Nei giorni in cui tutti devono rimanere a casa per far fronte all’emergenza legata al Coronavirus-COVID-19, Hellas Verona Women è andata a conoscere meglio anche le giocatrici gialloblù della prima squadra. Per l’appuntamento di martedì 28 aprile ci siamo virtualmente incontrati con Bianca Giulia Bardin.

 

Che mediano sei?
Mi basto più che altro sui giudizi che mi vengono dati dagli altri, comunque credo di essere un mediano soprattutto di interdizione, ma non disprezzo la possibilità di costruire”.

Il numero 6?
In realtà non aveva un significato particolare, ma adesso dopo tanto tempo certamente lo ha acquisito. Da quando ho iniziato a giocare avevo sempre avuto l’8, con i maschi, a Schio, con le Nazionali giovanili: sempre il numero 8. A Verona lo avevano reso indisponibile, chiaramente per Gabbiadini, quindi non avevo idea di che numero prendere: il 6 era libero e me ne sono appropriata, adesso sceglierei sempre questo numero che ormai è diventato mio”.

Nonno Adriano?
La scelta di giocare a pallone? Nella scelta lui ha contribuito molto poco, ma nel durante è sempre stato molto presente. Continua tuttora a darmi molti consigli. Credo che all’inizio non potesse nemmeno immaginare che io potessi giocare, poi appena ho cominciato è stato l’uomo più felice del mondo. Lui è veramente molto silenzioso, però dimostra con la sua presenza, i suoi commenti, la sua attenzione a ogni dettaglio quanto ci tenga e quanto sia orgoglioso. In primis è mio nonno, poi certo è stato il calciatore che è stato, quindi non c’è alcun tipo di imbarazzo. I suoi consigli? Sicuramente è molto attento a non esagerare con i complimenti. Poi se sono in disaccordo con qualcuno, che sia una compagna o un membro dello staff, lui è sempre dalla parte degli altri. La cosa più importante è che lui, alla fine, cerca sempre di trovare una parola giusta per tutto”.

Cantore chiede: quanti capelli perdi in spogliatoio?
In realtà non molti! Canto si lamenta sempre del fatto che, quando mi lavo i capelli, dopo la doccia, per evitare di bagnarmi la schiena o la maglietta, continuo a stare a testa in giù e vado in giro per lo spogliatoio tutto il tempo così. Lei è a fianco a me in spogliatoio, quindi la infastidisco sempre. Il mio rapporto con Sofi Cantore? Non vorrei che si montasse la testa, però direi che è essenziale per il gruppo che ci sia una come lei. Anzi Canto ha sempre quella battuta pronta che nessuno avrebbe mai il coraggio di dire e lei la riesce sempre a fare”.

Che ricordo hai di quando giocavi con i maschi del Concordia?
Ho un bellissimo ricordo: ho iniziato a giocare con i maschi nell’anno in cui avevo quasi deciso di smettere, per fare atletica. In realtà avevo ancora voglia di giocare, almeno per un paio di volte a settimana, così andavo ad allenarmi con questa squadra. Nel giro di un mese mi sono ricreduta e ho deciso di giocare a calcio e basta: ho fatto quattro anni lì. Era la stessa squadra in cui avevano giocato mio padre, mio nonno e mio fratello, veramente un bellissimo ambiente, dove tutti gli allenatori e dirigenti sono rimaste delle persone amiche”.

Verona-Tavagnacco?
Quello fu un gran gol, però è stata anche un po’ di fortuna. Era ancora il girone di andata, verso dicembre, ovviamente il Tavagnacco era una delle squadre contro cui fare punti. Quella era la rete del 3-1: ricordo che il nonno mi aveva chiamato prima della partita, come fa sempre per darmi un ultimo consiglio prima della gara, e quella volta mi disse ‘Mi raccomando tira in porta’. Ricordo che avevo fatto un contrasto e perso palla, dopo un rimpallo fortunoso l’ho recuperata e mi sono trovata lì in mezzo alle avversario: non sapevo cosa fare e ho deciso di tirare. Poi ho solo visto la palla che entrava e io che pensavo non fosse possibile, a quel punto c’è stata un’ondata di entusiasmo da parte di tutte. Poi abbiamo fatto un altro gol e abbiamo vinto. L’assist a Pasini? È anche più probabile che faccia assist, invece che gol (ride, ndr). È più emblematico e mi ricordo di essere stata particolarmente contenta anche per quell’assist”.

L’estate prima della chiamata dell’Hellas?
Tutto fu al termine di una stagione complicatissima, perché non ero praticamente mai riuscita ad andare a scuola. Giocavo a Verona, facevo da pendolare e ho avuto moltissime trasferte con la Nazionale Under 19. Ho finito veramente con l’acqua alla gola. Dopo la maturità, a luglio, sono andata alla fase finale dell’Europeo proprio con l’Under 19 e poi, quando siamo tornate, dopo un paio di settimane ho fatto il test per entrare a Medicina. Nel frattempo ero stata chiamata all’Hellas ed era iniziata la preparazione. Il test di Medicina? Andò molto bene e all’inizio non pensavo, perché quando avevo fatto il test ero uscita arrabbiata perché avevo sbagliato a gestire il tempo. Pensavo di non averlo passato e invece andò bene”.

Quasi sempre presente in Serie A, 57 presenze dal 2017?
Sono stata fortunata, perché sono capitata in un Verona che dà molta possibilità di giocare a noi giovani. L’anno scorso ci sono state partite in cui eravamo per nove-undicesimi del 2000. A dire il vero il fatto di poter giocare è stato proprio l’aspetto che mi ha motivata più di tutti. Un gruppo unito? Forse proprio la giovane età, l’entusiasmo di tutte. Questo è stato di contributo all’animo della squadra. All’inizio ci è probabilmente mancata un po’ di esperienza, non c’erano persone a guidarci o su cui potessimo fare affidamento. In questa stagione è stato davvero importante, secondo me, trovarmi al fianco giocatrici più esperte come Solow e Sardu nel mio caso. L’infortunio di Nichele? L’infortunio di Nena ha cambiato un po’ le sorti dell’anno, perché lei è un tipo di centrocampista, un po’ più offensiva e fantasista, che secondo me ci manca. Avrebbe fatto veramente comodo, ma ora l’importante è che si rimetta al meglio possibile da questo stop”.

I migliori riferimenti offensivi?
Mentirei se dicessi di preferirne una all’altra, hanno tutte caratteristiche diverse e con tutte mi sono trovata bene. Quando si capisce di cosa ha bisogno ognuna diventa abbastanza facile imparare a trovarsi. Paso sai che devi darla la palla sui piedi e poi se la gestisce, Benny Glionna puoi anche darle la palla lunga che la prende a prescindere, mentre Canto e Vale Pirone sai che sono punte centrali, con diversi modi di giocare, ma serve capire cosa ti chiedono”.

Ilaria Lazzari è la più giovane della squadra?
Quella che sembra più giovane. Lei è importante per la squadra, è esuberante. È quella con cui, in casa, ho maggiori controversie… ma le voglio bene. Lei, come dicevo prima per Canto, è un importante elemento di coesione per tutte, e non voglio farle troppi complimenti”.

Credit Photo: Hellas Verona Women