Correva l’anno 2017, era il 25 Giugno di un estate caldissima e mi ritrovavo per il terzo anno consecutivo con la maglia della Res Roma a giocare una finale scudetto Primavera.
Potevamo entrare alla storia, quell’anno davvero. Nessuno mai aveva vinto tre scudetti consecutivi in questa categoria.


Eravamo a Firenze dal giorno prima per prepararci al meglio e stavamo andando col pullman al campo, quello stesso stadio, il Gino Bozzi, che già l’anno prima ci aveva regalato la stessa emozione: diventare Campionesse d’Italia.
Entrammo dentro gli spogliatoi, la pressione era tanta; era tutto l’anno che ci allenavamo per quello, ed arrivavamo alla finale da imbattute. Eravamo le favorite.
Entrammo in campo per il riscaldamento insieme alle calciatrici dell’Inter, la nostra rivale, una squadra molto forte, tra le altre le nerazzurre schieravano Merlo e Bonfantini per citarne solo due. Si percepiva tanta tensione. Gli spalti erano pieni, c’erano tante bandiere della Roma che sventolavano con i nostri tifosi che ci acclamavano, e c’erano i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto e seguito ovunque nel mio percorso.
Dopo il riconoscimento il mister, Fabio Melillo, ci disse “Oggi andiamo a scrivere la storia” ed entrammo in campo con il fuoco dentro.
All’entrata ci fu un boato dalle tribune, c’erano tante telecamere e tantissima gente a vedere questa partita. Ricordo ancora il lungo respiro che feci appena l’arbitro mise in bocca il fischietto.
Ci fu il fischio d’inizio e tutta l’ansia e le paure scomparvero: correvo solo con adrenalina pura in corpo. Il primo tempo andò benissimo, tanto che pensavamo di avere in pugno la vittoria grazie alla doppietta di Claudia Palombi. Nel secondo tempo arrivarono i problemi: l’Inter non aveva nulla da perdere e ci mise sotto sfruttando delle nostre disattenzioni. Fecero il 2-1 all’ottantesimo e la situazione si fece critica. Faceva caldissimo ed eravamo parecchio stanche; i minuti sembravano non passare mai. Minuti di recupero. Ultima occasione per loro: pareggio, 2-2. Ci crollò il mondo addosso, tutti gli sforzi sembravano vanificati. Andammo direttamente ai rigori, ci sembrava surreale. Salì la paura di fallire. Iniziarono i rigori: le undici ancora in campo di entrambe le squadre erano abbracciate in mezzo al campo per difendere un sogno. Mi ricordo ancora che dal centro del campo guardai mia madre e mio padre insieme agli altri genitori che soffrivano più di noi. Non ne sbagliammo nemmeno uno, l’Inter prese un palo e un altro lo parò il nostro portiere.


Eravamo Campionesse d’Italia, per la terza volta consecutiva.
Avevamo scritto la storia di questa competizione e di questo club.
Alzammo il trofeo tra cori e abbracci. Chiamale se vuoi emozioni.

Claudia Natali
Credit Photo: Florentia Calcio Femminile