Photo Credit: Trastevere Calcio Women

Un settore giovanile che crede fermamente nelle giovani calciatrici è un punto di forza che si sta affermando in buona parte delle Società calcistiche italiane sia di Serie A, sia di Serie B. Dopo la parabola vittoriosa del Trastevere in Serie C dello scorso anno, il Club romano si è lanciato in una nuova avventura che s’inserisce nella scelta di dare spazio alle giovani calciatrici: il Trastevere ha dato vita al suo settore giovanile, al suo anno di debutto nel panorama calcistico italiano.

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ha avuto il piacere di intervistare il Responsabile, Luca Polito. In carica dallo scorso luglio dopo aver conseguito l’abilitazione per Direttore Sportivo della FIGC, Polito si occupa direttamente del settore giovanile trasteverino e l’osserva mentre cresce e inserisce calciatrici volenterose e ambiziose all’interno del proprio organico: «Mi sono unito al Trastevere come responsabile del settore giovanile femminile. Il nostro motto recita anche “insieme”, c’è un fortissimo senso di appartenenza e di squadra, che noi crediamo essere fondamentale per competere in ogni tipo di sport. Sono stato accolto benissimo e messo nelle condizioni di lavorare bene con le mie idee, e dando spazio ai giovani con figure che riescono a essere empatiche», ed è proprio l’empatia uno dei perni attorno cui ruota la filosofia del Trastevere e che Polito cita a più riprese nel corso dell’intervista.

Come detto poc’anzi, le Leonesse possono competere anche in categorie che sottostanno alla prima squadra soltanto da quest’anno, ma il progetto è nei pensieri e nelle intenzioni della Società da tempo: «Il settore giovanile è all’anno zero, ci sono tantissime cose da vedere e imparare e, soprattutto, creare un ambiente dove tutti stiano bene e crescere richiede tanto tempo. Per tutti questi anni il Trastevere ha avuto solo la Prima Squadra femminile guidata da Claudio Ciferri, che mediamente è sempre stata tra le più giovani, se non la più giovane, del campionato e perfetta per quelle che sono delle costanti al Trastevere, quindi ambizione, senso di appartenenza, entusiasmo. Noi “addetti ai lavori” e le calciatrici ci vediamo con l’immagine di una famiglia», la giovane età delle calciatrici in Prima Squadra ha soltanto fatto da apripista per il settore giovanile dedicato interamente alle ragazze desiderose di indossare la maglia di un Club che nella sua controparte femminile crede molto e che ha pazientemente intessuto la tela che oggi tutti possono ammirare dall’Under 15 in su, fino alla Serie B.

Polito nomina la Prima Squadra, in questo momento impegnata nell’arduo compito di proseguire negli anni a venire il cammino in Serie B, come primo mattone piazzato dalla Società per costruire il muro del settore femminile trasteverino: «L’idea parte tempo fa, ma non si può far nascere da un giorno all’altro, e siamo stati aiutati dai risultati sportivi. Quest’anno la Prima Squadra è riuscita nel grandissimo obiettivo di passare dalla Serie C alla Serie B, quello che si fa è riportare un progetto che si è rivelato vincente e di coniugarlo, con le dovute accortezze, in un settore giovanile. Colui che mi ha insegnato come avere a che fare con le giovani è stato Mister Claudio Ciferri, che è riuscito a ottenere risultati importanti con loro. Essere un Club in Serie B ci aiuta tantissimo dal punto di vista della visibilità, e come posizionamento ci reputano estremamente competitivi e, nella realtà dei fatti, siamo un importante promotore a livello locale», perché promuovere questo movimento è fondamentale affinché questo cresca, e per farlo si deve partire a livello locale.

«Ci sono tante difficoltà nel fondare un settore giovanile femminile, specialmente per Società come il Trastevere, che da anni è affermata a livello importante nel maschile, perché servono spazi, spogliatoi, uno Staff competente», ed è sulla formazione e la competenza dello Staff che Polito si sofferma con l’occhio critico ed esperto di una persona che attribuisce grande responsabilità al proprio lavoro: «specialmente quando si lavora con le giovani calciatrici, lo Staff deve essere competente non solo dal punto di vista tecnico-tattico, ma deve saperci fare con le giovani: dev’essere calmo, avere una grande sensibilità ed essere empatico con le ragazze, perché loro in campo possono anche portarsi i problemi che non sono afferenti alla parte sportiva. Magari hanno preso un brutto voto a scuola, a volte litigano con le amiche, a volte ci sono tensioni con i genitori perché attraversano una fase ribelle, e il nostro lavoro non è soltanto quello di aiutarle nel gioco del calcio, ma è anche quello di formarle alla vita, perché lo sport è disciplina, rispetto, sacrificio ed essere squadra, e questo a loro dà tanto», il Trastevere reputa l’empatia e la bravura del suo Staff nel cogliere le sfumature caratteriali delle singole atlete il cuore pulsante del settore giovanile, che forma le ragazzine non soltanto dal punto di vista sportivo.

