Photo Credit: Riccione Calcio Femminile

Il Riccione si è presentato al Campionato di Serie C andando a piazzarsi in testa alla classifica. Dopo tre giornate sono sette i punti messi in cassaforte, e la squadra ha intenzione di proseguire secondo questa striscia positiva. In un momento bello e ricco di soddisfazioni, benché la stagione sia appena cominciata, la Redazione di Calcio Femminile Italiano ha avuto il piacere di dialogare con la sua attaccante classe 2006 Nicole Corda e ripercorrere con lei che cosa rappresenti questo sport per una giocatrice che disputa con orgoglio, sacrificio e passione la terza serie italiana.

Nicole Corda è immersa nel mondo del calcio fin da piccolissima, i ricordi collegati a quest’ambiente risalgono fin dalla sua tenera età, quando per lei questo sport era solo una passione innata che solo successivamente si è trasformata in qualcosa di più concreto: «Fin da piccola ho avuto una passione per il calcio, mio nonno mi raccontava sempre che quando andavamo in vacanza insieme cominciavo a prendere a calci i mandarini, diciamo che era una passione un po’ innata. Già da piccola mi piaceva molto giocare a calcio, l’ho scelto perché è uno sport in cui riesco a essere me stessa al cento percento», ha cominciato la calciatrice. Essere se stesse può però diventare complesso, se lo sport che si vuole perseguire ha da fare i conti con lo scetticismo delle persone che stanno intorno, ma la giocatrice non si è mai data per vinta e ha di conseguenza seguito il suo istinto, facendosi trascinare dalla passione verso il calcio.

«Rispetto ad altre mie compagne, che hanno cominciato in squadre maschili, fortunatamente nel mio paesino c’era una squadra femminile, quindi non ho mai avuto difficoltà a integrarmi con il gruppo. Sacrifici ne ho dovuti fare molti, soprattutto a livello scolastico: riuscire a giocare a calcio e nel mentre studiare non era una cosa molto semplice, perché comunque il calcio riempiva la maggior parte del tempo, quindi conciliare calcio e studio è sempre stato molto complicato», ha proseguito. Crescere in una realtà con delle fondamenta solide e improntate unicamente sul femminile è stato un vantaggio che non è purtroppo concesso a tutte le bambine interessate o curiose di fare quest’esperienza.

Gli ostacoli dal punto di vista della squadra non ci sono stati, però riuscire a conciliare al meglio lo studio e lo sport è un tasto dolente per ogni atleta; malgrado ciò, Nicole Corda è stata in grado di unire i suoi due mondi al meglio «grazie anche al fatto che a scuola c’erano gli “studenti-atleti”, ci venivano dati aiuti e ci venivano incontro. Sono andata via di casa attorno ai sedici anni, ho fatto molti sacrifici anche per quel che riguarda la famiglia: è tre anni che vivo fuori casa e vedo i miei genitori due o tre volte al mese, se non dopo anche più tempo, quindi diciamo che la famiglia è quella che ho sacrificato di più», ha dunque aggiunto l’attaccante. La famiglia che ha sempre creduto in lei e l’ha accompagnata nella rincorsa a questo sogno ha dovuto anche accettare la sua partenza da ragazzina per approdare al calcio che conta, un sacrificio che ha però dato i suoi frutti e ricompensato tutte le possibili ansie e paure dell’ignoto.

Abituata a farsi vedere davanti alla porta avversaria, la classe 2006 ha però mosso i suoi primi passi nel calcio, ironia della sorte, tra i pali: «Non avevo scelto l’attaccante, quando ero più piccolina adoravo fare il portiere e per i primi tre o quattro anni ho giocato in porta. Essendo partita da una realtà molto piccola c’erano ragazze dai sei/sette anni fino anche ai venti, c’erano tutte le categorie, infatti mio papà mi ha detto di scegliere un altro ruolo. Appena mi hanno fatto uscire dai pali ho scelto di fare l’attaccante perché era la cosa che mi piaceva di più: stare davanti alla porta e tirare, e quindi da lì ho iniziato.» “Galeotta fu la presenza delle calciatrici più grandi”, troppo forti e fisicamente di spessore rispetto a una bambina ancora piccola, e questo cambiamento è stato il punto di svolta per la sua carriera.

