Gianpiero Piovani ha vinto per la seconda volta la “Panchina d’oro” nel calcio femminile. Premio ampiamente meritato per i risultati ottenuti in questi anni a Sassuolo. Intervistato da Tuttosport, il tecnico neroverde ha parlato della stagione con il Sassuolo ma anche dei suoi trascorsi e del suo futuro: “Questo premio ha un sapore particolare, sono felice per me, ma in realtà lo ricevo insieme alla società, allo staff e alle mie ragazze. Qui ho ritrovato l’aria di famiglia che avevo respirato a Piacenza negli anni della mia carriera da calciatore, c’è massima sinergia tra le varie componenti e una politica condivisa che punta alla crescita dei giovani, nel settore maschile come in quello femminile”.

Lei, però, il premio lo avrebbe dato a Rita Guarino. 
“Mi sembra un po’ ingiusto che di fronte ai risultati di questi ultimi quattro anni non l’abbia ancora vinto. La ammiro molto per la sua umanità e la sua sincerità. Ha una squadra forte, è vero, ma non sempre questo vuol dire vincere…”.

Glielo potrà dire direttamente domenica prossima in una gara cruciale nella corsa scudetto. Come la state preparando? 
“Credo che lo scudetto sia un discorso chiuso, se la Juventus ha vinto tutte le partite da inizio stagione a ora vuol dire che ha qualcosa in più di tutti. Noi cercheremo di dare il massimo, riuscire a ottenere uno o più punti sarebbe fantastico”.

Diverso il discorso per il secondo posto: siete a 5 punti dal Milan a 5 giornate dal termine e con lo scontro diretto alla penultima giornata. Ci crede? 
“Certo che ci credo, dipende molto da noi: le rossonere hanno margine di errore, noi no. Ma finché c’è vita, c’è speranza e in questo caso è davvero così: se ci riusciremo avremo fatto qualcosa di straordinario, idem se non ci riusciremo. Abbiamo scalato una montagna importante, questo gruppo era considerato da metà classifica e nonostante un lungo elenco di infortuni le ragazze sono riuscite ad andare oltre ogni aspettativa”. 

Per fare un nome, Bugeja. Si ricorda quando le hanno dato del “pazzo” a puntare su una sedicenne? 
“Eccome, mi dicevano che sarebbe stato alto il rischio di bruciarla se l’avessi messa in campo sin da subito. Lei ha iniziato con noi a 14 anni, quest’anno ho chiesto e ottenuto di integrarla in prima squadra e sin dai primi allenamenti ho capito che avrebbe potuto giocare. Ha grande forza fisica nonostante l’età ed è molto umile: purtroppo negli ultimi mesi la pubalgia la sta penalizzando, ma lei riesce comunque a mostrarsi al massimo”.

Qualche altra giovane di prospettiva nel suo mirino? 
“Una è già con me, dai tempi di Brescia, ed è Tomaselli. Se guardo alla Serie A dico Glionna, mi piacerebbe allenarla perché rispecchia le caratteristiche che avevo da giocatore e quindi potrei aiutarla a crescere. Ho avuto modo di dirglielo lo scorso anno, ma lei ha fatto una scelta diversa…”.

Mai dire mai. La aspetta a Sassuolo anche il prossimo anno? 
“Sono in scadenza di contratto, ma non ci sono motivi per cui dovrei lasciare. Non nascondo la mia ambizione e credo che sia arrivato il momento di compiere un ulteriore passo in avanti: abbiamo guadagnato molto in credibilità in questi anni, il Sassuolo è diventato palcoscenico molto appetibile”.

Il suo sogno, anche da bresciano, è tornare su quella panchina che le ha aperto il mondo del calcio femminile? 
“A Brescia ho lasciato un lavoro a metà che prima o poi mi piacerebbe portare a termine, visto che adesso la società sta mettendo le basi per il ritorno in Serie A. E poi, come ogni tecnico, il sogno è la Nazionale”.

Credit Photo: Federico Fenzi