Venticinquemiladuecento minuti giusti giusti, il 49.93% dei quali passati in vantaggio, sono quelli giocati fin qui dalle Juventus Women da quando sono nate.
Un bel traguardo raggiunto proprio al termine della Serie A Women’s Cup dove in finale le bianconere hanno saputo ancora una volta alzare un trofeo al cielo.
Caparbietà, spirito di gruppo, amicizia, missione, sono leganti che hanno in particolare contraddistinto gli otto anni ormai trascorsi da quattro splendide atlete e che saranno il loro sprone per provare più volte possibili a superare se stesse vincendo ancora.
Le tre Moschettiere sin dal primo giorno “le ultime rimaste” unite da un viaggio comune che le avrebbe portate a primeggiare in innumerevoli duelli avrebbero poco dopo incontrato la loro D’Artagnan.
E così come nel famoso romanzo di Dumas, Cecilia Salvai, Barbara Bonansea e Martina Rosucci, incrociano sul loro cammino chi si sarebbe unita a loro per combattere fino alla fine..
E’ la stagione 2018-2019 quando il quartetto di spadaccine magiche si completa.
Cristina Girelli si presenta alternando ad ogni partita spada, fioretto, sciabola o scimitarra certa della copertura metodica e pragmatica di Ceci, delle sortite diversive di Marti e delle folli scorribande una contro dieci di un genio, tanto pazza quanto imprevedibilmente efficace. Bibi. Prendere o lasciare.
La loro missione per il nono anno consecutivo sarà sempre la stessa, recuperare più diamanti possibili e riportarli a casa. Fino ad ora ne hanno riconquistati 15, tra innumerevoli avventure (278) ed entusiasmanti vittorie (208), ma non è finita né come poteva malignamente pensare qualcuno sono finite loro.
I mantelli è vero sono pieni di strappi dovuti alle stoccate di ormai (51) avversari diversi, ma il loro cuore indomito ha nelle ultime sei partite concesso solo un minuto di vantaggio alle antagoniste.
Il colpo di testa di Salvai del cinque a quattro contro l’Empoli, il gol da fuori area sotto la traversa di Rosucci al Tre Fontane, il colpo di testa di Girelli in semifinale nel gelo più totale in quel di Chiavari e il colpo di testa risolutore di Bonansea nella bollente Salerno, quattro urla liberatorie nel cielo, quattro corse a perdifiato verso le compagne. Quattro “piccoli” esempi che potrei moltiplicare innumerevoli volte. Grazie a loro ed alle decine di atlete che hanno formato fino ad oggi la storia della Juve, abbiamo potuto esultare per ben (758) volte. Non è mica finita. Di goal ne arriveranno ancora tanti.
Il gruppo che si è formato e che per programma non ha ancora raggiunto il top di rendimento nonostante abbia battuto compagini con 15 giorni in più di allenamenti nelle gambe, ha tra le sue fila ragazze con personalità e grinta che fanno ben sperare. Caratteri aretini che poco si sposano con la sconfitta. L’affiatamento delle ragazze bianconere ed il piacere di far parte di questo team rende la prospettiva di una stagione rosea alquanto possibile.
Per ora godiamoci questo trofeo dal colore vagamente laziale (vabbè) in attesa che inizi un campionato che si prospetta molto combattuto.
Da “Buckingham” intanto è arrivata una spadaccina in più e che presto vedremo in azione.
La sua missione? unirsi alle quattro moschettiere ed insieme a loro recuperare tutti i diamanti rimasti.
Spavalderia? No, questa è la vita quando la si vuole vivere appieno…fino alla fine.
Fino alla fine.