Nicole Corda ha poi dichiarato che per lei l’attaccante in una squadra può essere riassunta nella «parola “punto di riferimento”, perché a mio modo di vedere, soprattutto per il tipo di gioco che faccio io, è un punto di riferimento per la squadra, perché permette di rimanere sempre molto alti e sempre molto offensivi, ed è anche un punto che magari quando la squadra è in difficoltà tiene la palla e aiuta a sistemare e mantenere la calma.»

Il Riccione è stata quella squadra che, prima dell’avvio della nuova stagione, ha saputo dare a Nicole Corda le garanzie giuste per provare a intraprendere un nuovo percorso: «Fin da subito il progetto mi era piaciuto moltissimo. L’anno scorso venivo da una stagione non semplice al Pavia anche per i vari infortuni, e avevo bisogno di un progetto che avesse degli obiettivi solidi da raggiungere, la squadra l’abbiamo costruita pian piano noi durante la preparazione e nelle prime partite di Coppa Italia e Campionato.»

Il Riccione è soltanto l’ultima tappa della carriera calcistica di Nicole Corda, che in passato ha vestito la maglia della Jesina Femminile (sempre in Serie C), ma ha militato anche in Serie B con la maglia del Pavia Academy e difeso il bianconero della Juventus Primavera. Tutte queste esperienze in varie divisioni sono momenti «che ti cambiano non solo a livello calcistico, ma proprio tutta la persona, mi hanno aiutato molto a crescere e a capire quali sono i miei limiti e i punti da migliorare. Andare in Serie C a sedici anni non è stato molto semplice, uno scoglio che sono riuscita a superare e a crescere tanto e ad affrontare cose che magari si affrontano a diciotto o vent’anni.»

La prima vittoria, in casa e davanti ai tifosi, è stato un bel momento, per il Riccione. Le ragazze hanno centrato i primi tre punti stagionali e hanno anche cominciato ad affinare quella che sarà la tecnica del futuro, seguendo le indicazioni preziosissime del Mister, che ha anche un piano preciso per sprigionare tutto il talento della classe 2006: «Cominciare con una vittoria è fondamentale, ti dà subito fiducia e ti fa cominciare con il piede giusto, poi farlo con i tifosi è ancora più bello, è come avere un uomo in più: ti danno molta carica in campo, sono stati molto d’aiuto per la prima partita. Il Mister insiste molto di fare un gioco veloce e molto offensivo, punta a creare molte occasioni davanti alla porta, ci sprona sempre a calciare anche a qualsiasi posizione vicino alla porta anche per intimorire l’avversario e cercare di schiacciarlo il più possibile.»

Al termine dell’intervista, la giocatrice ha commentato le parole di Emma Severini, Capitana della Fiorentina e centrocampista della Nazionale italiana, secondo cui il calcio femminile verrà visto come “attuale” solo quando una persona qualsiasi riconoscerà le calciatrici al primo sguardo senza farsi influenzare dal pregiudizio nei loro confronti. Secondo Nicole Corda, quello di Severini è un messaggio bellissimo, che getta anche le basi per qualche provvedimento futuro: «Secondo me dovremmo trovare delle persone che credano davvero in questo progetto, perché il calcio femminile è cresciuto tantissimo, però dovrebbe arrivare ai livelli di quello maschile, perché è un lavoro a tutti gli effetti. Rispetto a un tempo, sono molte le persone che si interessano al nostro sport, però relativamente poche, se paragonato a quello maschile. Servirebbero molte più persone che credano nel nostro sport e abbiano voglia di investire e aiutare a crescere.»

Si ringraziano Nicole Corda e il Riccione Calcio Femminile per il tempo e la disponibilità.

Ilaria Cocino
Nata a Torino nel 1998, si appassiona al calcio e all'atmosfera magica degli stadi fin da ragazzina. Laureata in Traduzione presso l'Università degli Studi di Torino, attualmente è traduttrice freelance dall'inglese e dallo spagnolo e si occupa anche di editoria. Da sempre affascinata dal mondo del giornalismo sportivo, prova a coniugare la sua passione per il calcio femminile con quella per le lingue per immergersi anche in quello internazionale.