Non c’era soltanto il pubblico, ma anche gli articoli sui giornali, aumentati nel tempo: negli ultimi anni c’era già stata una certa attenzione da parte della stampa generalista e dei periodici femminili, ma con il Mondiale l’interesse dei media è aumentato.  E allora ciak, si gira! In questo 2019 sì, si è girato uno dei film più belli e inattesi dello spettacolo italiano: il calcio femminile.
Stilando la classifica delle squadre più forti del Mondiale al termine degli ottavi di finale, il quotidiano britannico ha inserito la squadra di Bertolini al quinto posto, sostenendo se non ci fossimo ancora innamorati un po’ dell’Italia, è perché il mondo non l’ha guardata con sufficiente attenzione. 
 
Non soltanto la stampa parlò del Mondiale dell’Italia, ma se ne è parlato anche sui social, così come nelle discussioni al bar, nelle scuole: ovunque. Provando a districarsi in mezzo ad inevitabili preconcetti, dal semplice e quanto banale «eh, ma non sono come i maschi: si rialzano subito ed il gioco è lento» il pubblico italiano si è avvicinato ugualmente al calcio femminile: Questo anno insomma, ha sicuramente velocizzato un cambio culturale, ha modificato un po’ la testa degli italiani sul calcio femminile perché adesso, oltre alle figure leggendarie del calcio italiano del passato come Carolina Morace e Patrizia Panico ad, le aspiranti giocatrici hanno anche degli esempi attuali a cui ispirarsi di notevole caratura, come Bonansea, Gama, Giacinti, Giugliano, Guagni, giusto per citarne alcune.
Nella finale del mondiale in Francia, l’Italia non c’era, ma per le giocatrici allenate da Milena Bertolini questo Mondiale è stato un successo al di là delle migliori aspettative che si è riflettuto sull’intera penisola e nella coscienza degli amanti sportivi e non solo: la squadra si è spinta oltre i propri limiti con tenacia, qualità e organizzazione di gioco. Ha fatto squadra, come si è visto in un’immagine rimbalzata in quei giorni estivi: quando, dopo aver perso contro l’Olanda, tutte le giocatrici e lo staff della Nazionale italiana si sono riunite, abbracciate, per qualche minuto, e hanno concluso così il Mondiale, con un momento in gruppo. Ed è proprio lì che si è riunita anche tutta l’Italia, in tempi in cui l’unione nel nostro paese, non sembra andare “di moda”. E noi lì, proprio in quegli occhi ci siamo riconosciuti. Tutti quanti. Un crescente interesse dei media ha accompagnato l’arrivo del Mondiale in Francia, con l’Italia che tornava a disputare la fase finale dopo vent’anni e che ha ritrovato un enorme interesse anche nel campionato di Serie A femminile. Nulla lasciava presagire quello che sarebbe accaduto prima, durante e dopo questa memorabile manifestazione sportiva francese.

