Photo Credit: Frosinone Calcio Femminile

Il Frosinone guidato da Mister Francesco Foglietta è uno degli outsider della Serie B femminile: da neopromosso sta andando avanti per la propria strada macinando punti e insediandosi nei paraggi di squadre molto più navigate.
La sua numero 7, Beatrice Pastore, ha avuto modo di chiacchierare con la Redazione di Calcio Femminile Italiano per parlare di sé e raccontare come sta andando la sua esperienza in Serie B. Classe 2006, la centrocampista giallazzurra ha vestito maglie importanti ed è stata tra le protagoniste dell’ascesa in serie cadetta del Trastevere, ma la sua carriera nel calcio è cominciata in altre vesti.

«Ho iniziato a sei anni, con i maschi. A dodici sono stata chiamata per fare un provino alla Roma, e da lì è iniziato tutto il mio percorso; è stata una passione che è nata molto naturalmente, fin da subito mi sono innamorata di questo sport, e tutt’oggi è una mia grandissima passione», per vedere la centrocampista all’opera bisogna tornare indietro di più di un decennio sui campi da calcio dove le ragazze potevano sì prendere a calci un pallone, ma vedevano solo in sogno, nelle piccole realtà, la possibilità di giocare insieme ad altre ragazze e a vedersi parte integrante di una squadra al femminile.

«Sono arrivata alla Roma a dodici anni e ho fatto tutto il percorso nelle giovanili fino ad arrivare alla Primavera, dove ho esordito a 14 anni. A metà stagione di quello che sarebbe stato il mio ultimo anno alla Roma sono passata alla Lazio. Anche lì ho iniziato con la Primavera, sono andata un anno in prestito dalla Roma alla Lazio e poi vi ho fatto una stagione a titolo definitivo. Dopo i due anni alla Lazio, dove sono stata nella Primavera e mi allenavo in Prima Squadra, sono passata al Parma», e la sua esperienza con la maglia delle Ducali è terminata a metà stagione, in primis per un mancato feeling non con l’ambiente o le ragazze, quanto con una dimensione in cui non riusciva a inserirsi al meglio: «Lì ho fatto la scorsa stagione fino a dicembre, sempre in Primavera, e mi allenavo con la Prima Squadra. A dicembre, per decisioni personali, sono tornata a casa e passata al Trastevere, dove ho fatto fino a giugno la mia esperienza con la Prima Squadra. Abbiamo vinto il campionato, che è stato una sorta di riscatto per la stagione, perché nel Parma non ho trovato l’ambiente giusto per me in quel momento; è stato sicuramente un anno che mi ha lasciato tanto», passare dalle gialloblù alle amaranto si è trasformata in una decisione che ha dato modo alla calciatrice di ritrovarsi e di affrontare il futuro con maggiore consapevolezza dopo aver sentito di nuovo nel cuore e sulla pelle l’amore nei confronti del calcio.

Proprio di “amore” è il caso di parlare, quando si tratta di famiglia, specialmente se si rivela un grandissimo sostegno verso le tue passioni. La giallazzurra ha infatti affermato che i suoi familiari sono i suoi primi tifosi e che, grazie al suo zampino, il movimento calcistico al femminile ha un supporter speciale in più: «Nella mia famiglia ho sempre trovato un grande supporto, tutt’ora mi sono sempre vicini; quando l’ho detto per la prima volta a mamma, lei all’inizio pensava sarebbe durato poco, e poi non è stato così, per mia fortuna, e si è ricreduta: è sempre venuta a vedere ogni partita, e papà anche tutti gli allenamenti, mi segue con grandissima passione e si è anche appassionato al calcio femminile attraverso me, mi ritengo tanto fortunata.»

Nonostante sia ancora molto giovane, Beatrice Pastore ha le idee ben chiare e, passando da un ruolo all’altro durante il proprio percorso, ha avuto la grandissima chance di mettersi alla prova in più ruoli per trovare quello a lei più congeniale; ha, inoltre, compreso nel tempo quali sono le caratteristiche del proprio modo di giocare che preferisce e su cui insiste per creare il suo marchio di fabbrica: «Quando ho iniziato con i maschi giocavo esterna, attaccante, poi il Mister ha deciso di mettermi a centrocampo, e quando ho iniziato con le ragazze ho sempre giocato lì, sia da play sia da mezzana, e poi diventando più grande alcuni Mister mi hanno messa anche trequartista, anche adesso alterno a seconda del modulo mezzala o trequartista. La mia grande caratteristica penso sia la tecnica: mi piace tanto giocare con il pallone e divertirmi, mi definirei un po’ una fantasista. Mi piace tanto il fraseggio, gestire la palla, anche attaccare e inserirmi, penso di essere una giocatrice molto dinamica.»

