La morte di Diego Armando Maradona della scorsa settimana ha scosso il mondo intero e non solo quello calcistico. Il suo talento è sicuramente innegabile, difficilmente si ripeterà nella storia, ma ciò che si cela dietro al giocatore è dalla dubbia morale. Molti hanno celebrato il calciatore, ma non certamente la sua persona. Proprio per questo motivo, Paula Dapena non ha reso omaggio al Pibe de Oro.

L’accaduto è successo in una partita amichevole tra Deportivo Abanca ed il Viajes Interrias FF, la sua squadra. La giocatrice si è sempre contraddistinta per le sue battaglie femministe in giro per i campi spagnoli. Un giorno sogna anche di diventare insegnante per far recepire ai bambini il suo messaggio. Come quello della Cidade Deportiva de Abedongo, teatro del match in questione. Nel consueto minuto di silenzio, Dapena ha rivolto le spalle alla tribuna sedendosi per terra in segno di protesta. Opposizione contro un calciatore “con spettacolari qualità e abilità calcistiche”, ma anche uno “stupratore, pedofilo, un putt*niere e molestatore”.

La giocatrice continua: “Per essere un giocatore, devi avere dei valori al di là delle qualità. Sia che abbia segnato gol o vinto una Coppa del Mondo, la sua storia di abusi non può essere dimenticata”. Il fatto paradossale è che sia morto proprio il giorno contro la violenza sulle donne. “Per le vittime di violenza non è stato osservato alcun minuto di silenzio. Quindi non ero disposta ad osservare un minuto di silenzio per un aggressore e non per le vittime”. Paula non è stata l’unica ad appoggiare la causa: anche il suo allenatore e le sue compagne hanno sostenuto la tesi, seppur in modo diverso. “Lo avevo già detto alle mie compagne nel tunnel, come mi sarei comportata in campo. Quando l’ho spiegato al mio allenatore all’intervallo, ha capito e ha sostenuto le mie motivazioni”.