Nicola Iachelli è uno dei dirigenti del calcio femminile più promettenti e duttili del panorama italiano con una certa predilezione per l’Europa e più specificatamente alla Women’s Champions League (basti pensare che nella sua carriera ha svolto i vari ruoli di direttore sportivo, team manager, addetto stampa, responsabile area tecnica e addetto scouting).
Nicola ha ottenuto il suo primo incarico nel 2010 al Bardolino (poi AGSM Verona), squadra della sua città, fino a diventarne il Direttore Sportivo. Rapporto che si concluderà dopo 4 anni dopo aver portato a termine operazioni importanti per la crescita sia tecnica che mediatica della società. Dopo di che, Nicola si trasferirà in una delle società più importanti dell’epoca, ovvero il Brescia Femminile del Presidente Giuseppe Cesari. Qui si potrà confrontare con giocatrici che oggi stanno scrivendo una grandissima pagina del nostro calcio e chissà se proprio con i consigli e le indicazioni di Nicola sono arrivate fino a questo punto. Al Brescia ricoprirà il ruolo di Scout, andando alla ricerca di nuovi talenti, sia esteri che italiani. L’esperienza bresciana si conclude dopo appena una stagione per poi andare in B al Valpolicella dove, nella sua seconda stagione, festeggerà la promozione in Serie A.
Qui Nicola svolgerà uno dei ruoli più importanti a livello societario cioè quello di responsabile dell’area tecnica, organizzando la rete di scouting e pianificando le varie sessioni di mercato.
In seguito alla promozione nella massima serie, Nicola ritornerà al nuovo Verona Women in qualità di direttore sportivo, per poi andare al Pink Bari nelle vesti di Responsabile Mercato e Scouting. Oggi abbiamo il piacere di intervistare Nicola Iachelli. 
 

Ciao Nicola, con l’ultima sessione di mercato è emerso il fatto che molte società italiane stanno puntando più sulle giocatrici estere piuttosto che su quelle italiane. Cosa rappresenta per il panorama calcistico italiano?
Credo che sia una necessità, lo sostengo da tempo. Il panorama italiano ha senz’altro ottime giocatrici per la serie A, ma il bacino d’utenza è ancora talmente risicato che non è possibile pensare di avere 12 squadre italiane composte da soli elementi nostrani di alto livello. Inoltre, se posso fare una piena confessione, le calciatrici italiane hanno pretese salariali più alte rispetto a poco tempo fa e non sempre in parallelo con il proprio valore di mercato. Questo impedisce alle società medio-piccole di poter fare offerte congrue alle loro richieste. All’estero è ancora possibile acquistare nel rispetto del budget fissato dalle società. Certamente questo può comportare dei rischi. Una giocatrice molto forte in patria non sempre riesce ad esprimere le sue reali capacità all’estero, e questo avviene quasi sempre per ragioni ambientali e di carattere. Bisogna capire che le calciatrici straniere arrivano in un nuovo paese di cui non conoscono nulla: compagne, lingua, cultura, metodi di allenamento… Non è facile inserirsi nella nuova realtà ed integrarsi, quindi necessitano nel primo periodo di un’attenzione particolare se si vuole tirar fuori da loro il meglio, sia in campo che fuori.

Come è nata la tua passione per lo scouting?
Penso sia nata in modo naturale sin da quando ero piccolo: tutti guardavano i grandi campioni, mentre io ero “innamorato” degli outsider. Questo mi ha spinto ogni anno a cercare di trovare ed indovinare quali giocatori sarebbero potuti diventare la rivelazione del campionato. Arrivato nel femminile, stando vicino ad esperti del settore e studiando, ho potuto migliorarmi e svolgere un lavoro che sento far parte anche del mio modo di essere: analitico ed intuitivo.

Negli ultimi tempi, l’importanza dello scouting nel mondo calcistico è aumentata a dismisura e sta aumentando sempre di più dando alle società un valore aggiunto per la propria crescita. Come hai vissuto e come stai vivendo questa grandissima ascesa?
Lo scouting è molto importante, e c’è ancora molta strada da fare nel femminile. Si è cominciato da poco e quindi bisogna dare il tempo a tutti di formarsi e capire questo mondo. Gli agenti propongono molte ragazze che provengono da ogni parte del globo, ed essere preparati a giudicarle significa anche saper raccogliere informazioni su di loro, sulla loro storia clinica, sul loro carattere e questo rappresenta la vera sfida. Negli anni mi sono creato una mia rete di contatti che mi consente di tenere d’occhio tutto ciò che mi interessa e chiaramente questo approccio deve essere abbracciato da tutti coloro che vogliono ottenere dei risultati.

Nel giro di scouting italiano, sei maggiormente conosciuto per le tue capacità nel cercare giocatrici di talento e che potrebbero rappresentare quel futuro “crack” calcistico. Ovviamente un mago non svela mai i suoi trucchi, però, indicativamente, quali sono le caratteristiche che deve possedere maggiormente un osservatore per capire il futuro potenziale di una giocatrice?
Credo solo di essere riuscito a togliere una lunga serie di preconcetti che facevano (e fanno…) parte del modo di giudicare un’atleta. Quando devo scegliere una calciatrice mi chiedo cosa mi serve e non solo in termini di ruolo. Cerco di avere una visione più ampia ed immaginare le sue skill mescolate con quelle delle altre giocatrici presenti in rosa e se vedo una sinergia allora sono sulla strada giusta. Ragionare per luoghi comuni non è mai una decisione che porta a dei risultati. Si chiede giustamente alle calciatrici di cercare soluzioni quanto stanno sul terreno di gioco, ma lo stesso vale anche per chi fa il mio mestiere ed accontentarsi può far cambiare le prospettive di un’intera stagione.

Secondo il tuo parere, quali sono i Paesi migliori in cui andare a cercare le giocatrici da acquistare?
Avendo buone risorse economiche a disposizione penso che Francia, Germania e Stati Uniti rappresentino ancora un’eccellenza a livello di settore giovanile. Negli USA stanno andando ad allenare molti coach europei, quindi anche la preparazione a livello tattico delle giocatrici sta crescendo. Poi ci sono paesi che stanno facendo grandi passi avanti e molto velocemente, quindi vale la pena tenerli sotto controllo, ma quali essi siano me lo tengo per me… Spero si arrivi presto ad incentivare davvero le bambine ad iniziare a praticare questo bellissimo sport e poter rispondere a questa domanda dicendo “l’Italia”. Ad oggi purtroppo non è così.

Ringraziamo Nicola Iachelli e tutta la società Pink Bari per la disponibilità e auguriamo un buon finale di stagione.

Credit Photo: Alessandro Allegretti Photographer