Francesca, la decisione di porre fine alla carriera in estate. Perché? E quanto è stato difficile prendere tale decisione?
“Durante il lockdown ho avuto il tempo necessario per riflettere su cosa fare della mia vita. Sapevo di dover prendere una scelta, perché a breve mi sarei laureata. Penso sia stata la decisione più difficile della mia vita, ho sofferto e ho pianto tanto anche se ho sempre cercato di farmi vedere forte. Il motivo principale è che il calcio femminile in Italia non dà da vivere, o per lo meno non se sei svizzera, dove il costo della vita è elevato. Se avessi deciso di continuare mi sarei sentita un peso economico per mia mamma (che ha fatto tanti sacrifici in questi anni per farmi studiare e farmi giocare a calcio) e non sarebbe stato facile convivere con questi pensieri. Non avevo la mente libera e in quanto tale non ero in grado di dare tutta me stessa e quindi ho deciso di fermarmi a malincuore e di fare un passo indietro.
Inoltre a 25 anni sentivo il bisogno di essere indipendente e di avere più tempo libero”.

In questi mesi cosa ti manca di più del calcio?
“La domanda giusta sarebbe cosa non ti manca.. perché mi manca tutto. Sentire quella tensione pre partita, il rumore dei tacchetti, esultare per i goal, sacrificarsi l’una per l’altra. Ma soprattutto mi mancano le mie compagne con cui ho condiviso tutto, in particolar modo Longo, Fusetti, Tucceri, Rinaldi e Vitale con cui ho un legame forte e con cui ho condiviso momenti speciali. Seguo sempre le partite e faccio il tifo per loro, nonostante tutti sanno che i miei colori preferiti sono neroazzurri, ma nel femminile per me esiste solo il Milan. Sono fiera e orgogliosa di aver indossato i colori di un Club così prestigioso”.

Hai mai rimpianto la tua vita calcistica?
“No mai, rifarei tutto quello che ho fatto perché sono cresciuta sia come calciatrice che come persona. Sono stati gli anni più belli della mia vita. Ho un solo rimpianto, o meglio rammarico, che ancora oggi se ci penso mi fa male: lo spareggio perso (valevole per lo scudetto) contro la Juventus quando giocavo nel Brescia. Quell’anno è stato pazzesco e non ci meritavamo un finale così”.

L’idea di tornare a giocare non ti stuzzica?
“Ho ricevuto, inaspettatamente, molte offerte sia da squadre di Serie A, che di B che di C ma non ho mai pensato di accettare. Nella mia vita ogni volta che ho preso una decisione non sono mai tornata indietro, ma questa volta non sono così sicura sia così (ride ndr). Però al momento sto bene così, anche se continuo ad allenarmi duramente ogni giorno”.

Cosa manca al calcio femminile per affermarsi del tutto in Italia
“Il famoso professionismo di cui tanto si parla e che dovrebbe arrivare nella stagione 2022/23, a quel punto senza tetti massimi di stipendio i Club potrebbero ingaggiare giocatrici di calibro internazionale, che di conseguenza aumenterebbero il livello del calcio italiano. Inoltre, le calciatrici sarebbero tutelate a livello assicurativo e previdenziale poiché godrebbe delle stesse tutele dei colleghi uomini (fondo di fine carriera, ecc) Bisogna però ammettere che negli ultimi anni sono stati fatti dei grandi passi avanti, sia a livello di infrastrutture sia a livello di visibilità, dove le partite vengono trasmesse su importanti piattaforme come la Rai e come sky sport”.

Raccontaci i momenti più belli della tua carriera…
Sono davvero tanti ma cerco di racchiuderli il più possibile. Con il Balerna il momento più bello è stata la vittoria del campionato di seconda lega e la salvezza della stagione successiva in prima lega. Con il Brescia l’esordio in A, la vittoria della Supercoppa Italiana e la vittoria contro l’Ajax in Champions League. Invece con il Milan sono indecisa tra la vittoria contro la Juve per 3 a 0, o il 2 a 2 fatto al 93esimo con goal di Vitale sempre contro la Juve. Sono state tutte partite da batticuore, molto emozionanti. Il calcio per me è tutto e mi ha dato più di quanto io abbia dato a lui”.

Ora cosa sogni di fare?
“Adesso sogno di trovarmi un buon lavoro (mi sono laureata da poco in Gestione d’impresa e delle tecnologie digitali) nell’ambito del Digital Marketing/Social Media. Ho tanti progetti su cui sto lavorando, vorrei fare un po’ di esperienza qui e poi trasferirmi altrove. Ma vivo giorno per giorno senza focalizzarmi troppo sul futuro”.

Come l’hai presa la notizia di tuo cugino Alessandro Martinelli?
“È stato destabilizzante, mi ha fatto male come se fosse capitato a me. Alessandro è un ragazzo d’oro, ha riposto tutti i suoi sogni nel calcio.. andando via di casa a soli 14 anni e questa notizia è stata un boccone amaro da digerire.
È sempre stato un po’ il mio idolo, la persona a cui mi sono sempre ispirata, di lui ho sempre invidiato la grinta, la tenacia, ma soprattutto la sua umiltà: poche parole e tanti fatti. Da piccoli giocavamo sempre a calcio insieme, come scordarsi “giochiamo a scartaggi?” mi faceva impazzire. Poi insieme abbiamo condiviso l’esperienza Brescia, andavo spesso a vederlo giocare. In ogni caso lui è un guerriero e sono sicura che troverà la strada giusta dove potrà dimostrare le sue qualità. E chissà.. magari un giorno faremo di nuovo qualcosa insieme.. in altre vesti”.

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