Photo Credit: SMS Francesca Monti

Katia Serra, giornalista ed opinionista, la prima donna a rivestire il ruolo di commentatrice tecnica in una finale della Nazionale maschile (al trifonfo di Wembley), per poi proseguire con la Nazionale femminile agli Europei in Inghilterra, e sempre impegnata a valorizzare il Movimento del Calcio Femminile in Italia e nel Mondo.

In una lunga intervista al quotidiano Nazionale SMS (SpettacoloMusicaSport), Katia a modestamente dichiarato:Ho sempre messo l’etica del lavoro al primo posto, davanti a qualsiasi obiettivo o tornaconto, quindi mi piacerebbe vedere che ci fosse in generale, non solo nel calcio, meno esasperazione e più cultura sportiva”.

Katia, è in onda su Rai Radio 1 e Radio 1 Sport nel ruolo di commentatrice tecnica delle partite dei Mondiali di Qatar 2022 a “Tutto il Mondiale minuto per minuto”. Come sta vivendo questa nuova avventura?
Le nuove esperienze sono sempre molto stimolanti da affrontare. Ero abituata alla tv con ritmi e tempistiche leggermente diversi rispetto alla radio e ho cercato di adattarmi velocemente alla situazione. Con il mio carattere molto energico ed essendo una persona che non si fa problemi a parlare in fretta sono riuscita a sposare le esigenze radiofoniche. Sono in Italia e non a Doha, quindi si vive solo marginalmente, esclusivamente attraverso le immagini televisive e i racconti di coloro che sono in loco, l’atmosfera legata ad un grande evento come i Mondiali, fuori e dentro gli stadi. Sono dell’idea che essere sul posto non solo aiuti a lavorare meglio ma sia anche un arricchimento personale. E’ importante scoprire differenti culture, confrontarsi con colleghi di altre nazioni, vedere nuovi stadi, quindi è naturale che questo mi manchi ed è un peccato perché lo avrei vissuto volentieri. Ma non è colpa della radio, è semplicemente una decisione organizzativa dettata dal budget che è stato ridimensionato dal momento che l’Italia non si è qualificata ai Mondiali”.

E’ un torneo iridato che, nonostante l’assenza della Nazionale Italiana, è molto seguito dagli spettatori italiani e lo dimostrano i grandi ascolti che stanno ottenendo le partite trasmesse su Rai 1…
“Non sono stupita. Siamo in un periodo in cui, considerato il freddo, viene naturale stare a casa a guardare la tv. Ero convinta che i Mondiali sarebbero stati seguiti comunque perché scendono in campo grandi nazionali e si ha la possibilità di vedere le partite in chiaro sulle reti Rai, con la massima fruibilità per tutti. E’ il risultato che mi aspettavo”.

L’edizione di Qatar 2022 è stata al centro di diverse polemiche, dalle morti sul lavoro alla violazione dei diritti. Qual è la sua opinione a riguardo?
Sul dibattito che c’è attorno a questo torneo iridato controverso ci sarebbe da dire tanto, mi limito a definirli i Mondiali dove il dio denaro ha ahimè indirizzato tutto, sia l’assegnazione sia le varie scelte che sono state fatte. Chiaramente sono molto indignata per quello che è accaduto, dalle morti sul lavoro nella costruzione degli stadi, al ricatto della Fifa nel sanzionare i capitani se avessero messo al braccio la fascia arcobaleno. Si è persa un’opportunità, perché lo sport è un’occasione per allargare gli orizzonti, includere ed estendere i diritti a tutti, a prescindere da razza, religione e orientamento sessuale. Ci sono stati coinvolgimenti a vario titolo di tante persone legate a questo evento e mi mette molta tristezza. Questo Mondiale è la fotografia concreta di quanto calcio e politica vadano di pari passo e non è un binomio vincente”.

Qual è la squadra che l’ha delusa di più?
“Il Belgio. Al di là dell’assenza pesante di Lukaku che ha giocato solo 45 minuti che tra l’altro sono stati determinanti in negativo, con gol sbagliati, mi hanno deluso sia il gioco sia lo spirito con cui i belgi sono scesi in campo”.

