo ed un incremento del numero di tesserate e praticanti. Da questo punto di vista, quale è la situazione in regione ed in che modo, poi, si articola il lavoro tra livello nazionale e regionale all’interno della Associazione?

Abbiamo la fortuna di vivere in una regione dove le possibilità del calcio femminile sono tante. Qui in Lombardia stiamo operando per prestare attenzione anche a tutte quelle realtà di promozione che hanno necessità di dare voce alle loro problematiche.

Il lavoro sul territorio è il futuro e con il Presidente Diego Fabbri e la responsabile nazionale Valentina de Risi vogliamo condividere un percorso concreto e che sia gratificante per le società stesse, sopratutto per quelle che solitamente stanno in penombra e che, in fin dei conti, sono la base della piramide”.

La fotografia che si può scattare, quindi, non è del tutto limpida…

Dalla nostra parte intendiamo, infatti, incoraggiare le società sofferenti sul territorio ad andare avanti. Ancora oggi vediamo quante realtà si sciolgono dopo poco tempo poiché gli strumenti e le  fondamenta risultano non solidi, ma nei campionati di eccellenza e di serie C le difficoltà ci saranno sempre. Certo è che se ognuno di noi, come contesto regionale, continua a fare il suo, con un lavoro in simbiosi prima o poi la svolta interessante arriva”.

Lo stato di salute della “fetta” allenatori sul territorio, invece, quale è?

L’allenatore non ha genere e a fare la differenza in realtà sono le competenze, sia umane che calcistiche. In regione siamo tante, ma a livello di serie A non ci sono allenatrici donne se non Bakker (Milan), in serie B troviamo due allenatrici (Como e Lumezzane) e qualcuna in serie C.

Possiamo e vogliamo migliorare anche sotto il punto di vista dell’organizzazione staff dove spesso il genere femminile non trova spazio; noi, come Associazione allenatori, desideriamo vedere colleghe collaboratrici tecniche o allenatrici in seconda anche in squadre maschili, ad esempio, cosa che in Europa già avviene tranquillamente”.

Ci salutiamo con gli obiettivi posti, come organigramma AIAC, per una buona promozione sia nell’immediato che guardando al futuro.

La storia non va mai dimenticata, questo è molto importante per chi l’ha conosciuta anni prima e dà valore al contemporaneo. Per chi, come me, ha partecipato a quegli anni e ne ha visto l’evoluzione diretta, l’obiettivo è quello di mettere al servizio del territorio la propria esperienza, conoscenza e comprensione; credo fermamente che il futuro del calcio femminile dipenda molto dal territorio e, insieme alle altre responsabili di tutto lo stivale, continueremo su questa scia, stando vicino agli allenatori che hanno costantemente bisogno di mezzi per esercitare la propria professione al meglio”.

Si ringrazia Nazzarena Grilli e AIAC Lombardia per la gentile concessione.

Eleonora Mereu
Aspirante giornalista cagliaritana. Quella per lo sport femminile? Una passione nata anni fa, che mi spinge ora ad impugnare una penna per dar voce, nel mio piccolo, alle piccole e grandi realtà. Con le ragazze della Nazionale ho imparato ad apprezzare ancora di più il settore, percependo quanto scrivere sia un privilegio più che una missione, che va portato avanti con rispetto ed un reale sentimento per il movimento.