Photo Credit: Pagina Facebook FC Pro Palazzolo

Gaia Drera è una ragazza nata nel 2003 che abita a Cologne (provincia di Brescia) e ha come passione il gioco del calcio, più precisamente gioca in porta. In passato ha militato in formazioni come Brescia, Montorfano Rovato e Pro Palazzolo.
Oltre a giocare a pallone lavora a Castelli Calepio (Bergamo) e ha come obiettivo giocare nella squadra maschile di calcio a sette, anche se in realtà ci sono molti ostacoli per riuscirci nell’intento: per questo abbiamo chiesto a Gaia cos’è successo.

Gaia ti va di raccontarci la situazione?
«Vorrei giocare nel Valcalepio Seven, una squadra formata da amici e colleghi di lavoro, che gioca nel campionato CSI di Bergamo. Ho chiesto di essere tesserata, in quanto vorrei farne parte, ma il CSI me lo ha negato perché per loro è un torneo maschile e io non posso disputare tale campionato. Ho letto il regolamento e non c’è nessuna regola che vieti ad una ragazza di giocare in questo campionato, così ho chiesto ad uno dei dirigenti della squadra di informarsi sulla questione e gli hanno dato una risposta negativa. Ho deciso, quindi, di inviare personalmente un’email al CSI Bergamo per avere dei chiarimenti. La risposta è stata no, in quanto il campionato è riservato esclusivamente a tesserati di sesso maschile come scritto da regolamento in vigore e che se avessi voluto giocare avrei dovuto iscrivermi ad un campionato femminile di calcio a sette che mi permetteva di giocare in un contesto adeguato. Dicendomi inoltre che il loro intento è quello d’incentivare il calcio femminile: io sono d’accordo con quest’affermazione, però la scelta è mia e vorrei poter decidere dove giocare, perché nessuno dovrebbe vietare ad una ragazza di essere tesserata in una società che milita a livello provinciale soprattutto perché nel regolamento non c’è nessun divieto in merito. Dopo questa risposta ho chiesto di mandarmi la parte del regolamento in cui si dice che effettivamente il campionato è solo maschile e che io non posso giocare, ma stavolta non ho avuto alcuna risposta».

Hai mai pensato di poter giocare in una squadra femminile di calcio a sette?
«Si ci ho pensato, però in questi anni ho fatto varie partite in diversi tornei maschili e ho notato che riuscivo a giocare senza causare nessun disagio, né ai miei compagni né ai miei avversari. Grazie a tutte queste esperienze ho constatato che giocare in una squadra maschile fosse una scelta giusta per me, anche per il fatto che mi permette di unire la mia passione per il calcio con la possibilità di giocare con i miei amici».

Come ti sei mossa successivamente?
«Ho parlato con Priscilla Palombi, avvocatessa dell’Associazione Italiana Calciatori e mi ha risposto che non sapeva come aiutarmi per convincere a farmi tesserare. Purtroppo, non ho nessuno dalla mia parte che mi sostiene ed essere da sola a lottare contro tutti non è facile».

Cos’hai imparato da questa vicenda?
«Due cose. Che per incentivare il calcio femminile, ma è un discorso che si può espandere anche ad altri sport, si dovrebbe permettere ad una ragazza di poter giocare con i maschi, soprattutto nelle categorie amatoriali. E poi che del diritto di giocare non gliene importa a nessuno e che l’unica a combattere per questa cosa sono solo io».

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Gaia Drera per la disponibilità.

Elia Soregaroli
Nato il 12 luglio del 1988 a Cremona, Elia ha sempre avuto una grande passione per il mondo del giornalismo, in particolar modo a quello sportivo. Ha tre esperienze lavorative in questo settore, IamCalcio, ManerbioWeek e BresciaOggi, un workshop con l'emittente televisiva Sportitalia, e uno stage curricolare con il Giornale di Brescia. Si avvicina al calcio femminile nel 2013 grazie ai risultati e al percorso del Brescia CF e da allora ha cominciato ad occuparsi anche del movimento in rosa.