E quella che invece l’ha sorpresa in positivo?
La squadra che mi è piaciuta di più è stata il Giappone. E’ riuscita a giocare al massimo delle sue possibilità grazie ad uno spirito combattivo caratteristico dei samurai giapponesi, ben guidati in panchina da Moriyasu che è stato un grande stratega. Sono usciti ai rigori contro la Croazia e mi è dispiaciuto perché, al di là dei risultati ottenuti, il Giappone aveva un gioco che coinvolgeva. Mi viene in mente, per sdrammatizzare un po’, la canzone di Holly e Benji che ha reso celebri il cartone animato e i suoi protagonisti che diceva “Holly si allena tirando i rigori, Benji si allena parando i rigori”, ma in quell’occasione purtroppo non è andata così. In generale apprezzo molto la cultura e il carattere che contraddistingue i giapponesi”.

Passando al calcio femminile, per la prima volta dopo cinque anni in Serie A non c’è il predominio della Juventus ma un maggiore equilibrio, con la Roma in testa alla classifica…
“Stiamo assistendo al campionato più bello di sempre perché si sono livellati i valori e anche una piccola che lotta per non retrocedere può portare via punti ad una grande. Questo equilibrio rende appassionante la sfida per la zona Champions, per lo scudetto e la salvezza. La Roma quest’anno è molto forte. Il fatto che non ci sia più l’egemonia della Juventus e che potrebbero esserci verdetti diversi dal passato sono segnali utili ad un movimento che continua ad evolversi e che deve puntare ad appassionare più persone possibili”.

Dopo l’eliminazione ai gironi agli Europei 2022 quali pensa possano essere le prospettive per la Nazionale femminile in vista dei prossimi Mondiali?
Agli Europei abbiamo toccato il fondo, non parlo tanto dei risultati quanto delle prestazioni e dello spirito che è stato smarrito totalmente. Credo sia indispensabile prendere delle decisioni che analizzino dettagliatamente la situazione per affrontare il Mondiale 2023 con la consapevolezza che sarà una tappa per far fare esperienza a coloro che verranno convocate. Personalmente spero che l’Italia si presenti in Australia e Nuova Zelanda con una squadra più giovane e che nel frattempo siano state risolte delle situazioni che ad oggi esistono e non aiutano la Nazionale ad esprimersi al meglio. Se qualcuno pensa di andare al Mondiale e raggiungere risultati importanti non ha ben chiaro quello che è il nostro potenziale attualmente. Ci sono giovani calciatrici di talento e lo hanno dimostrato nei club in cui giocano. Devono solo accumulare esperienza internazionale per migliorarsi nel proprio percorso”.

Il 1° luglio 2022 è stata una data storica per il calcio femminile italiano con il passaggio al professionismo. Cosa manca ancora per fare un ulteriore step?
“Il passaggio al professionismo è fondamentale. Oggi una bambina può investire sulla sua passione per il calcio perché è un lavoro a tutti gli effetti e lo è diventato per tanti addetti, non soltanto per chi gioca. Non mi piace invece che, per disinteresse o per poca voglia di andare a fondo nei problemi, si tenda a replicare modelli tecnici e organizzativi tipici del mondo maschile che però al nostro livello non possono funzionare e non aiutano lo sviluppo delle nostre specificità. Per storia, numeri, cultura e business il calcio maschile e quello femminile sono sempre distanti. Già vediamo dei segnali che non sono incoraggianti, come pensare che tutto regni attorno al denaro, fare scelte che non hanno senso per guadagnare cento euro in più, o giocatrici che non mollano nonostante sia palese che non siano più fisicamente all’altezza. Siamo in una fase delicata dove è stato fatto un passaggio epocale ma per essere sostenuto e stabilizzato c’è la necessità di seguire una direzione diversa”.

Cosa si augura per il 2023?
“Ho sempre messo l’etica del lavoro al primo posto, davanti a qualsiasi obiettivo o tornaconto, quindi mi piacerebbe vedere che ci fosse in generale, non solo nel calcio, meno esasperazione e più cultura sportiva, perché lo sport ha realmente un forte valore educativo, formativo e sociale e quindi mi auspico che sia valorizzato al massimo in questa sua funzione. A livello generale mi auguro che finisca presto la guerra e che la crisi energetica, economica e ambientale che stiamo attraversando trovi al più presto delle soluzioni concrete. In questo periodo guardo al futuro con una preoccupazione che non mi ha mai contraddistinta. Oggi l’egoismo ha prevaricato tutto il sistema e quindi bisognerebbe tornare ad una consapevolezza diversa per aiutare il mondo a stare in piedi in modo più stabile”.

Paolo Comba
Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.