“Mi porto dietro ricordi indimenticabili, dentro e fuori dal campo. Ogni paese mi ha offerto qualcosa di speciale, non solo come calciatrice, ma anche come persona”.  A dircelo, nelle ore scorse, è stata Nina Stapelfeldt, ex calciatrice che ha giocato in tanti campionato europei compreso quello italiano, dove ha vestito le maglie di Milan, Como e Brescia. La classe ’95 elevetica ha giocato, ad esempio, con il Twente e sul campionato olandese ricorda: “Nei Paesi Bassi il campionato era sempre equilibrato  tra noi, PSV e Ajax. Ricordo in una delle ultime partite, dove stavamo perdendo, e sono entrata in campo. Ho fatto un assist e abbiamo ribaltato la partita vincendo. È stato un punto di svolta per noi, e la settimana dopo siamo diventate campionesse. Non dimenticherò mai quella partita”.

Per lei anche l’esperienza transalpina con il Soyaux sulla quale ci dice: “La Francia è stata una grande sfida all’inizio. Il campionato era molto fisico e forte, con squadre di alto livello come l’Olympique Lione. Giocare contro leggende come Wendie Renard, Irene Paredes e Marozsán è stato incredibile. Uno dei miei ricordi più belli è stato giocare allo splendido stadio L’Océan. Ma oltre al calcio, ho amato la cultura francese. Mi sono innamorata della lingua, che sembra poesia. Ho anche apprezzato lo slang giocoso, chiamato Verlan, dove le parole vengono invertite, come fou che diventa ouf, e femme che diventa meuf. È un modo unico di esprimersi, e ho amato come rifletta la creatività e l’energia della cultura francese”.
Annate felici spezzate per Nina, che ha giocato anche con la nazionale della sua Svizzera, come per tutti dal periodo di stop e restrizioni forzate causa pandemia: “Purtroppo presi il Covid proprio prima di tornare in campo. Sono stata molto male per circa dieci giorni, è stata la febbre più forte che abbia mai avuto. Quando sono tornata, mi allenavo a parte, e ricordo che facevo fatica anche solo a respirare. Nella mia prima partita ho giocato solo dieci minuti. Ho fatto uno scatto e mi sono sentita completamente esausta. Mi ci sono volute alcune settimane, forse un mese, per tornare in forma. Incredibilmente, sono comunque riuscita a segnare in quella partita, anche se non ho giocato bene”.

Su quel periodo poi Nina continua: “È stato difficile, ma una volta che tutto è tornato alla normalità. Niente più tamponi continui, più libertà, e soprattutto le persone attorno a me erano di nuovo sane e al sicuro. È stata una benedizione.”
Oltre alle annate in Svizzera, con Lucerna e Zurigo, e quella in Belgio, con il Gent, l’approdo in Italia che l’ex attaccante ci racconta cosi: “In Italia, ho giocato per il Milan e ho vissuto un’esperienza fantastica. Ho segnato il mio primo gol contro la Fiorentina con un colpo di testa, e giocare contro squadre come l’Inter, la Juve e la Roma è stata una vera privilegio. La passione del calcio italiano è impareggiabile. Ho anche amato la cultura: l’Italia mi ha accolto con calore, ottimo cibo e un senso di appartenenza”.

Da circa un anno l’addio al calcio giocato per dedicarsi alla sua attività la ‘Nina Elite Training’ con allenamenti individuali e per piccoli gruppi. Sul suo trascorso da calciatrice, invece, Nina conclude confidandoci: “Guardando indietro, quello che mi porto dietro non sono solo i trofei o i gol, ma i momenti sul campo che mi hanno formata, le squadre straordinarie per cui ho giocato e le connessioni che ho creato. Da una ragazza timida e introversa a qualcuno che ora parla cinque lingue e riesce a connettersi con persone di tante culture diverse, questa per me è la vera vittoria”.