Per la rubrica “A pranzo con l’Ospite” abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Bruno Pizzul, presente nei giorni scorsi a Portogruaro in una conferenza dedicata ai mitici Mondiali di Spagna ’82.
La voce della Nazionale italiana dal 1986 al 2003 ha aperto la chiacchierata sull’espansione del calcio femminile nel nostro Stivale:
“Quello femminile, naturalmente, negli ultimi anni è diventato un calcio che ha preso sempre di più una sua dimensione ed una sua credibilità. Lo trovo un movimento che vede crescere in maniera costante anche una sua spettacolarità, spero però non lo si voglia ogni volta, in ogni azione sistematicamente, paragonare al calcio maschile”.

Sul movimento in rosa l’ex commentatore in Rai dal 1970 poi ha aggiunto:
“Le ragazze hanno un’applicazione fantastica per quanto riguarda il rispetto della tattica, e sono sempre ben determinate a metterci l’anima. Loro però hanno meno forza fisica rispetto ai maschi e dunque puntano su altro e come succede spesso, anche in altri sport, è più bello vedere giocare le donne che gli uomini”.
Il noto giornalista sul movimento femminile dei suoi anni però ricorda:
“Non mi è mai capitato di commentare nella mia carriera da giornalista una gara di femminile, è stato un peccato ma televisivamente avevano poco spazio e l’interesse generale era diverso. Oggi i tempi sono cambiati, forse sarebbe stato più semplice guardarle da vicino e non mi sarebbe dispiaciuto poter raccontare qualche gara di un calcio che sta attirando molta importanza”.

 Non mancano, poi, gli elogi al gruppo Azzurro di Milena Bertolini:
“Noi abbiamo ancora molto da imparare da altri Paesi dove il tutto si è messo in moto prima. Soprattutto, con alcuni di loro, c’è un gap  fisico-atletico che ci penalizza. Sono tante le atlete, a differenza delle nostre, con fisici slanciati che porta ad avere comunque un qualcosa in più a livello strutturale. Alle ragazze della Bertolini dico comunque brave perchè stanno migliorando a vista d’occhio sotto tanti aspetti e hanno portato in tantissimi ad appassionarsi verso questo mondo”.
La chiusura del classe ’38 friulano è sul passaggio al professionismo:
“Mi ha fatto un piacere enorme vedere come all’estero, dove ormai è prassi consolidata da tempo, che le grandi squadre di club italiane abbiano investito nel femminile curando e gestendo con grande attenzione una nuova appendice che prima non esisteva. Questo movimento si sta sviluppando sempre più e pian piano chissà che le distanze dalle big straniere di oggi possa essere colmato”.