«L’esperienza che più mi ha formato e che rimane dentro di me è stata quella con cui ho iniziato, l’AS Roma: sono partita piccola, sono cresciuta, ho fatto esperienze importanti confrontandomi con squadre come la Juve, l’Inter, quindi è stato un percorso di formazione che mi ha fatto diventare un’atleta e mi ha insegnato tante cose, come la disciplina, il non mollare mai, tenere sempre l’asticella alta. La maggior parte delle volte giocavo con ragazze più grandi, per me era motivo per dare di più e mi ha permesso di avere delle caratteristiche che mi porto dietro. Alla Lazio è stata una sorta di riscatto: la decisione di lasciare la Roma non era stata facile, mi ha dato l’opportunità di poter ricominciare e di fare un campionato di Primavera 1, che mi ha ulteriormente fortificato. L’anno del Parma mi ha messo davanti tante sfide, era anche la mia prima esperienza fuori casa, vivevo da sola, e mi ha lasciato qualcosa anche per la vita in generale; non è andata poi per delle questioni anche personali, ma è stata un’esperienza breve che mi ha lasciato qualcosa», tutte e tre le squadre in cui ha militato come calciatrice della Primavera si sono fatte spazio nel suo cassetto dei ricordi e ne hanno occupato una buona parte, soprattutto la squadra giallorossa, la prima ad aver creduto in lei.

Sono, però, le parole di Pastore nei confronti del Trastevere a certificare tutta la maturità della classe 2006 come persona e calciatrice, capace di mettere davanti a tutto, anche al pregiudizio e all’opinione altrui, il proprio volere, con l’umiltà che spesso viene sottovalutata in un’atleta e che è invece segno di grandissima professionalità, indipendentemente dall’età: «Il Trastevere lo vedrei come un anno di consapevolezza: non avrei mai pensato di fare questa scelta, anche la gente mi chiedeva perché l’avessi fatto, visto che ero passata alla Roma e alla Lazio, ma ho sempre creduto che sia importante l’umiltà, non ho ascoltato nessuno e ho seguito quello che per me era più importante. Lì ho trovato delle persone che mi hanno dato quest’opportunità, e non è facile cominciare un percorso a dicembre, mi hanno fatto sentire subito a mio agio e sono contenta per il traguardo della vittoria.»

L’esperienza a Roma è terminata, ma ne è cominciata una a Frosinone, e il progetto giallazzurro non ci ha messo troppo a fare breccia nel cuore della calciatrice: «Del Frosinone mi hanno convinto la professionalità e l’entusiasmo che ho percepito fin dalle prime volte, e la voglia di credere nelle giovani. Sono una delle più piccole alla sua prima esperienza in B, ma mi ha convinto l’idea di progetto che hanno, a partire dallo Staff, dall’allenatore, dal direttore», la fiducia nelle giovani è un’arma che in questa stagione di Serie B sta prendendo sempre più piede in molte squadre e sta regalando soddisfazioni e spicco ai settori giovanili italiani.

A Frosinone, inoltre, Pastore ha avuto un “privilegio” che nelle altre squadre non aveva mai incontrato, vale a dire la scelta del numero di maglia, che nel suo caso ha grande valore affettivo: «Per la prima volta ho potuto scegliermi il numero, ed è anche la mia prima esperienza in B, quindi ho pensato al 7 perché è un numero a cui sono legata per la figura di mio padre, ritorna spesso e lui lo portava quando giocava da piccolo; per l’affetto e per il sostegno che ho da parte dei miei genitori è stato subito il numero che ho sentito mio, penso di esserci legata ancor di più.»

La giovane età delle calciatrici giallazzurre è stata forse presa un po’ sottogamba dalle avversarie che, partita dopo partita, hanno riscoperto una neopromossa attenta e capace di maturare risultati inaspettati. Il bilancio di questi primi mesi in Serie B con il Frosinone «è sicuramente positivo, perché dal punto di vista del gruppo ne ho trovato uno davvero bello perché, nonostante io sia piccola, penso di essermi integrata bene, e questo è merito delle mie compagne, e parlo di vita fuori e dentro il campo. Cerco sempre di “rubare” con l’occhio dalle ragazze più grandi di me per migliorare ancora di più, perché ho tanto da imparare da loro. Siamo una squadra che è un po’ una scoperta, una squadra che ogni giorno ha voglia di migliorare, ambiziosa, che cerca con il lavoro quotidiano di fare sempre meglio e, attraverso ciò che il Mister cerca di farci imparare, di raggiungere i risultati», la crescita della giocatrice non avviene soltanto con il gruppo squadra in campo, perché è un gruppo solido anche al di fuori, ed è un grandissimo vantaggio per poter lavorare in sintonia.