Tante battaglie si sono incrociate durante il 2019, convergendo in Francia grazie a 552 donne di 24 nazioni diverse, ognuna con delle speranze ed aspirazioni: il professionismo nel calcio femminile per le azzurre, la parità salariale per le oranje (che la Federazione olandese ha promesso entro il 2023), pari condizioni di viaggio e allenamento per le Norvegesi con Ada Hegerberg, stella del O. Lyon e Pallone d’Oro 2018, ad immolarsi per la causa rinunciando alla vetrina Mondiale, alle australiane che chiedevano l’aumento del montepremi (in proporzione solo il 7,5% di quello del Mondiale di Russia 2018), l’uguaglianza di genere chiesta dalle statunitensi (che prima dell’inizio del torneo hanno fatto causa alla Federazione Usa ottenendo una mediazione, era l’8 marzo scorso, con l’accusa di discriminazione di genere istituzionalizzata) la cui vittoria rischiava di fruttare meno rispetto a quanto previsto dalla semplice qualificazione alla fase finale della squadra maschile. Infatti sono uscite vittoriose dalla finale contro le olandesi campionesse d’Europa e con il pubblico ad urlare in coro: equal pay!
Stella indiscussa della Nazionale Usa e del Mondiale, vista la defezione di Ada Hegerberg, è stata Megan Rapinoe, che fra un gol e l’altro ha trovato il tempo di polemizzare con Trump.
Vincitrice del premio ‘The Best’ e del Pallone d’Oro 2019 assegnato da France Football, davanti all’inglese Bronze e alla compagna Alex Morgan, oltre alla Hegerberg, alla oranje Martens, alla brasiliana Marta e all’australiana Kerr.
La calciatrice del Reign si è convertita in un’icona mondiale grazie anche alle sue battaglie fuori dal campo, nei collettivi LGBT (fece coming out nel 2012) insieme alla compagna cestista Sue Bird, e in iniziative contro la disuguaglianza di genere, il razzismo (dal 2016, infatti, come fa già il giocatore di football americano Kaepernick, ascolta l’inno in silenzio per protestare contro le violenze della polizia nei confronti degli afroamericani) e le politiche di Trump verso le minoranze.
Oltre ad avere due mondiali ed un oro olimpico (Londra 2012) nel proprio palmares, la calciatrice californiana dona una percentuale del proprio salario, tramite Common Goal, ad associazioni che utilizzano il calcio come strumento di sviluppo sociale sostenibile. Un gesto che brilla forse più dei numerosi trofei vinti.
Indubbiamente il Mondiale di Francia è servito da cassa di risonanza per tutte queste battaglie, ora il movimento è in crescita, lo testimoniano gli ascolti tv della Nazionale, il grande seguito e supporto che ha avuto, il boom di nuove iscrizioni delle giovani atlete (si parla di un incremento del 40%). Non finisce qui, in Italia si incomincia a parlare di professionismo per le donne (le 23.903 calciatrici italiane hanno ancora lo status di dilettanti, e questo vale per lo sport femminile in generale). L’impatto mediatico del Mondiale, con quasi 24 milioni di italiani incollati alla tv per seguire le azzurre, si è tradotto in una mobilitazione politica e sociale ad ampio raggio: l’emendamento alla Legge di Bilancio in Commissione Bilancio al Senato lascia aperta la porta al professionismo prevedendo uno sgravio contributivo del 100% per tre anni, ma per parlare di un vero passo avanti in materia si dovrà aspettare gennaio/febbraio 2020 quando sarà in discussione la Legge Delega allo Sport, per vedere quali criteri oggettivi definiranno l’utilizzo della legge 91/81 sia per gli atleti che per le atlete di qualsiasi disciplina. Nel 2019 si è innescata una reazione irreversibile, una serie di eventi difficilmente ignorabili quando ci si siederà a discutere di regole, questo potrebbe davvero essere ricordato come un anno spartiacque per un movimento sempre più in crescita. 
In Italia la Juventus ha riconosciuto la sua inestimabile forza grazie ad un tricolore conquistato per il secondo anno consecutivo, e uno supercoppa vinta a Cesena contro la Fiorentina.
Eppure, questo 2019 è stato senz’altro un anno di grandi inizi: nel nostro territorio, abbiamo potuto assistere al primo storico derby milanese tra le due squadre di Milano. Abbiamo visto per la prima volta nella storia l’elezione della squadra dell’anno femminile al Gran Galà del Calcio dell’AIC. Il professionismo entrare “a gamba tesa” nel calcio rosa, all’innamoramento degli italiani per la Nazionale di coach Bertolini, al successo di inestimabile valore ed il riconoscimento come miglior calciatrice dell’anno e pallone d’oro a Megan Rapinoe: simbolo della lotta per l’uguaglianza e i diritti non solo per il calcio femminile.
Insomma, questo 2019 è stato decisamente l’anno dei grandi inizi.
Dunque nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, semmai un semplice augurio di vita e di proseguimento su questa strada intrapresa per il femminile nel mondo del calcio in questo 2020 ormai alle porte. 
Mentre alziamo lo sguardo al cielo e ci concentriamo in un profondo ringraziamento per tutto ciò che abbiamo potuto vedere e assistere, l’augurio che vi faccio e che faccio anche a me stessa è quello di avere più forza ed entusiasmo nell’amare ed apprezzare ogni cosa che sarà e che è stata nin questo rettangolo verde, compreso anche tutto quello che non è più, anche a quel pizzico di sofferenza che fortifica, la forza di osservare i propri errori e la capacità di accettarli, la caparbietà di rialzarsi ogni volta soprattutto quando sembra essere l’ultima, tutto quello che ha seminato allegria e di farne tesoro per costruire un sogno più grande legato a quel pallone che rotola….ecco perché non mi stancherò mai abbastanza di ripeterlo: qualunque tipo di coraggio, perseveranza e felicità riusciate a dare e a “rubacchiare” per far valere la magia nel mondo del calcio femminile, qualunque tipo di felicità riusciate o riusciremmo a procurare o a ricevere, qualunque temporanea elargizione di grazia, basta che funzioni! Affinché si possa viverla fino in fondo contro il sospetto generale e confuso  dell’enigma del tempo. 
Che la volontà e il coraggio di vederci migliorare per arrivare all’uguaglianza sportiva e il sostenimento del movimento del calcio femminile ci prendano ogni giorno in braccio, scardinando ogni tipo di paura che ci fa cadere nell’errore di confondere il fischio d’inizio della partita con quello dell’ultimo minuto, per poi andare a “casa”. Un po’ come le ragazze “mondiali” hanno saputo insegnarci in questo anno così importante per tutto lo sport italiano.
Vi e mi auguro di covare quella sana dose di follia e di coraggio in più senza la quale sarebbe imprudente e insensato vivere.
Oggi è già un altro giorno…e per ogni fine, l’idea che ogni inizio sia sempre migliore.
Per ogni inizio, come è stato quello del 2019, l’idea che il 2020 sia un ulteriore principio di inizi e prime volte, di sogni ancor più grandi da realizzare e raggiungere.

Caterina Baffoni
Nata il 23 maggio del 1994 a Fermo, Caterina ha sempre avuto una fortissima passione per il mondo del calcio e del giornalismo sportivo. Ha conseguito infatti, varie esperienze in questo settore, a partire dalla prima nella stagione 2012/2013 come addetta stampa per la squadra della sua città (Fermana FC), per poi collaborare con varie testate giornalistiche del web come TuttoJuve.com, Juventibus, TuttoMercatoWeb etc. E' stata ospite opinionista alla TV ufficiale della Juventus (Jtv) e tutt'ora collabora con Radiobianconera spaziando a 360 gradi sul mondo calcistico, sia maschile che femminile. Si avvicina a quest'ultimo, grazie alla passione che l'ha sempre animata dato che anch'essa ha potuto giocare a calcio si da ragazzina, oltre ad undici anni di pallanuoto. Oltre allo sport, ama viaggiare e nutre grande sentimento per il mare.