“Il mondo dovrebbe capire che siamo atlete, siamo sportive, ma non per questo smettiamo di essere donne quando indossiamo scarpette chiodate”. Così si racconta Valentina Bergamaschi ai microfoni di Marie Claire, nota rivista di moda. Essere calciatrici non vuol dire annullare la propria parte femminile, e l’esterno del Milan ha voluto specificarlo. Così come è stato per Valentina, succede ogni giorno a molte sue colleghe, anche giovanissime.

Donne e calcio: qual è il cliché più falso?
“Guardare e pensare al calcio come a uno sport per soli uomini, dove il maschio è il modello, è il punto di riferimento cui ispirarsi” prosegue il numero 7 rossonero. “Non so quando smetteremo di fare confronti uomo-donna, sicuramente dobbiamo ancora batterci e lavorarci su a lungo come società. Da parte mia, e della mia squadra, credo di aver dimostrato una determinazione, una passione, capacità tecniche e risultati che non c’erano 10 anni fa”.

La varesina è stata interpellata anche per la questione gender equality: “Il movimento femminile sta cambiando, seppur lenta, l’evoluzione è continua. Un grande passo verso il futuro sarebbe ottenere il riconoscimento da parte della federazione di appartenenza del titolo di “professionista” per tutte le atlete donne. Il nostro impegno è identico a quello degli uomini, perché loro possono essere anche “professionisti” e noi donne solo “dilettanti”? Forse tutto questo cambierà a livello nazionale con la stagione 2022-2023, staremo a vedere. Parlando dei lati positivi, poi, l’AC Milan ha messo a disposizione dei contributi previdenziali che molte altre società non prevedono, e da un paio d’anni possiamo godere del congedo di maternità”.

L’ex Brescia ha sempre dimostrato grande cattiveria agonistica, sia in campo che fuori. “Sono tre le sfide più grandi che ho dovuto combattere. Una malattia ai polmoni da cui sono guarita e che mi ha permesso di mettermi in gioco, in tutti i sensi. E due infortuni al crociato subiti nel giro di due anni. Sembrano poca cosa, ma quando hai 18 anni e il tuo sogno è diventare una calciatrice professionista e qualcuno ti dice che non puoi allenarti per mesi, forse anni, beh, ti assicuro che ti vedi passare tutta la vita davanti. Mentre tu sei immobile”.

Credit Photo: Andrea Amato