Nei giorni scorsi Maria Sole Ferrieri Caputi ha parlato sulle colonne del Corriere dello Sport. Questo un estratto delle dichiarazioni rilasciate dal direttore di gara livornese che in apertura precisa: “Arbitro o arbitra non fa differenza. Penso che le cose si cambino facendo e non con le parole. Però da quando sono stata promossa in Serie A è diverso, ora mi sta bene essere chiamata arbitra. All’inizio era arbitro se facevo male arbitra”.
La classe ’90 poi confessa: “Da bambina seguivo il calcio in tv, leggevo tutti i quotidiani sportivi, tifavo per la Nazionale. Un giorno ho visto il Livorno allo stadio, mi sono innamorata. Avrei voluto fare la calciatrice, ma mia mamma disse no e io non ho insistito. Stavo molto all’aria aperta, si giocava a pallone o a nascondino”.
Il direttore di gara che ha debuttato in Serie A arbitrando Sassuolo-Salernitana sugli inizi con il fischietto ricorda: “Verso i 14-15 anni a scuola trovai un volantino sul motorino che pubblicizzava un corso per arbitri. Davano lezioni, ingressi gratuiti allo stadio, rimborso spese, e poi era uno sport, ci si allenava. Ho coinvolto gli amici e ci siamo iscritti. Ricordo momenti difficili come il terzo anno in Serie D, vivevo a Bergamo. O diventavo internazionale o smettevo, ho stretto i denti e ho superato quel momento”.
Il direttore di gara toscano, poi, non nasconde periodi non semplici: “Dal pubblico arriva di tutto. Se sbagliavo c’era chi sottolineava che ero donna. All’inizio è difficile, poi si impara a tararli. Quando è chiaro qual è il tuo ruolo, contestualizzi tutto e non ti pesano più. Si sono fatti passi da gigante negli ultimi dieci anni. Bisogna crescere ancora”.
Sul calcio femminile, invece, Maria Sole Ferrieri Caputi evidenzia: “Le donne si lamentano meno. Pensano a giocare. Protestano se sanno di avere davvero ragione e non per provarci. Accettano di più l’errore. Le partite sono più corrette. E non si buttano per terra. Qualcuna sì, dai. Le difficoltà sono diverse, nel femminile non c’è il Var e nei contrasti o nella valutazione dei falli di mano o nelle dinamiche da rigore non è sempre facile vedere”