La giocatrice individua tre partite disputate dal Frosinone in questa Serie B che ne fotografano bene la stagione e danno indicazioni su quello che ha intenzione di fare la compagine di Mister Foglietta, nonché cosa il gruppo vuole aggiungere alla propria cassetta degli attrezzi calcistica: «Un risultato che ci ha dato consapevolezza è stato il pareggio con il Lumezzane alla prima partita, eravamo anche in inferiorità numerica: pareggiare contro una squadra che si prospetta arrivare tra le prime quattro e che sta facendo un grande campionato è stato quella spinta che ci ha dato la consapevolezza di avere un valore.  Da lì ci siamo compattate, siamo una squadra umile, coraggiosa e ambiziosa che con il lavoro, i sacrifici e l’umiltà sa che i risultati si possono raggiungere. Anche la vittoria con la RES ci ha dato tanta, tanta consapevolezza, vincendo 5 a 4, e anche quella del 3 a 2 con il Verona ci ha fatto capire che non molliamo mai, che ci sono momenti in cui dobbiamo soffrire, ma la mentalità che ci viene trasmessa – di essere compatte e lottare per la squadra – è di esserci sempre e capire i momenti della partita.»

Le differenze fra la Serie C e la Serie B si riscontrano soprattutto nell’intensità, che è «a livelli decisamente superiori rispetto alla Serie C: la velocità in partita, la potenza anche a livello fisico, perché devi stare sempre a duemila, e questo richiede di lavorare in maniera diversa dal punto di vista tattico, devi studiare l’avversario per capire come affrontarlo al meglio.»

A livello personale, la numero 7 giallazzurra si è posta degli obiettivi fin dalla preseason e, nonostante siano passati appena pochi mesi dal suo debutto ufficiale “tra le grandi” in Serie B, pensa di essere migliorata, almeno in parte, «tatticamente: il Mister tiene tantissimo a questo, è un lavoro minuzioso per essere più performante e sempre pronta per l’avversario che si va a incontrare, un aspetto a cui si dà meno importanza alle giovanili. Dovrò migliorare ulteriormente. Anche la pazienza è una qualità che sto cercando di migliorare: sono giovane, ho tempo per crescere, lavorare e imparare dalle compagne che hanno esperienza. Un limite penso sia quello di migliorare nella fase di realizzazione, andare a cercare il gol e a inserirmi di più, attaccare di più la porta, perché tendo molto a fare il fraseggio e dovrei migliorare questo punto, vorrei essere più “cattiva” nella fase offensiva.»

Spesso si pensa che solo un grande stadio pieno possa suscitare emozioni nei confronti di chi scende in campo per difenderne i colori. Beatrice Pastore aveva vissuto bellissimi momenti allo “Stadio Olimpico” di Roma, ma la sua entrata al “Benito Stirpe”, lo stadio dove gioca la controparte maschile in serie cadetta, è stata «un’emozione davvero forte. Con la Roma e la Lazio ero stata all’Olimpico, ma allo “Stirpe” ha avuto un effetto ancora maggiore, perché ho percepito il calore dei tifosi, l’attaccamento delle persone di Frosinone verso quella che è la squadra, e anche quello mi ha aiutato a capire dov’ero, anche un forte senso di appartenenza: nonostante sia qui da agosto fin da subito ho subito sentito quest’amore e questa passione nei confronti della squadra.»

Per Beatrice Pastore il ruolo della centrocampista, il suo pane quotidiano, si può enucleare in tre parole: «Visione di gioco, perché sei al centro di tutto, tutto passa da te e devi avere una visione a trecentosessanta gradi sia in fase difensiva, sia in fase offensiva.»

Per concludere, la giocatrice ha affermato che ci sono un paio di piccoli riti scaramantici che fa prima di scendere in campo affinché il match finisca nel migliore dei modi: «Metto sempre la stessa playlist in macchina prima della partita, e una cosa di questa stagione è mettere una fasciatura al polso sinistro.»

Giovane, ma molto determinata, consapevole, umile e fiera del proprio percorso: ecco un ritratto in breve di Beatrice Pastore, una classe 2006 alla sua prima esperienza in Serie B dopo un anno con il cuore a metà tra Parma e Trastevere, ma con nella mente un unico obiettivo, quello di vincere e di crescere, giorno dopo giorno, per diventare una calciatrice che non ha paura di niente e che, grazie alle proprie scelte, è riuscita ad abbattere il pregiudizio altrui e a formarsi come giocatrice e come persona.

Si ringraziano Beatrice Pastore, l’addetto stampa Alessandro Isidori e il Frosinone Calcio Femminile per il tempo e la piacevole chiacchierata.

Ilaria Cocino
Appassionarmi allo sport è stato semplice: qualche gol degli Azzurri al Mondiale 2006, qualche punto spettacolare di dritto, qualche schiacciata nel campo avversario, qualche canestro impossibile. Sono un'aspirante giornalista sportiva che segue con passione il movimento calcistico al femminile da ormai qualche anno e tenta, attraverso il suo piccolo contributo, di trasformarlo nella quotidianità di chi legge e di renderlo qualcosa di più di una semplice meteora: il potere delle parole è inestimabile, e spenderle per queste ragazze è un privilegio immenso e una grande responsabilità.

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