Credit: Parma

Nelle ore scorse Alessia Capelletti, estremo difensore del Parma, ha preso parte all’Open Day del Settore Giovanile Femminile gialloblù.
Il portiere, e vice capitano, ha lasciato qualche battuta alle tante giovani occorse a Noceto.

Alessia consigli per stare in porta?
“Sempre attenta, aiuta le tue compagne e para come vuoi. L’importante è parare. E coraggiosa…”
Hai ansia di sbagliare in partita?
“Sempre c’è la tensione della gara, però tu e tutte voi dovete essere bravissime a riuscire a trasformarla in energia per portare a casa un risultato o per ribaltarlo. Dunque tu, in ogni momento della partita, devi trovi la tensione giusta per concentrarti e usare tutta l’energia che hai per portare il risultato alla fine”.
Hai sempre giocato in porta?
“No: prima io facevo il difensore e poi ho iniziato a fare il portiere più o meno all’età di Eleonora. Non è mai un caso, è il destino che ti chiama, il karma…”
Quale è stata la partita più difficile che hai giocato?
“Fino adesso quella dell’altro giorno. In assoluto in Serie A si gioca  con tantissime squadre veramente forti, spero ed auguro a tutte voi anche in campo internazionale e vedrete che il livello si sta alzando tantissimo, però ricordatevi che non ci sono partite più difficili di altre, dipende sempre come le affrontiamo. Poi dobbiamo essere le migliori noi stesse per far sì che ogni partita difficile diventi la nostra partita migliore. Quindi non importa se difficile o facile, l’importante è che sia la partita dove noi siamo le migliori.”


A quanti anni hai iniziato a fare calcio?
“Ho iniziato a sette anni e ho iniziato a fare il portiere a nove…”
Quando è iniziata la tua passione per il calcio?
“E’ iniziata un po’ per caso, perché un giorno mio papà mi ha portato in una squadretta di quartiere ad allenarmi coi maschi, dicendomi dai, prova. Io, ragazze, vi assicuro che mi sono sentita come a casa e quindi da lì ho continuato: è stato, come immagino per voi, amore a prima vista. Io sono del 1998, allora ero l’unica ragazza, ma immagino che anche voi avrete iniziato coi maschi, e se giocate a scuola, giocate con i vostri compagni di classe. E’ una scelta coraggiosa, che ci ha fatto crescere, e anche per voi è una scelta che vi ha portato qui e che vi farà crescere. Non è facile sentirsi ripetere sempre dire sei una femmina e giochi a calcio: a me viene da rispondere ma a te cosa interessa? Io faccio lo sport più bello del mondo. Lo fai anche tu? E allora qual è il problema? Lo faccio anch’io e lo faccio bene e arrivo al Parma. Io non ho avuto la fortuna, come capita a voi adesso, di sentire parlare del calcio femminile come di un lavoro, perché fino alla scorsa stagione non lo era, mentre ora potete sognare di fare tutto quello che volete, se lo volete, se vi impegnate, potete arrivare dove volete”.
L’idea di considerarlo un lavoro, non rischia di far perdere piacere e passione?
“Io penso che sia una fortuna: io penso che tra i vostri genitori ce ne fosse qualcuno che sognava di fare l’architetto, l’idraulico, il medico o qualsiasi altro lavoro o mestiere; io sognavo di poter fare la calciatrice, ma non lo credevo possibile, perché non c’era il professionismo, non c’erano tante squadre, non c’erano tante possibilità. Io voglio dire a voi: avete una grande possibilità. usatela, perché tante ragazze della mia età adesso sono dottoresse, fanno l’architetto o qualsiasi cosa, ma magari il loro sogno sarebbe stato questo…”