Non siamo soliti rispondere a chi esprime opinioni su di noi, in primo luogo per una ragione di eleganza. Ma questa volta credo che sia opportuno riflettere sulle parole che Elena Linari ci ha dedicato. Linari, che ha il merito e l’onore di rappresentare in maglia azzurra tutto il calcio femminile italiano, ha recentemente rilasciato un’intervista dove si è espressa sui limiti attuali del nostro movimento.

Elena Linari ha detto: “Il calcio femminile italiano è in ritardo perché l’italiano medio accende su Rai Sport e non vede nomi di squadre che colloca geograficamente. […] Tutte le squadre dovrebbero essere ricollegate e ricollegabili al maschile, anche per dare protezione alle ragazze. Se ti chiami Orobica, Tavagnacco e Florentia normale che manchino le risorse se arriva una pandemia come questa. Se ti chiami Fiorentina, Juve e Roma non succede”.

Ci sono alcune osservazioni da fare. La più importante riguarda la faccenda della protezione, perché la frase rischia di scivolare un pochino oltre i limiti del consentito, verso la diffamazione gratuita. Dopo le grandi risorse che abbiamo messo a disposizione del calcio femminile italiano, investendo in strutture, competenze, marketing e, soprattutto, in benessere per le atlete, non abbiamo intenzione di subire in silenzio questa prepotenza. Allo stesso modo, naturalmente non abbiamo intenzione di venire meno ai nostri doveri di protezione verso le atlete a causa di questa pandemia.

La seconda osservazione riguarda la pur legittima opinione che il futuro del calcio femminile non possa che passare dal salvifico interesse del calcio maschile, ripresa da Linari ma sentita più e più volte da diversi addetti ai lavori, soprattutto giornalisti e giornaliste. Da questo punto di vista non dovrebbe esserci bisogno di sottolineare che Orobica, Tavagnacco e Florentia SanGimignano sono in Serie A per meriti raggiunti sul campo, ossia giocando, vincendo e perdendo partite. Nello sport, per gli amanti dello sport, questi “particolari” dovrebbero ancora contare qualcosa.
In futuro, continueremo a giocare, perdere e vincere partite, con la solita passione.

Da parte nostra, non siamo così sicuri che “vestirsi da club maschili” sia l’unica via per promuovere il calcio femminile. In Europa esistono importanti campionati dove accanto a grandi club maschili esistono ottimi club femminili, contribuendo allo spettacolo e alla creazione di comunità e narrazioni dove la differenza è un valore.
Noi cerchiamo di dare il nostro contributo allo sviluppo del calcio femminile, nel modo più serio possibile e investendo molte risorse esclusivamente in nome di una passione, come molte giocatrici che ci conoscono sanno bene. Proviamo a essere non solo una testimonianza del passato del nostro sport, fatto di generosità, correttezza e tenacia, ma anche a essere uno strumento per il suo futuro, che dovrà essere fatto di valori, sostenibilità e professionalità.

Ci sembra che siano dichiarazioni infelici di tal genere a indicare come il più grande limite del calcio femminile sia in primo luogo al nostro interno, quando non crediamo nelle nostre forze collettive o ci dimentichiamo chi ha sostenuto il movimento fino a oggi. Elena Linari con queste frasi offende il lavoro di persone che da anni vivono il calcio femminile mettendo la propria passione e le proprie risorse prima di ogni cosa. E questo ci dispiace.
Tommaso Becagli
Presidente Florentia SanGimignano

Credit Photo: Florentia SanGimignano