Credit Photo: Juventus Women

Joe Montemurro, dopo 3 anni sulla panchina bianco nera, viene consensualmente salutato dalla società. Un addio per certi versi scioccante se pensiamo che la squadra è seconda in campionato, con una seconda fase ancora tutta da giocare (sebbene sulla carta e con i numeri alla mano la Roma procede alla conquista del suo secondo titolo consecutivo) ma sopra tutto se pensiamo che l’esonero arriva a ridosso di una importante gara, contro la Fiorentina in Coppa Italia.

Alla base di tutto vi era, a mio avviso, il rinnovo contratto per il tecnico delle prossime stagioni: di qui la trattativa tra la società ed l’ex mister non ha dato, i termini di risultati, i frutti sperati.

“Vincere, è l‘unica cosa che conta”, è la frase che si legge su una parete di Vinovo quando si ha l’invito al Club Women, ebbene il motto creato dal fondare Agnelli è stato sempre preso alla lettera e come accade nel settore maschile se non ottieni i risultato voluti, o meglio attesi, può capitare (anche ai migliori) di cadere nelle scelte aziendali.

Giusto o sbagliato, non tocca a me dirlo, ho sempre apprezzato mister Montemurro per la sua franchezza ed il suo carattere tecnico: non si è mai tirato indietro a rispondere, con termini schietti e pungenti, neanche quando lasciò lo stadio di Lione in Champions League (con al suo fianco Rosucci in lacrime per l’eliminazione della competizione). Oppure dopo aver perso in Campionato sia a Biella che al Tre Fontane contro la capolista Roma.

112 incontri disputati ( di cui 66 gare in Serie A, 18 in Coppa Italia, 4 in Super Coppa e 25 in Champions League) questi i numeri di un tecnico che nel bene o nel male ha lasciato un segno tangibile ai colori bianconeri.

Credo, però, che le sue 80 vittorie, 1 scudetto, 2 Supercoppa Italiana e 2 Coppa Italia potranno essere un buon bagaglio per il suo prossimo incarico, inserito già al suo palmares ricco di risultati: due titoli in Australia, conquistati con il Melbourne City, e uno in Inghilterra, con l’Arsenal, sono il suo biglietto da visita.

Ma poi siamo sicuri che le vittorie, o le sconfitte, siano sempre e solo da attribuire al suo tecnico? In fondo in campo di gioco, nelle gare, non entra il tecnico. Si suo è il modulo, sue (o forse in parte) le scelte tecniche di formazione (a volte legate a fattori fisici, infortuni, oppure di risentimenti che ti fanno cambiare all’ultimo le scelte e tattiche), ma chi gioca per 90 minuti è tutta la squadra! Molte volte mi è capitato di vedere il tecnico scuotere la testa, in panchina, oppure in Inglese sbottare per scelte sbagliate delle calciatrici che hanno regalato palla alle avversarie per la troppa fretta di reazione ad una azione. Quindi affermare che le colpe sono sempre e solo di chi gestisce la distinta, non è a mio giudizio giusto, e si dovrebbe di più valorizzare ciò che un professionista (di qualsiasi livello) porta come concetti in una squadra.

La sua ultima intervista sul campo, l’ha rilasciata al sottoscritto al Viola Park, dove alla domanda quanto ci credeva al passaggio del turno nella competizione di Coppa era stato, come sempre, puntuale: “La Juve ci crede tanto! Io ci credo tanto, siamo i detentori del titolo e dobbiamo sempre essere in campo per vincere”.

Che dire altro, a livello personale, grazie mister!

 

 

Paolo Comba
Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.

1 commento

  1. Quello che mi è sembrato di notare in maniera netta è stata la sua ostinazione nel perseguire atteggiamenti che tecnicamente cozzavano con le caratteristiche e qualità della squadra a disposizione. Non saremmo arrivati ad esempio ad una Sembrant che saluta tutti di punto in bianco e ad una Nilden totalmente demotivata che chiede di andar via… L’incapacità ad esempio di leggere ed impostare diversamente le sfide successive con Roma e Fiorentina sono una prova molto pesante nei suoi confronti.

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