L’Accademia SPAL Femminile milita nel girone B di serie C dove si sta contraddistinguendo, settimana dopo settimana, per prestazioni convincenti e sempre più mirate a dimostrare il suo valore in un campionato sempre più competitivo e ricco di talento. Silvia Chiellini, difensore della squadra estense, ci ha concesso un’intervista in esclusiva per parlare di questo e delle sue esperienze nel calcio femminile.
Le estensi, a dispetto delle aspettative e dei pronostici che prevedevano la loro permanenza a metà classifica, si trova al quarto posto e a soli due punti di distanza dal Sudtirol (che è terzo). Questo risultato è lo specchio della motivazione di una squadra che vive ogni partita come se fosse una finale, senza sottovalutare mai l’avversario anzi, procedendo con l’accortezza di chi è consapevole del peso di ogni punto guadagnato e perso. La rosa è composta sia da ragazze d’esperienza, ma anche da calciatrici con un’età anagrafica bassa sintomo di una grande attenzione rivolta alle giovani promettenti che, proprio a Ferrara, stanno trovando il giusto spazio per sbocciare.
“Ciò che ci ha contraddistinto da inizio stagione ad oggi è la nostra perseveranza e la nostra capacità di affrontare ogni gara come fosse una finale. Se pensiamo che l’obiettivo della SPAL Femminile era l’8°, il 7° e/o il 6° posto e guardiamo l’attuale classifica, si ha ancora più l’evidenza di quanto da me precedentemente riportato. Abbiamo vinto addirittura contro club dal budget notevolmente superiore ed alcuni di essi sono dietro di noi in classifica. Inoltre, aggiungo, con una rosa e spesso un undici titolare composto da 2008 fino a 2004″.
Con queste premesse è facilmente comprensibile la decisione della classe ’97 di accettare la proposta del DS Martini e del club. Le motivazioni? Una forte fiducia e stima reciproca tra lei e Mattia Martini, unita alla voglia di far parte di una squadra e di una piazza storica come quella di Ferrara, i cui tifosi non mancano di far sentire il proprio affetto.
“Data la fiducia e il rapporto umano che intercorre con il direttore sportivo Martini da anni, da quando io ero a Livorno e lui in Serie A e poi in Liga, ho subito creduto nel progetto da lui proposto. La SPAL inoltre penso sia un club a cui non si può dire di no: per importanza della piazza e storia della stessa. Basti pensare al numero di tifosi ed alla coreografia della Curva Ovest ad ogni partita. Disputare il derby contro il Ravenna al “Paolo Mazza” è stato incredibile”.
Giocatrice di esperienza con un background formatosi tra squadre italiane e straniere, Silvia Chiellini ha imparato tanto dalle squadre in cui ha militato. Proprio questi insegnamenti fanno di lei una giocatrice attenta e metodica, capace di essere perseverante. Allo stesso tempo, la rapidità d’azione e di pensiero (tipica del calcio spagnolo) le è utile per interpretare il gioco delle avversarie e prevederne le azioni. Tutto ciò, condito con una buona dose di equilibrio sia nei bei momenti che in quelli più difficili (e questo nello specifico) è ciò che le stato insegnato giocando nella SPAL.
“Partendo dalla mia prima squadra, ossia il Livorno, ho preso atto dell’importanza dell’applicazione e del perseverare. Elementi questi che ho ritrovato anche a Chieti e Crotone. Con il Ciudad de Murcia ciò che mi sono portata nel mio personale bagaglio calcistico é la capacità di pensare rapidamente ed anticipare la giocata avversaria. La SPAL, invece, mi è stata utile nel capire, stemperare e/o gestire le pressioni in partita e le stesse durante i periodi di stress stagionale, ma allo stesso tempo anche i picchi di entusiasmo ed euforia. Qui ho fatto mia un’ovvietà che forse proprio ovvia non è: i risultati si ottengono dall’equilibrio e dalla capacità di gestione”.
