Questo mercoledì, alle ore 17:30, si terrà la presentazione del libro, scritto dalla giornalista Valentina Cristiani, “Non chiamateci quote rosa”. Nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi a Genova a moderare l’incontro, con una decina di note giornaliste in collegamento a distanza, sarà Stefania Secci, giornalista investigativa e attivista contro la violenza di genere.
Durante la presentazione verranno trattate tematiche come quelle dei pregiudizi, che molte volte nascono anche in famiglia per via dei genitori che ostacolano le figlie che vogliono giocare a calcio, considerato ancora “uno sport per maschi”.
Altro tema trattato sarà quello della parità di genere, che in questo movimento manca dato dalla diversità di compensi visto tra maschile e femminile.
Nel libro presenti 40 testimonianze di giornaliste con Giulia Stronati (90° Minuto) e Silvia Pedini (Teleromagna) relatrici di temi come discriminazioni, pregiudizi, violenza fisica e psicologica, battute sessiste, commenti inappropriati, svilimento delle capacità personali, diritto alla maternità negato e molestie.
Io penso che l’educazione ai sentimenti sia la vera rivoluzione – spiega l’autrice Valentina Cristiani – Dall’ultimo rendiconto di genere 2024 presentato dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps, è emerso, ad oggi che a parità di posizioni le donne percepiscono stipendi inferiori del 20% rispetto ai loro colleghi uomini, con lo scarto che addirittura raddoppia quando si parla di pensioni. Le prossime sfide che mi sono posta insieme alla moderatrice Stefania Secci: portare le tematiche del libro nelle scuole per affrontarle insieme agli studenti e un talk televisivo in cui dare voce alle storie di successo di donne che sono riuscite ad infrangere il «soffitto di cristallo» spezzando le catene di genere nel mondo del lavoro, mostrando il loro dietro le quinte, i loro sacrifici, le sofferenze dietro ai loro successi. Perchè, diciamocela tutta, quando ascoltiamo le storie di chi ce l’ha fatta a realizzare quei sogni tanto ambiti, veniamo pervasi da un senso di energia e adrenalina che ti spinge a dire “ce la posso fare anche io“.
Quello che manca alla società odierna è la concezione che la libertà è  un diritto – prosegue Stefania Secci –.Ogni Donna ha il diritto di essere Libera, libera dal pregiudizio, libera dalla discriminazione sessuale, libera di essere se stessa in ogni scelta di vita. E non in quei ruoli dettati dalla cultura patriarcale che vogliono la donna incasellata come fa più comodo. I diritti vanno rispettati, non contestati! E noi non vogliamo essere CORAGGIOSE, noi vogliamo essere Libere! Desideriamo lanciare il messaggio che la forza d’animo, il coraggio, e soprattutto l’empatia può fare la differenza. Non solo nella propria vita ma anche in quella di qualcun altro. Vogliamo essere il cambiamento che desideriamo vedere nel mondo e in questo caso specifico, attraverso le storie che porteremo in sala, vorremo lasciare un segno nel cuore di tutti quelli che ci ascolteranno, tra chi aprirà gli occhi a nuove consapevolezze, a chi si ritroverà in quel percorso di vita traendo nuovi spunti di ispirazione. Vorremo essere una catena umana di ispirazione, luce, speranza, forza e determinazione”.
Giulia Stronati (RAI)

La giornalista Giulia Stronati, volto della RAI, invece aggiunge: “Per una donna farsi largo ed emergere nel mondo del calcio resta doppiamente difficile. Inutile negare che almeno all’inizio ci siano ancora tanti, troppi, pregiudizi nei nostri confronti. Vale in tutti i settori: dalle calciatrici alle giornaliste a coloro che lavorano per i club. Bisogna fare il doppio per dimostrare il proprio valore, ma per fortuna piano piano la tendenza sta cambiando”.

Silvia Pedini (Teleromagna)
A chiudere Silvia Pedini, giornalista di Teleromagna: “Questa è un’occasione per parlare di disparità di genere anche nell’ambito sportivo. Le donne in questi anni stanno crescendo anche a livello dirigenziale e arbitrale. A riguardo, qualche giorno fa, una giovane ragazza chiamata ad arbitrare in una gara a Roma è stata vittima di insulti sessisti, assurdi nel 2025. Siamo l’ultima nazione in Europa per tasso di occupazione, cosa grave. Il femminicidio, invece, per il quale tutti combattiamo è diventato punibile con l’ergastolo. Eventi come questi sono importanti per dare voce a tante piccoli episodi purtroppo spiacevoli”.