Maria Korenciova, portiere del Milan femminile, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di FHS. Ecco le sue parole:

 

Sulla carriera:
«Ho deciso di andare all’estero quando avevo 23 anni. Ho finito il mio quarto anno di college. Ho vinto il campionato slovacco e la Coppa con i Bratislava Slavs e ho disputato tre volte la Champions League. In Repubblica Ceca avevo molte compagne di squadra della nazionale e spesso giocavamo tornei o partite amichevoli contro squadre ceche. Sapevo che sarebbe stata sicuramente una svolta per me, e allo stesso tempo, grazie alla somiglianza della lingua, non avrei avuto problemi ad adattarmi al nuovo ambiente e a provare cosa significa “vivere da soli ” per la prima volta. A fine stagione ho avuto l’opportunità di andare in Germania.  Ho trascorso tre anni all’SC Sand. Dopo tre anni, ho deciso che volevo essere fiduciosa con me stessa e giocare con più continuità. Così sono andata in Svizzera, che mi ha offerto buone condizioni e allo stesso tempo la sicurezza di un ambiente amichevole, poiché altre cinque slovacche giocavano a Neunkirch in quel momento. Abbiamo vinto campionato e coppa, ma il club ha chiuso a fine stagione per problemi economici e ho dovuto cercare velocemente una nuova destinazione. Ho ricevuto un’offerta dal Friburgo, che a quel tempo aveva un ottimo staff con il portiere della nazionale tedesca. È stata una sfida per me. Sono rimasta in panchina per sei mesi, ma poi ho iniziato a dimostrate le mie potenzialità. Abbiamo chiuso al terzo posto, cosa davvero non facile nel campionato tedesco. Prima della fine della stagione ho ricevuto un’offerta dall’Italia. Carolina Morace mi ha scritto e voleva sapere cosa avevo in programma per la prossima annata. Dato che non ho mai avuto una posizione stabile in Germania, e ovviamente per via del nome “Milan”, non ho esitato molto e ho firmato il contratto. Ora gioco per il terzo anno consecutivo».

Sulla Bundesliga:
«La Germania è stata una grande scuola per me. Ho imparato molto lì. A differenza della mia precedente esperienza, ogni singola partita è stata una lotta. Non sai mai come andrà a finire. L’unica cosa che è chiara è… che se non dai il 100%, non vincerai. È una competizione molto equilibrata e le squadre provenienti dalla seconda serie hanno un grosso problema a tenere il passo. È fisicamente complicato e tatticamente impegnativo. La partita rischia molte volte di finire all’ultimo minuto. Bayern e Wolfsburg si sono un po’ disgregati negli ultimi anni, ma è logico, viste le loro condizioni finanziarie completamente diverse rispetto agli altri club. Giocando per le squadre di media classifica, ho sempre avuto molto lavoro da fare. Non importava se giocavamo contro il Bayern o il Wolfsburg, ogni errore significava un gol. Quindi sostanzialmente qua dovevo affrontare top team di quel calibro, sapevo che dovevo dare il massimo. Penso che giocare in Germania mi abbia decisamente alzato l’asticella».

Sulla differenza tra Serie A femminile e Bundesliga:
«Il campionato italiano si sta muovendo bene. Ogni anno fa grandi passi avanti ma ci vorrà del tempo prima che l’Italia possa raggiungere il tedesco. Lo conferma anche in Champions League, dove i club italiani non giocano ancora un ruolo così importante. La Serie A è ogni anno sempre più equilibrata e attrae migliori giocatori dall’estero. Tuttavia, non è adatta a tutti. Ma è più o meno come nel calcio maschile. Ogni paese ha il suo stile e questo vale anche per il calcio femminile. Il calcio italiano è decisamente più tecnico».

Sul Milan femminile e la prima gara a San Siro:
«Ci alleniamo al Vismara di Milano, solitamente al mattino, dove si allena tutta la gioventù. Finora abbiamo giocato una partita a San Siro. Lì abbiamo incontrato la Juventus lo scorso ottobre. Storicamente è stata la prima partita e finora l’ultima. A quanto pare potremmo giocare lì la Champions League l’anno prossimo, ma resta da vedere».

Sull’Italia, Milano e futuro:
«Dolce vita in Italia (ride). Sì, mi trovo molto bene qui. Buon cibo, bel tempo, qualcosa di interessante ad ogni angolo per rallegrare la giornata. Ma che sia anche un idillio di lavoro e di vita, non ne sono del tutto convinta. La mentalità italiana è davvero molto diversa da quella a cui ero abituata. Penso che tornerò sicuramente qui dopo la mia carriera, ma solo per una vacanza (ride)».

Sulla Nazionale slovacca:
«La maggior parte dei giocatori della nostra nazionale gioca per club stranieri. Tuttavia, abbiamo ancora un quadro relativamente giovane che ha bisogno di tempo per maturare. Arrivare alla fase finale del torneo è il sogno di ogni singola giocatrice. Il livello delle nazionali europee è alto e continua ad avanzare».