“Italians do it better”: un detto famoso che in un certo qual modo glorifica gli italiani nel mondo, ma è sempre valido? Meglio cosa? Praticamente tutto?
Un motto che ha espanso il suo bacino d’azione portando il credo italico in giro per il mondo, quindi gli italiani fanno meglio tutto: pizza, cibo, sesso, gesti, musica, sport. Ma questo motto vale anche per il calcio femminile? Meno, molto meno ma resta un dato di fatto: sempre più giocatrici italiane lasciano il bel paese per nuove avventure straniere.
Anche se ne è passata di acqua sotto ai ponti e la condizione economica delle calciatrici in Italia, negli ultimi dieci anni, è notevolmente cambiata resta sempre un qualcosa di diverso (che le valorizza ancor di più) se le nostre calciatrici affermate in patria vanno a testare il gioco all’estero.
Eleonora Goldoni, un esempio di attaccante vissuta che partita dalla New Team Ferrara delle Bucaneers si era trasferita alla East Tennessee State University per giocare in un paese dove sì il calcio femminile contava, ai tempi, di più che da noi. Ma non è stata la sola: anni fà anche calciatrici come Marta Carissimi, Sara Gama, Raffaella Manieri, Ilaria Mauro e Katja Schroffenegger sono tutte partite dall’Italia, per approdare in compagini di successo all’estero (parliamo di Stjarnan, Paris Saint-Germain, Turbine Potsdam e Bayern Monaco, tutti clubs che giocano nella Women’s Champions League), hanno vinto Coppe e Campionati e poi sono ritornate nel Belpaese con un bagaglio di esperienza notevole e una maggiore considerazione e caratura internazionale.
Questo mito, o meglio migliore condizione economica, solo in questi ultimi anni stà crescendo sempre di più. Aurora Galli, centrocampista ex Juventus, fu tra le pioniere a sperimentare l’Inghilterra tra le file dell’Everton, ma nessuno forse aveva pensato che questa fase era solo al suo inizio: della “fuga delle nostre calciatrici all’estero”.
Arianna Caruso, la centrocampista ex Juventus, ha trovato casa al Bayern Monaco, Giulia Dragoni la giovane fantasista, che dopo Inter e Barcellona, è stata un anno in prestito alla Roma per poi rientrare tra le file bleu-grana. Sofia Cantore, classe 1999 che con la Juventus Women ha conquistato, solo quest’anno, lo Scudetto e la Coppa Italia, è diventata il trasferimento più oneroso nella storia di questo sport. Il Washington Spirit, società che milita in National Women’s Soccer League, la massima serie degli Stati Uniti, ha esercitato l’opzione per pagare la clausola della calciatrice e strappare l’attaccante alle Campionesse d’Italia. Lisa Boattin, dopo un Europeo in chiaro scuro, è già in viaggio per gli USA all’ Huston Dash in NWSL. Valentina Giacinti, l’attaccante ex Roma, è stata ingaggiata dal Galatasaray e non ultima Elena Linari che dopo cinque stagioni in giallorosso e 147 presenze, parte per l’ Inghilterra per una nuova avventura nella Women’s Super League.
A mio avviso questo fenomeno deve fare riflettere, se da un lato i Club italiani incassano e possono gestire meglio le spese societarie molto ristrette dall’altro vi è la diminuzione d’interesse mediatica (già fin troppo bassa) per valorizzare il nostro movimento italiano. Chissà, sarà solo l’inizio ma se il gioco si trasforma troppo presto in business è da monitorare poiché potrebbe avere un effetto bumerang che nel tempo non porta troppi benefici al nostro calcio femminile.






