Nei giorni scorsi Eleonora Goldoni si è concessa ad un’intervista, di Mario Giunta per Panini, dove ha ripercorso il suo percorso da calciatrice ed il suo amore per il calcio: “Da piccolina ero incontenibile –ricorda Eleonora Goldoni- avevo un fratello più grande che giocava e molti palloni che giravano per casa. Rompevamo tutto per la gioia di mamma. Mio padre, quando avevo cinque anni, mi portò a San Siro a vedere l’Inter-Reggina, me lo ricordo come se fosse ieri, mi prese la maglietta di Christian Vieri che mi arrivava sino alle caviglie”.
La calciatrice poi aggiunge: “Da li ho lottato tanto, papà era d’accordo e mamma no. All’età di 7 anni andai al primo allenamento con la squadra del mio paese, che era solo di maschietti“.
In stagione episodio particolare, poi, capitato alla centrocampista, ex Inter, Napoli e Sassuolo, finita tra i pali della Lazio: “Ho il guanto del portiere nell’armadietto perché in Como Women – Lazio, giocata qualche mese fa, Cetinja è stata espulsa e avevamo finito i cambi. Alla fine andai io perché le mie compagne ricordavano che in una partitella avevo giocato in porta. Ho preso la sua maglia e i suoi guanti e tempo due secondi e avevo preso un gol. Furono 8 minuti di assedio, un’esperienza fighissima mista a incubo. Siamo riuscite a portare a casa la vittoria”.
La chiacchierata termina sul movimento femminile sul quale la calciatrice emiliana classe ’96 non ha dubbi: “Rispetto a qualche anno fa è in crescita esponenziale. La Nazionale si è qualificata al prossimo Europeo, in livello in Serie A e in Serie B è cresciuto notevolmente e c’è stato anche il primo album Panini femminile. Viviamo in un momento storico transitorio, io ho giocato con ragazze che hanno dato il via al professionismo ma non hanno avuto la fortuna di poterlo vivere”.