Anche la Capitana della Juventus Women, Sara Gama, ha partecipato ai festeggiamenti del sesto Scudetto bianconero, il terzo, come ricorda lei stessa, nell’era del professionismo nel calcio femminile. Uno Scudetto che, fin dal termine della regular season, sembrava un obiettivo sempre più concreto, che ha preso forma con il tempo.
La numero 3 bianconera ha inoltre sottolineato che la bellezza di questo sesto Scudetto deriva da un gruppo che si è solidificato sia grazie alle calciatrici già presenti, sia a quelle arrivate, che hanno subito capito l’importanza del DNA Juventino: «Questo è lo scudetto del ‘Non siamo mai andate via’, credo che abbiamo avuto una pausa in questi due anni, e adesso abbiamo ricostruito quella che è l’identità di questo Club. Il valore di questa squadra è sempre stato chiaro, ero arrabbiata quando non lo dimostravamo, e adesso sono felicissima, perché si è visto tutto.»
Si sa che il professionismo in Italia è arrivato molto di recente, dopo che le bianconere hanno portato a termine la fila di cinque scudetti consecutivi, e quindi ha un sapore ancora più bello e speciale proprio perché è il primo che le bianconere portano a casa all’insegna del professionismo, un traguardo davvero impensabile fino a qualche anno fa, questo «è lo scudetto del terzo anno del professionismo, e per me è stato qualcosa di speciale, è il numero 3 che torna sempre. Quando vuoi vincere, devi mantenere un certo standard nel tempo, e questa squadra l’ha fatto, peraltro ha ampi margini di crescita. Siamo contente, perché siamo un bellissimo gruppo, e voglio ringraziare tutte le mie compagne, quelle che ci sono da tempo, anche quelle che sono arrivate a inizio stagione e quelle che sono arrivate a stagione in corso, tutte si sono integrate benissimo e hanno capito qual è l’anima di questo Club.»
La capitana ha inoltre affermato con certezza che la squadra ha sempre avuto un potenziale molto importante che non ha trovato modo di sprigionarsi nel corso degli ultimi due anni, ritenuti difficili e pieni di ostacoli da superare. La cura è stata, secondo lei, credere nelle proprie armi e sfruttarle per raggiungere gli obiettivi: «C’era solo bisogno di ridonarsi slancio, abbiamo lavorato tanto ed è incredibile l’apporto che hanno avuto su chi sta qui dall’inizio e su chi è arrivato tempo dopo. Come in tutte le squadre, ci sono varie anime che vanno integrate, e quindi brave anche a noi che siamo qui dall’inizio e a chi è arrivato. Quando c’è una linea e si va per un obiettivo comune secondo determinate cose è facile allinearsi, e così è stato quest’anno.»
In chiusura, Gama ha dichiarato che cominciare la stagione presto e con diversi fronti aperti da portare avanti in parallelo ha aiutato la squadra a darsi un ritmo e, nel corso del campionato, un tono e uno stato di forma che sono stati mantenuti nel tempo. I sacrifici, dunque, sono stati soltanto il punto di partenza per arrivare, invece, alla gioia del tricolore: «Per noi è stato solo uno stop, e lo dico con molto rispetto per le avversarie, perché non ci siamo espresse al nostro meglio. Il segreto è che abbiamo lavorato tantissimo, abbiamo cominciato la stagione prestissimo e faticato in maniera estrema, quest’anno abbiamo cambiato anche modo di giocare, tante di noi hanno fatto un calcio uno-a-uno che non avevamo mai fatto nella nostra vita, e che ha richiesto molti sforzi, che ha portato il Mister e che noi abbiamo abbracciato attraverso il lavoro, i sacrifici e anche i momenti in cui si sacrificano le famiglie e non riposi. Abbiamo giocato la Champions, abbiamo festeggiato con enorme entusiasmo il passaggio che è arrivato e che abbiamo preparato bene e come volevamo, e si è solidificato un gruppo. Abbiamo giocato ogni tre giorni e sacrificato delle cose, ed è una scelta che ognuno fa, e abbiamo fatto tutte la stessa scelta.»