Il calcio femminile sta vivendo un periodo di grande crescita, con un’onda di popolarità che sta infrangendo ogni record, come dimostra l’ultimo Campionato Europeo, che ha superato ogni aspettativa in termini di pubblico e visibilità.
Nonostante l’entusiasmo attuale, il cammino non è stato semplice. Un ostacolo storico fu il divieto imposto alle donne in Inghilterra di praticare il calcio, tra il 1921 e il 1971. Nel corso dei decenni, il calcio femminile ha riconquistato popolarità, combattendo pregiudizi e discriminazioni che ne avevano minato dignità e autorevolezza.
Una delle discriminazioni più evidenti, insieme a quella salariale, riguarda il palcoscenico in cui le atlete si esibiscono: in quasi tutti i campionati europei, le squadre femminili giocano in stadi secondari rispetto alle loro controparti maschili.
Tuttavia, qualcosa sta cambiando. L’Arsenal femminile ha giocato per la prima volta all’Emirates Stadium nel 2023, registrando il tutto esaurito, e dalla stagione 2025/2026 diventerà la loro casa principale per la maggior parte delle partite.
Questa non è solo una tendenza inglese. In Europa, altre società hanno dimostrato quanto siano importanti questi palcoscenici. La partita tra Barcellona e Real Madrid, giocata al Camp Nou nel 2022, è considerata “la partita che ha cambiato il calcio femminile”, con un’affluenza di 91.553 persone ad animare il maestoso stadio blaugrana.
Eventi come la finale di Euro 2025, disputata al St. Jakob Park, il più grande stadio svizzero, hanno confermato che l’interesse del pubblico è reale. L’idea che le squadre femminili non siano in grado di riempire stadi più grandi è ormai superata.
E in Italia? Negli ultimi anni le partite giocate nei grandi stadi sono state poche e circoscritte a occasioni speciali. Tra gli esempi più significativi ci sono la Roma all’Olimpico per la Champions League contro il Barcellona nel 2023, il primo Milan-Inter a San Siro nel 2024 e il ritorno della Juventus all’Allianz Stadium per un big match contro la Roma, sempre nel 2024.
Sebbene coordinare le due squadre comporti il superamento di ostacoli strutturali e logistici, come la gestione del campo da gioco e la sovrapposizione dei calendari, questi investimenti sono necessari per la crescita. È ora che anche l’Italia segua l’esempio dei paesi che per primi hanno creduto e dato visibilità al mondo femminile.
Aprire i grandi stadi alle squadre italiane invierebbe un messaggio chiaro e inequivocabile: il calcio femminile è una realtà professionale solida che merita maggiore visibilità. Significa riconoscere il valore delle atlete, offrire loro il palcoscenico che meritano e dimostrare a tutto il Paese che il calcio femminile è finalmente protagonista.






