La Giornata Internazionale per i Diritti della Donna viene ricordata tutti gli anni nelle scuole, in buona parte dei posti di lavoro, nella vita quotidiana delle persone. La mimosa la fa da padrona, e riempie con il suo profumo particolare quasi tutte le case: viene quindi ricordata come una festa, un qualcosa di bello da festeggiare. Si sa, però, che la storia realmente accaduta ha delle sfumature tutt’altro che positive e, come qualsiasi giornata così importante, non bastano 24 ore per renderle giustizia. 24 ore sono solo una piccola goccia in un oceano d’insulti, minacce e, soprattutto, ipocrisia mascherata da perbenismo.
Purtroppo emerge ancora a profusione nei commenti, negli stadi, sotto ai post, nelle chiacchiere da bar, che certe cose sono considerate soltanto appannaggio degli uomini, tra cui il calcio, simbolo della virilità e, soprattutto in Italia, lo sport cardine della vita quotidiana. Non c’è posto, per le donne, in quest’ambiente o, se c’è, è tale solo in ruoli marginali, di poco conto: una donna non può permettersi di rubare la scena agli uomini e, in ogni caso, quello che lei gioca con gli scarpini ai piedi non è calcio, perché “anche il calciatore maschio più scarso è più forte della donna più brava”, secondo buona parte dei commenti e delle persone che, fondamentalmente, il calcio femminile non l’hanno mai guardato neanche per sbaglio.
In questa giornata che ha sempre un retrogusto un po’ amaro, la Juventus si schiera al fianco delle donne, come fa da dieci anni a questa parte. Sulla pagina Instagram ufficiale della Juventus Women è stato pubblicato un post che ritrae Lisa Boattin insieme ad altre due bambine e lo slogan “More Women in Football”, più donne nel calcio. La squadra bianconera, dopo aver innescato i percorsi delle giovanili, ha lentamente costruito un vero e proprio impero che, grazie al suo impegno nella crescita del settore femminile, ora conta squadre che vanno dalla U-10 alla U-19, un traguardo davvero importante e con un occhio verso al futuro del movimento, considerato anche il grande numero di calciatrici che ricevono la chiamata in Nazionale.
Sempre sul sito ufficiale della squadra piemontese è stato riportato un dato allarmante: una grande percentuale di ragazzine smette di praticare sport prima dei 15 anni un po’ per la pressione scolastica, un po’ per le insicurezze, un po’ per il disagio nel vedere il proprio corpo che cambia, un po’ perché mancano i modelli di riferimento. Solo la visibilità e il giusto rispetto nei confronti delle calciatrici e del loro lavoro (tale solo se giocano in Serie A, poiché unica categoria con il professionismo) potranno, con il tempo, cambiare le cose e la mentalità degli italiani, ancora fossilizzata sull’importanza del maschio e del bisogno della donna in cucina, o a stendere i panni.
Lisa Boattin ha speso qualche parola per raccontare quanto il calcio sia importante per lei, e che cosa significhi avere il privilegio di aver realizzato il suo sogno: «Da grande tifosa della Juventus, giocare con questa maglia è sempre stato per me un sogno. A questo si aggiunge anche l’orgoglio di far parte di un club che sta facendo veramente tanto per il calcio femminile e per le nuove generazioni di giovani calciatrici. Grazie al lavoro e alla crescita quotidiana in un ambiente professionistico e ben organizzato, oggi le ragazze del nostro settore giovanile possono provare sin da piccole a realizzare il mio stesso sogno, cosa che per me alla loro età era impensabile», ha dichiarato dopo aver posato per la foto citata poc’anzi insieme a due giovani calciatrici del vivaio bianconero.
Una canzone recitava, nel suo testo, che sarebbe bello avere Natale tutto l’anno. Per quanto il messaggio di condivisione del Natale sia bello, speciale e veritiero, forse, sarebbe più bello avere rispetto nei confronti della donna tutto l’anno, e smettere di leggere o ascoltare certe notizie ai telegiornali in cui le donne sono direttamente coinvolte per colpa “dell’altro sesso”. Solo allora la “Giornata Internazionale dei Diritti della Donna” sarà soltanto un rafforzativo di qualcosa che c’è già e potrà essere a tutti gli effetti una “festa”. Fino a quel momento, ancora molto, molto lontano, si può solo fare in modo che le cose cambino, in meglio.
Buona Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, con l’augurio che presto diventi un qualcosa che caratterizza la normalità e non 24 ore di flussi infiniti di post, frasi fatte e dichiarazioni volte a lavarsi la coscienza.