Alesandro Pistolesi, ormai ex tecnico dell’Empoli Ladies, ha voluto lasciare le proprie riflessioni sull’esperienza appena conclusa con una lettera a cuore aperto sul suo profilo Facebook.

“Si chiude per me una grande storia dā€™amore, forse non avevamo piĆ¹ niente da dirci, forse sƬ, ormai non lo sapremo mai. In questa foto siamo felici, consapevoli del fatto che tutto il nostro lavoro ci ha portato dove sognavamo di arrivare. Purtroppo la pandemia ci ha tolto la possibilitĆ  di concludere il nostro cammino e di poter raggiungere una classifica ancora piĆ¹ prestigiosa ma resterĆ  indelebile tutto quello che, INSIEME, siamo riusciti a raggiungere. Mi ĆØ mancato il momento dellā€™addio alla squadra, allo staff, al campo e a tanti altri, lā€™unica cosa che posso fare ĆØ costruirlo nella mia immaginazione e raccontarvelo.
ƈ lā€™ultimo allenamento, siamo radunati come di consueto a bordo campo per spiegare il lavoro che ci attende. Jack, Marco e Bene hanno finito di parlare e tocca a me. Poche parole per ripercorrere i tanti anni insieme, le tante vittorie, le sconfitte, i pianti, le risa, le incazzature ma soprattutto quel sentirsi parte di qualcosa di grande, di elevato. Ho finito e vi dĆ³ lā€™ultimo ā€œforza ragazze, iniziamoā€. Quello che non sapete ĆØ che approfitterĆ² del vostro riscaldamento per lasciarvi in campo, non sopporterei un distacco lento, meglio cosƬ. Chiudo gli occhi e con lā€™ultima immagine di voi che vi allenate mi giro e inizio a camminare verso la scala per uscire dal campo. Riapro gli occhi e adesso posso solo sentire le vostre voci ma anche i rumori dei passi mi aprono immagini che ormai appartengono giĆ  al passato. Sotto i miei piedi ormai non cā€™ĆØ piĆ¹ il sintetico di Monteboro ma scorrono veloci gli scalini della rampa che in un amen finiscono. Tolgo la mascherina, i pensieri e la fatica mi creano un poā€™ di affanno e ho fame dā€™aria e di quel profumo che si respira in quel punto. Uno sguardo al convitto e avanti un passo dietro lā€™altro. Guardo gli uffici della sede e idealmente ti saluto con quellā€™abbraccio che non abbiamo potuto darci e che magari, chissĆ  un giorno, sarĆ  sostituito da un abbraccio per un nuovo inizio. A te e a tuo padre comunque lā€™eterna gratitudine di aver preso una storia nata nel fango del campo vecchio di Via dei Macelli a Castelfranco e di averla resa importante, solida e averla vestita del vostro prestigio.
Lo sguardo va oltre la tribunetta, corre a quella panchina e poi idealmente fa i passi che servono per arrivare al cancellino che divide gli spogliatoi dal terreno di gioco. Rivedo tutti i volti che solitamente incrociavo e che salutavo… un cenno, un sorriso, qualche stretta di mano… potrei nominarli ad uno ad uno e a loro tutti va lā€™eterno ringraziamento per avermi inondato di affetto, sempre. Mi sono sentito capito e apprezzato per quello che sono, aldilĆ  del calcio e dei risultati, avete compreso la dedizione, il rispetto e lā€™amore che ho sempre indossato insieme al vestito da Mister.
Ormai sto attraversando il parcheggio del centro, cā€™ĆØ silenzio, un silenzio innaturale, si sentono soltanto le vostre voci ormai lontane. Mentre percorro il corridoio che mi porta agli spogliatoi lo sguardo va al campetto dove ho visto allenarsi e divertirsi tanti bambini. Quante volte mi sono fermato a guardarli rapito e quante volte ho pensato ā€œfossi bambino adesso ĆØ qui che vorrei ricominciare la mia storia dā€™amore col calcioā€
Entro negli spogliatoi innaturalmente vuoti e idealmente incrocio gli sguardi di tutti i mister che ho incrociato in questi anni. Vi saluto con affetto, vi ringrazio di ogni parola, di ogni saluto, per iĀ complimentiĀ dopo le vittorie ma soprattutto per gli incoraggiamenti dopo le sconfitte e mentre mi cambio mi sembra di vedere la persona che piĆ¹ di tutti ha rappresentato per me il modello Empoli: ĆØ seduta lƬ, armeggia coi tuoi foglietti, alle prese con la sua eterna allergia che argomenta di calcio anche mentre dorme. Prendo la borsa, un ultimo saluto a tutto il personale di custodia, ai pulministi, ai fisioterapisti, e poi via, salgo in macchina e resto un attimo ancora a pensare a voi, miei collaboratori, mie giocatrici, ormai starete realizzando che me ne sono andato senza salutarvi. Scusatemi, non ce lā€™avrei fatta, ci sarĆ  modo tanto di rivederci, adesso avevo bisogno di fare da solo, coi miei pensieri, questa camminata.
A voi ragazze spero di lasciarvi almeno in minima parte quello che lasciate in me… ricordatevi di osare sempre! Avete le due capacitĆ  necessarie per arrivare ai massimi livelli, la capacitĆ  di sognare in grande e il coraggio di inseguire i vostri sogni.
Ovunque sarete… nella prossima stagione… trovate il modo!”