Nei giorni scorsi Manuela Nicolosi, assistente arbitrale italo-francese, è stata intervistata da Francesca Bandieri di DiverCity Magazine, nell’ultimo numero di ‘Privilegi vs Alleanze’. Il volto ormai noto su DAZN, che ha mosso i suoi primi passi nella sezione arbitrale di Roma 1, ha lasciato qualche battuta sulla sua passione per il calcio sottolineando: “La prima volta che la mia famiglia mi portò allo stadio a vedere una partita di calcio rimasi estasiata. Feci capire alla mia famiglia che volevo giocare a calcio e loro mi risposero che avrei dovuto fare qualcosa più da ragazza. Quando sono diventata adolescente, poi, mio cugino mi informò sulla possibilità di arbitrare”.
La classe ’80, che gestisce una sua attività lavorativa a Firenze dopo essersi trasferita nel 2004 in Francia per motivi di famiglia, ha fatto parte della terna arbitrale che ha diretto la Supercoppa UEFA tra Liverpool e Chelsea, la Ligue 1, la Coppa del Mondo femminile 2015 e 2019 , le Olimpiadi 2016 e 2020 , gli Europei femminili 2017 e 2022. Sui suoi inizi, invece, ricorda: “La prima volta che mi recai verso il campo mi interfacciai con un responsabile che mi chiese se fossi realmente io l’arbitro alludendo se fossi realmente capace di arbitrare. Il termine arbitra in Italia credo di averlo introdotto io con la mia presenza essendo una delle poche, o uniche. Le mie colleghe dicono di preferire la declinazione maschile arbitro anche se non capisco perché”.
Ai microfoni di Radio Deejay e del Trio Medusa, invece, Nicolosi aveva dichiarato nelle scorse settimane: “Quando inizi ad arbitrare sei completamente sola in campo, perché non hai assistenti fino alla promozione e inizi dai campi di calcio dei giovanissimi. Quindi arrivi sul campo sei sola, ricordo le prime partite dove sono stata più male. Da dei genitori, che potevano essere miei genitori, ricevevo degli insulti veramente pesanti. Io avevo la stessa età, quasi, dei ragazzi che stavo arbitrando. E ricevere quegli insulti ti porta, essendo completamente sola, a crollare e piangere al ritorno negli spogliatoi”.