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Nella passata stagione a difendere i pali della Roma XIV, capitanata da Arianna Monti, è stata Licia Felicella. L’estremo difensore, nativo di Siracusa, ha accettato la corte nella scorsa estate del team biancoblù caro al presidente Mauro Elisei ed allenato nel campionato 2020-2021 da Mirko Di Francesco. La classe ’76 al termine dell’annata ha detto però basta con il calcio giocato: abbiamo raggiunto il portiere ex Lazio per qualche battuta proprio sul torneo archiviato nello scorso giugno.

Licia come è stato tornare in campo la scorsa estate dopo lo stop causa pandemia?
“Tornare in campo la scorsa estate per me è stato sorprendente, è proprio il caso di dirlo. La pandemia a marzo del 2020 ha interrotto quella che immaginavo sarebbe stata la mia ultima stagione. L’amarezza è stata doppia: fino a quel momento con le mie compagne della Lazio avevamo portato avanti un bel campionato arrivando vicine alla promozione e il mio ultimo anno si stava interrompendo in maniera brusca. Sono partita per le vacanze pensando di non dover ricominciare con una preparazione quindi puoi immaginare la sorpresa quando è arrivata la chiamata di Maurizio Monti, allora dirigente del Decimo quarto, e poi di mister Di Francesco, che avevo già conosciuto e con cui avevo appena concluso il campionato di calcio a 8”.

Sei entrata a far parte del Decimo Quarto. Come ti sei integrata? Cosa ti ha spinto a sposare questo progetto?
“Conoscevo la realtà del Decimo e gli sforzi che presidente e dirigenza hanno fatto in questi anni. Hanno vissuto nel recente passato stagioni importanti ma le ultime per loro, compresa quella giocata insieme, sono state molto difficili e vissute con non pochi sacrifici. Ho accettato la sfida e quando Maurizio e Mauro mi hanno chiesto di dargli una mano per conservare il titolo e raggiugere la salvezza”.

Per voi l’inserimento nel girone C di terza serie. Che campionato è stato?
“Le basi già preannunciavano una stagione tosta. L’inserimento nel girone C la rendeva ancora più dura. Il calcio femminile sta cambiando: lo abbiamo visto con gli ultimi campionati dei Serie A e B, soprattutto con il campionato cadetto che è diventato molto competitivo ed entusiasmante, giocato ad un’ intensità sempre più elevata. Ecco vivere questo girone mi ha dato la sensazione di un possibile cambio di passo anche per la terza serie. Un campionato molto interessante in cui soprattutto far crescere le giovani. Occorre però offrire loro un’ omogeneità di contesti ancora lontana con società sempre più strutturate, organizzate e animate da persone sempre più competenti”.

Quali erano i tuoi obiettivi?
“Per quanto riguarda i miei obiettivi in ogni stagione sono sempre stati gli stessi: primo fra tutti divertirmi e per me il divertimento è una cosa seria che può passare solo attraverso una buona prestazione. La prestazione la puoi fare solo attraverso il lavoro, l’impegno, la voglia di superare i propri limiti, ma anche di accoglierli e accettarli, la curiosità e il desiderio di imparare sempre, perché c’è sempre un gesto, una situazione, una lezione che ti aspetta dietro l’angolo, fino all’ultimo secondo”.

Il girone d’andata per voi ha portato tre vittorie e tre pareggi. Quali erano gli umori dopo il giro di boa?
“Che non sarebbe stato un torneo semplice lo sapevamo, eravamo abbastanza consapevoli delle nostre capacità e dei nostri limiti e li dove potevamo fare risultato siamo riuscite a portare a casa i punti. Certo giocare un campionato per raggiungere la salvezza è difficile perché ti trovi tante volte a dover recuperare palla dentro la porta e questo dal punto di vista dell’umore è difficile da gestire. Riesci a farlo attraverso l’esperienza, noi avevamo tante giovani in squadra quest’anno e sicuramente un po’ di questa esperienza possono darla come acquisita”.

Nel girone di ritorno avete chiuso all’ottavo posto con 22 punti. Come è andata la seconda parte di campionato? Soddisfatte della stagione?
“Io direi che la squadra può ritenersi soddisfatta della stagione, anche perché al di la delle difficoltà già scritte sulla carta e riscontrate sul campo abbiamo avuto anche quelle messe davanti al nostro cammino dalla seconda ondata di pandemia, che a noi ha colpito in pieno. L’annata è stata emotivamente provante e spero che in futuro si possa avere una considerazione sempre maggiore per la salute di tutti quelli che vivono il campo. Lo spettacolo non può sempre andare avanti a tutti i costi e bisogna capire quando alcune misure sono percorribili davvero e non sono invece soltanto una soluzione di facciata”.

Come hai trovato il livello del vostro girone?
“Ho trovato il girone C un bel girone, abbastanza omogeneo e di buon livello. Ho incontrato squadre ben organizzate, alcune giocando anche con una certa intensità e questo mi fa pensare come già detto che qualcosa stia cambiando anche in Serie C”.

Per te che stagione è stata?
“Per quel che riguarda me non posso che ritenermi soddisfatta dell’anno appena trascorso: è stato un anno pieno, dentro e fuori dal campo. Un anno in cui sono riuscita a chiudere il cerchio, portando a termine un percorso universitario un po’ travagliato, in giurisprudenza, e avendo la possibilità di farlo chiudendolo con una tesi su quello che mi appassiona di più: il calcio, in particolare quello giocato dalle donne, e il tema della discriminazione, nella specie quella di genere. È stato un percorso impegnativo ma molto molto interessante”.

Cosa ti resterà di questa stagione?
“Le discussioni con il mio preparatore dei portieri, che se adesso sta leggendo, sicuramente si starà mettendo le mani nei capelli e sorriderà ma a gennaio non sorrideva. La bellezza dei rapporti che si instaurano sul campo che quando sono onesti, sinceri e finalizzati all’ obiettivo comune portano sempre ad una crescita condivisa. Mi porto le ultime tre partite, quelle giocate con la consapevolezza che sarebbero state le ultime, con addosso la malinconia che contraddistingue i saluti mista alla gioia di tutta la vita e le emozioni vissute e contenute su un campo. Più che di questa stagione mi piace dire che sono soddisfatta di come sia andata la mia carriera: non sempre ho ottenuto quello ho desiderato, non tutti i sogni si sono realizzati e non esattamente come li avevo immaginati, alcuni nuovi sono arrivati durante il percorso e chissà, forse avrei potuto fare di più questo non lo so ma so che oggi sento di aver dato tutto. Non sempre basta crederci fino in fondo, non sempre è l’ultima chiave del mazzo che apre la porta ma vale la pena provarci e crederci sempre perché quello che viene fuori e che è venuto fuori è un viaggio straordinario”.

Resterai nel mondo del calcio?
“Continuerò ad allenare, come ho fatto negli ultimi anni, nel settore giovanile e proverò a crescere in competenza continuando il percorso da allenatore con i corsi di Coverciano”.