«Le ragazze pensano tanto, sono molto ansiose, hanno tanta paura di sfigurare davanti alle compagne, magari se fanno una giocata rischiosa e non riescono a servire le compagne questo le carica di ansia, perché hanno una determinata sensibilità e questa cosa la soffrono. Quando si riesce a creare un gruppo squadra forte, invece, la loro ansia diventa forza. Ogni calciatrice ha il suo cuore, il suo carattere e la sua testa e la gestione del gruppo dev’essere personalizzata: solo così vedono che diamo loro tempo e disponibilità», un altro aspetto essenziale è tenere in considerazione l’ansia da prestazione e, in primis, il carattere della singola calciatrice, che non deve sentirsi in un meccanismo che le crea ansia, bensì in un gruppo squadra in grado di espletarne la forza e di massimizzarne le caratteristiche personali.

Quello del settore giovanile femminile del Trastevere «è un progetto che mette al centro le giovani atlete. Una ragazza ha rispetto se sa che c’è fiducia e che siamo lì per lei, a supportarla e aiutarla. Abbiamo uno Staff tecnico – Mister, preparatori atletici, la team manager, io – e loro devono vedere che ci sono tante persone attorno, pronte ad avere un dialogo con loro e a sostenerle nei loro problemi: le ragazze devono essere capite, e tutte devono avere una chance e una persona a cui rivolgersi, bisogna essere autentici e trasparenti», l’autenticità e la trasparenza dello Staff e delle calciatrici stesse creano un ambiente pregno di entusiasmo, gioia al momento di scendere in campo e capacità di mettere da parte le proprie ansie per dare tutto il possibile con la maglia delle Leonesse.

Polito ha ben chiaro quello che è il suo ruolo da Responsabile del Settore Giovanile: «Il mio ruolo è quello di supportare le ragazze, teniamo conto della parte calcistica perché le ragazze sono al Trastevere per giocare a calcio e sta a noi riuscire a permettere loro di crescere, di proiettarle in avanti e di dare loro qualcosa in più, ma teniamo conto anche di farle divertire: le ragazze devono avere il piacere di giocare da noi. Vogliamo aiutare questo movimento, che è meraviglioso, ma ha bisogno dell’aiuto da parte di tutti, quindi dobbiamo essere promotori del calcio femminile. Basta essere coerenti internamente, ben organizzati, rispettare le premesse fatte. Noi abbiamo fatto sapere che avremmo fatto questo settore giovanile femminile, e le ragazze avevano il piacere di unirsi a noi perché la nostra Prima Squadra ha fatto bene.»

«Le nostre categorie sono: Under15, Under17 e Primavera. Siamo felici di poter lavorare dall’anno zero con tutte queste ragazze che ci danno soddisfazioni. Cerchiamo di capire le loro necessità, e dopo una partita chiediamo loro di dirci eventuali difficoltà, se sono felici, dove si può migliorare, e si chiedono pareri anche sugli allenamenti, amano essere coinvolte: le facciamo partecipi della loro crescita. Anche i genitori sono importanti, ci affidano le loro figlie e in tutti i casi ascoltiamo e assecondiamo le ragazze quando hanno bisogno, siamo anche dei formatori e i genitori devono fidarsi di noi», anche se le categorie che s’incasellano al di sotto della Prima Squadra non comprendono ancora le bambine il lavoro che la Società sta portando avanti è meticoloso e improntato sulla centralità dell’empatia e delle ragazze e delle rispettive famiglie, che vedono nel Trastevere l’ambiente giusto in cui veder crescere le loro figlie, atlete, persone.