Il calcio femminile, in Italia, sta crescendo a piccoli passi e uno di questi è il raggiungimento del professionismo per la Serie A. Questo, però, non è che un punto di partenza: anche le serie cadette, infatti, necessitano delle medesime tutele e diritti specie se si pensa che talvolta le squadre sono talmente in difficoltà da non potersi iscrivere ai campionati d’appartenenza. Da non sottovalutare, poi, il lavoro di scouting che viene compiuto proprio in serie B e C nell’individuazione dei giovani talenti. Senza questi provvedimenti il sistema calcio femminile rischia di implodere e venir spazzato via come un castello di carte davanti ad un soffio di vento.
“A mio avviso il sistema attuale è un gigante dai piedi di argilla, perché se tanto è stato fatto per la Serie A non si può dire lo stesso per le serie minori. Ciò potrebbe essere un problema, in quanto è da lì che vengono selezionati i giovani talenti oppure è lì che si mandano in prestito le migliori Under delle Primavere 1, al fine di farle crescere e consacrare per il grande salto. Bisogna attuare politiche di sostegno e supporto a favore della Serie B e della Serie C, altrimenti rischiamo una implosione del sistema calcio femminile. In Spagna, tutto ciò non accade perchè: “Prima che calcistica, la differenza tra l’Italia e la Spagna è uno scarto culturale, sociologico ed antropologico. In Spagna si è capito che lo sport è sport: indipendentemente dall’essere uomo o donna, indipendentemente dal sesso. Il resto é riflesso e conseguenza di quanto detto in precedenza”.
Come difensore centrale la numero 3 spallina trova delle somiglianze fisiche e di approccio al gioco con Marja Ana Milinkovic dell’Inter. Pensando alla proprie caratteristiche, però, un altro ruolo che le sarebbe potuto andare a genio è quello dell’attaccante con il 9 sulla maglia, capace di creare le occasioni migliori per andare a segno.
“Per struttura fisica e modalità di interpretare il ruolo di difensore centrale, assomiglio molto alla bosniaca Marja Ana Milinkovic dell’Inter, la quale sta proponendo prestazioni importanti in questa Serie A 2024/2025. Poi, al suo lato, vi è Ivana Sanz, ex capitana del Real Madrid e capitana della Spagna campione del Mondo: una spalla ed un esempio importante per crescere e migliorare. Essendo io una calciatrice strutturata a livello muscolo-scheletrico e ritenendomi una ragazza cognitiva, sicuramente non sarei stata una goleador, ma avrei lavorato al fine di creare spazi per gli inserimenti delle mezzale o delle compagne di reparto, oppure avrei sviluppato il mio ruolo lavorando sugli appoggi corti“.
Il calcio, per Silvia, è una questione di famiglia: suo fratello infatti è proprio quel Giorgio Chiellini che per anni ha militato nella Juventus e che, a buon diritto, fa parte della blasonata storia del club bianconero. Da lui la calciatrice ha ereditato il ruolo ma ha anche cercato di assorbire quello spirito di sacrificio e forza di volontà che sono necessarie per vivere in maniera giusta lo sport e tramite cui si raggiungono quelli che sono gli obiettivi preposti.
“Giorgio è per me un esempio di vita prima che di calcio: di lui ho sempre apprezzato ed ho tentato di emulare lo spirito di sacrificio e la grande volontà di applicazione. É con il lavoro e l’attività quotidiane che si raggiungono i traguardi individuali e di squadra”.
Nel lasciare un messaggio per i lettori di Calcio femminile italiano, la giocatrice estense è stata molto breve se non lapidaria nel pronunciare quella che è una grande verità. Non esiste un Calcio più valido ed uno meno valido, perchè lo sport è il medesimo sia che venga praticato dagli uomini che dalle donne.
“Voglio chiudere sottolineando che il calcio è il calcio: indipendentemente dall’essere uomo o donna”.