Per la rubricaA pranzo con l’Ospite abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Martina Angelini, giornalista e commentatrice di La7, che sul Mondiale alle porte esordisce cosi:
La squadra arriva carica. L’ambiente sembra avere il giusto mix, vedremo poi quello che succederà in una manifestazione comunque difficile. Credo che in tal senso possa essere stata importante la seconda fase del campionato. Il nuovo format, spesso discusso, ha permesso di mettere a confronto squadre importanti senza lasciare, soprattutto in settimana, spazio a cali di tensione”. 

Il girone dell’Italia?  La telecronista toscana predica fiducia:
“Se guardo a quattro anni fa non credevo si potesse battere l’Australia. Nel gruppo la Svezia sembra la favorita e l’Argentina, probabilmente, è più forte del Sudafrica. Conterà tanto vincere la prima per guadagnare fiducia, noi abbiamo qualcosa più di Argentina e Sudafrica ma lo avevamo anche di Belgio ed Islanda lo scorso anno. Poi dagli ottavi, con una tra Olanda e Stati Uniti, tutto si complica davvero”.
Sul Mondiale senza Sara Gama, invece, la giornalista livornese sottolinea:
“Non me l’aspettavamo per le tempistiche, in tutta onestà, cosi a ridosso del Mondiale. La scelta ci può stare se si punta ad un graduale ricambio generazionale, che forse andava avviato prima. Farlo ad inizio del raduno non è stato il massimo ma più facile rispetto al secondo taglio. Credo che con una coppia di centrali con Linari e Salvai si abbia comunque esperienza e si abbiano valide alternative in rosa. Sarebbe stato rispettoso portare il capitano senza magari farlo giocare?”.

Sulla possibilità di non vedere in chiaro il Mondiale la giornalista iscritta all’ordine dal ’99 sentenzia:
Non ho avuto mai paura di non vederlo, sapevo che un accordo si sarebbe trovato anche perchè la Figc ha mostrato nel tempo di tenere al femminile. La Federazione si è  attivata per fare il possibile. Mi piacerebbe vedere una squadra seguita non solo per i risultati ma appoggiata per lo spirito come succede nel rugby. Dobbiamo ricordarci di aver fatto un Mondiale con 25 mila tesserate contro movimenti che ne contavano oltre 300 mila”.
Movimento dunque in crescita come sottolinea la Angelini:
“L’aspetto che è cambiato in particolare è lo switch che si è avuto grazie alle società professionistiche. Le atlete vengono seguite in maniera diversa, con più professionalità, potendosi allenare anche differentemente rispetto a qualche anno fa. I vari club hanno portato poi all’innalzamento del campionato. Ora si dovrebbe ridurre il divario tra le varie squadre di Serie A. Mi piacerebbe vedere anche qualche tecnico del femminile che passi al maschile. Va benissimo avere allenatori che vengono dal maschile, per esperienza e preparazione, mi piacerebbe anche vedere un’ allenatrice brava fare il percorso inverso”.

La commentatrice che ha seguito da vicino la Serie A sulle frequenze di La7 sul campionato poi aggiunge:
“La formula mi è piaciuta, ovvio che non può essere un format definitivo per i numeri. A breve, credo, si tornerà alle 12 squadre. Vedremo comunque cosa succederà il prossimo anno. Sicuramente il passaggio a tre team italiani in Champions potrà dare, poi, più esperienza internazionale alle nostre dando più interesse allo stesso torneo giocando con un reale obiettivo anche per il terzo posto. Straniere? Se sono forti ben vengono, alcune volte sono state fatte delle scelte, invece, che hanno penalizzato le nostre giovani che comunque meritano fiducia”.
La chiusura è sul momento più bello che lega Martina al calcio femminile, seguito dal lontano 1999:
L’emozione più grande è stata commentare la finale del Mondiale scorso. Quando ho visto uno stadio pieno ho capito davvero dove eravamo arrivate. Ricordo che spesso, anni fa, anche la Nazionale giocava su campi bruttissimi e con poche persone al seguito. Ritrovarti a  Wembley, per dire, vale tanto in questa direzione. Ogni volta che vedo uno stadio pieno per il femminile sono felice, soprattutto quando capita in Italia perchè è una vittoria per tutto il movimento.”