«Facciamo scouting perché siamo ambiziosi e possiamo permettere a ragazze di Società minori di avere una chance nella nostra, come a nostra volta siamo felici se delle nostre giovani atlete riescono a militare in Società più blasonate. Il nostro lavoro è far crescere le ragazze, indipendentemente se restano o meno: il mio compito è valorizzarle e farle crescere il più possibile, se vanno in qualche Società più blasonata vuol dire che abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Fino ad oggi sono state le ragazze ad approcciare la nostra Realtà, è uno “scouting di circostanza” che non organizziamo», ciò che sottostà all’impegno della Società non è andare alla ricerca di talenti al di fuori, quanto far crescere e dare valore alle ragazze che fanno già parte dell’organico amaranto. Ciononostante, lo scouting e la partenza di una Leonessa alla volta di un’altra Società sono aspetti essenziali che la Società tiene sempre sott’occhio.

«Pensiamo a valorizzare le nostre calciatrici, vogliamo insegnare alle ragazze a giocare a calcio o ad aiutarle a migliorare, facendo capire l’importanza dell’allenamento senza però ostacolare la loro vita. Grazie alla nostra visibilità e al giudizio esterno attraverso il lavoro svolto negli anni siamo stati cercati da molte giovani atlete. Vediamo che quelli che sono i paletti che la Proprietà della Società – il Presidente Pier Luigi Betturri, il Direttore Generale Flavio Betturri o il Responsabile del Settore Femminile Claudio Ciferri coadiuvato da Flaminia Lombardozzi – sono stati trasmessi alla perfezione, quel senso di famiglia, di appartenenza e di squadra li rivedo ogni giorno», far nascere una vera e propria famiglia comprendente le ragazze e tutto lo Staff, nonché la dirigenza stessa, getta le basi per un settore solido che può soltanto evolversi con il tempo.

«Quando le atlete entrano nel campo da calcio, noi diciamo loro di “sentirsi calciatrici”, e le dobbiamo aiutare a diventarle. Ce ne sono alcune che hanno approcciato il mondo del calcio per divertirsi, e per noi vuol dire che non solo i talenti giocano a calcio: è una cosa che ci deve interessare, perché dobbiamo valorizzare anche coloro che non hanno il sogno di fare la calciatrice. Diciamo loro che è un sogno difficile, ma nessuno può dire a una calciatrice che fa male a inseguire quel sogno, perché sarà il futuro a dirle se ci riuscirà. Lo sport è bello quando non ci sono rammarichi e pentimenti, sognare è una cosa bella che arricchisce la vita, anche se è difficile. Lavoriamo e ci dobbiamo godere il viaggio, fare amicizie, divertirci e gioire insieme; lo sport costruisce doti per la vita personale, come la resilienza, importante anche sul lavoro, perché è una scuola alla vita, e serve approcciarlo con enfasi e determinazione, energia e vitalità», non per forza una ragazza che sceglie di indossare la maglia del Trastevere deve sentirsi in obbligo di puntare in alto, perché lo sport va ben oltre la semplice competitività di una squadre nei tornei.

Diventare una calciatrice che è valorizzata dalla propria Società è sinonimo di concedere a ognuna il giusto tempo affinché possa percorrere – facendo riferimento a una metafora utilizzata da Polito – i gradini che si sente di poter fare, piano dopo piano, per arrivare in cima al palazzo; importante è, quindi, non mettere nessuno in difficoltà: «Le ragazze non vanno messe in difficoltà, è importante non fare salti prematuri. Le ragazze si responsabilizzano tanto se sbagliano un rigore, ma sbagliare fa parte del calcio, e quello che bisogna fare è dare entusiasmo nella categoria. Se una ragazza, per esempio, milita nell’Under15 femminile, la prima cosa da fare con quella squadra è cercare di dare entusiasmo, insegnare il rispetto dello spogliatoio e dello Staff – che si deve guadagnare il rispetto delle atlete per far sì che si fidino nel breve, nel medio e nel lungo termine con la trasparenza – , e quindi devono buttarsi. Le ragazze che spiccano e che sono più pronte, che spesso sono anche energia positiva per lo spogliatoio, vengono premiate», ed è solo quando una calciatrice ha dimostrato che può provare a inserirsi nella categoria immediatamente successiva che le viene dato spazio, senza appunto bruciare le tappe.

