Il calcio è da sempre uno dei più efficaci strumenti di protesta. La lotta per il gender equality sta rimbalzando da una parte all’altra del globo ed ancora una volta lo sport è protagonista. La battaglia sta trovando terreno fertile nel calcio femminile per ovvi motivi: le differenze di consapevolezza tra quello maschile e quello in rosa hanno imbastito il tutto.

Il Sahel algerino è una piccola perla del continente africano. Arroccato tra il deserto del Sahara, la savana del Sudan e le catene montuose, è stato sconvolto dallo stupro e l’omicidio di una giovane. L’aggressore ha ricevuto una denuncia anni fa dalla vittima per violenze. A quel tempo le forze dell’ordine non hanno alzato un dito, ed ora si sono ritrovati a fronteggiare un movimento più grande di loro. Nonostante le manifestazioni siano vietate per la pandemia, le donne sono scese in piazza ad Algeri chiedendo giustizia. L’occasione è stata sfruttata per rimarcare la necessità di diritti equi per le ragazze. Anche l’Africa pian piano si sta allineando per le pari opportunità.

Però fatti del genere non possono ancora accadere. Le donne della regione del Sahel hanno deciso di mettersi letteralmente in gioco. Per la terza volta, hanno organizzato un torneo di calcio femminile, manifestazione volta alla rivalutazione del ruolo della donna. Molte le squadre che sono state felici di accogliere questo invito a partecipare. In primis Houria Hamza, una casalinga di 37 anni che si è voluta cimentare in questo sport, più per il significato che per altro. Queste le dichiarazioni dell’algerina: “Le donne prima non erano libere, non potevano lavorare fuori casa. Ora abbiamo diritti, possiamo essere avvocati, piloti o fare qualsiasi altro lavoro, e siamo uguali agli uomini”. Segnali di progresso essenziali per riporre fiducia nel futuro.  Proprio Horia è riuscita a conquistare il trofeo ai rigori contro il villaggio di Tabouda incoraggiate da decine di “colleghe”.

L’uso dello sport per unire dovrebbe essere sempre una prerogativa, anche se ultimamente tutto ciò si sta vedendo sempre più raramente. Dopo secoli di patriarcato, è logico che le signore si siano stancate di questi soprusi. Parlando da componente della società maschile, mi sento in dovere di chiedere scusa sperando in un futuro di convivenza tra i due generi. Comunicando invece da uomo a uomini, lasciamogli il loro spazio, ne hanno bisogno.