L’aspetto del “bruciare le tappe”, in particolare nello sport, è un’arma a doppio taglio che spesso condanna una calciatrice (o qualsiasi atleta) a essere con tutti i riflettori puntati addosso e una carica d’ansia non indifferente. Ciò che si pone di fare il Trastevere, in tal senso, è di far sprigionare il talento e il potenziale alla singola calciatrice senza metterle fretta o alcun tipo di pressione: «Una Leonessa del Trastevere dev’essere premiata per i suoi meriti sportivi dandole la possibilità di allenarsi sporadicamente con la categoria superiore, una ragazza dell’Under 15 che si allena nell’Under 17 è considerata decisiva dallo Staff nella categoria e le si fa fare un allenamento in più, una volta che prende le misure magari diventa fisso, e così facendo non sente più che sono due palazzi separati da una porta alla quale lei si affaccia, stringe amicizie e si vede come si integra per dare vita a un passaggio graduale senza dimenticare l’apporto che c’è nella categoria sottostante. Il salto di categoria dev’essere gestito in maniera graduale, con dei piccoli gradini che si superano per evitare di mettere tensione, e per valorizzare bisogna eliminare il concetto di “se spreco quest’occasione sono finita”, perché ce ne sarà un’altra, e poi un’altra, dipende da quanto velocemente sali tu i gradini, bisogna far capire loro che c’è sempre un domani, e che se non colgo l’occasione sono ‘bruciata’. I top player che fanno gol in una finale lo fanno nell’ennesima finale, non all’esordio, bisogna dare tempo e fiducia alle ragazze», il passaggio graduale da una categoria a quella successiva costruisce fiducia in se stesse da parte delle calciatrici e non le carica di aspettativa, che di certo diventerebbe dannosa anche in vista del futuro.

Polito sa, inoltre, che il pregiudizio è spesso uno dei fattori che condizionano le ragazzine, che si sentono spesso insicure e rinunciano al calcio. Quando, però, le giovani atlete riescono a sbarazzarsi del giudizio degli altri e scendono in campo, tirano fuori la vera autenticità di questo sport, che nel maschile si sta un po’ perdendo e non vede lo stesso impegno, la stessa passione, la stessa dedizione: «Per una ragazza giocare a calcio è più difficile che per i maschi, e quando vedi una ragazza giocare a pallone, sei sicuro che veramente ama questo sport. Come responsabile del settore giovanile femminile mi ritengo fortunato, sono veramente grato a chi mi ha convinto di abbracciare il calcio femminile perché si respira la passione vera in un campo da calcio, le ragazze hanno questa capacità di trasportarti e di coinvolgerti emotivamente perché si vogliono bene e amano questo sport. Assorbono tutto, ti ascoltano, sembra che vadano in guerra per te, e ci danno queste soddisfazioni settimanalmente.»

Autenticità, trasparenza, rispetto, divertimento, empatia, fiducia, promozione del calcio femminile: queste sono le parole che meglio descrivono gli obiettivi che il Trastevere si pone e tenta di perseguire nella sua quotidianità con le giovani calciatrici che scelgono di difenderne i colori nelle rispettive categorie. Luca Polito, però, non si pone obiettivi a lungo termine, perché ciò che conta è altro: «Al futuro non ci pensiamo, ci godiamo il presente e lavoriamo bene ora. Nel settore giovanile quello che conta è valorizzare, il lavoro che facciamo richiede un impegno mentale e fisico massimizzato nel presente per cogliere i frutti nel futuro. Domani dobbiamo riconfermarci e superarci, e dopodomani ulteriormente, per me il futuro non è altro che il risultato di “tutti i domani”, la somma di tutti i presenti fa il futuro, e noi pensiamo al presente.»

Si ringraziano Luca Polito, la Responsabile del Settore femminile Flaminia Lombardozzi e il Trastevere per la chiacchierata, il tempo e la disponibilità.

Ilaria Cocino
Appassionarmi allo sport è stato semplice: qualche gol degli Azzurri al Mondiale 2006, qualche punto spettacolare di dritto, qualche schiacciata nel campo avversario, qualche canestro impossibile. Sono un'aspirante giornalista sportiva che segue con passione il movimento calcistico al femminile da ormai qualche anno e tenta, attraverso il suo piccolo contributo, di trasformarlo nella quotidianità di chi legge e di renderlo qualcosa di più di una semplice meteora: il potere delle parole è inestimabile, e spenderle per queste ragazze è un privilegio immenso e una grande responsabilità.

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