Sofia, partiamo da lontano, dall’oratorio della Parrocchia di San Vittore Martire di Missaglia, siamo in provincia di Lecco, la tua terra…
“Lì è dove ho iniziato a giocare a calcio con dei ragazzi che sono tuttora i miei amici. Giocavamo a sette, sono rimasta con loro fino ai 13 anni. Dell’oratorio ho dei ricordi bellissimi e mi viene un po’ di malinconia se ripenso a quei tempi… c’era un’atmosfera serena, voglia di divertirsi senza pensare al risultato, anche se devo dire che eravamo molto forti e vincevamo spesso contro le squadre degli altri oratori.”

Iniziare a giocare a calcio coi maschietti è un’esperienza molto frequente per una piccola calciatrice: come l’hai vissuta?
“Giocare con i maschi mi ha dato una marcia in più per gli anni successivi, l’idea di dover sempre dare qualcosa in più. A livello di relazioni non ho avuto alcun problema, erano tutti miei amici. Magari la presenza di una ragazza era notata dalle squadre avversarie, poi mi vedevano giocare e a fine partita mi facevano i complimenti.”

Come descriveresti la Sofia ragazzina?
“Sono stata abbastanza tranquilla fino alle scuole medie, poi dopo aver iniziato le superiori ho iniziato a tirare un po’ la corda con i miei genitori… all’inizio non volevano che tornassi a casa tardi la sera o cose del genere, ma poi li ho stressati abbastanza e mi hanno anche preso il motorino! Diciamo che ho vissuto a pieno l’adolescenza, poi dai 17 anni, andando via di casa per giocare nella Juventus, sono diventata più responsabile e mi sono dedicata totalmente al calcio.”

A settembre compirai 22 anni. Quali sono i pregi e i difetti della Sofia donna?
“Mi reputo una persona generosa e solare, di contro sono abbastanza permalosa, testarda e spesso voglio avere ragione anche quando non ce l’ho…”

E la Sofia calciatrice? Qual è la sua migliore qualità e dove, invece, deve ancora crescere?
“Credo che il mio punto di forza sia la velocità, l’esplosività sui primi passi. Potrei migliorare dal punto di vista tecnico e, inoltre, dopo aver giocato alcuni anni sia da esterno che da attaccante, vorrei imparare a ricoprire meglio un ruolo specifico.”

Alla Florentia San Gimignano stai facendo bene, siete settime in classifica, tu hai segnato 5 gol in questo campionato. Sei soddisfatta della vostra stagione?
“Sono abbastanza soddisfatta, anche se avrei potuto fare di più. Mancano ancora cinque giornate e dobbiamo fare di tutto per poter arrivare al sesto o anche al quinto posto.”

Negli ultimi quattro anni hai vissuto emozioni molto forti. Iniziamo dall’approdo alla Juventus e la vittoria del tuo primo scudetto: hai un ricordo particolare di quel successo?
“Sono arrivata alla Juve grazie a Rita Guarino, che mi aveva già allenato nella Nazionale Under 17. Èstato un anno fantastico e la vittoria dello Scudetto è stata davvero una grande emozione. Eravamo un gruppo molto affiatato e il giorno dopo la vittoria abbiamo subito deciso di andare a Milano Marittima, dove abbiamo festeggiato per tre giorni. È stato bellissimo.”

Nel 2018 hai subito un brutto infortunio al ginocchio: come hai vissuto i primi giorni dopo l’incidente?
“Ho metabolizzato tardi la gravità dell’infortunio, inizialmente non mi rendevo conto che sei mesi di stop sarebbero stati così lunghi. Poi col passare del tempo, vedere le altre, soprattutto le mie coetanee, giocare e migliorare mentre io ero impegnata nella riabilitazione, beh, questo mi ha rattristato… Quando sono rientrata ho capito quanto sia importante giocare con continuità. Perdere una stagione intera è stato pesante ed è servito tempo per tornare al mio stato ideale di forma.”

Dove hai trovato le forze per reagire e chi ti ha più sostenuto in quel lungo periodo di stop?
“I miei genitori mi sono stati molto vicini. Poi quell’anno vivevo con Arianna e Benny (Caruso e Glionna, ndi) e loro m’hanno sostenuto tantissimo, a volte mi accompagnavano anche alla riabilitazione. Quell’anno si erano fatte male anche Marty (Rosucci, ndi) e Michela Franco, abbiamo condiviso il percorso di ripresa e ci siamo fatte forza a vicenda, sempre col sorriso sulle labbra.”

Torniamo ai bei momenti: il primo dicembre scorso hai debuttato in Nazionale, a Viborg, contro la Danimarca. Ci racconti l’istante in cui sei stata chiamata ad entrare in campo?
“Quando mi è stato detto che toccava a me, non ho capito più niente! Sono anche inciampata perché c’erano dei gradini da salire per entrare in campo e ho rischiato di scivolare! Non me l’aspettavo ed è stata veramente una bella emozione.”

Tu hai raggiunto la Nazionale maggiore facendo la trafila nelle giovanili azzurre. Quanto è stato importante quel percorso per la tua formazione calcistica?
“Le giovanili azzurre sono importanti perché ti danno un’esperienza internazionale che poi ti porti dietro nella tua carriera. Ho conosciuto presto dei ritmi di gioco che sono totalmente diversi da quelli del campionato. Ora che sono in Nazionale maggiore riconosco la filosofia di gioco che ho appreso negli anni trascorsi con le Under, anche se qui il livello è molto più alto.”

I tecnici che hai avuto in azzurro sono stati Guarino, Sbardella e ora Bertolini: come ciascuno di loro ha contribuito alla tua crescita?
“Rita, essendo stata un’attaccante, mi ha insegnato tante piccole cose che mi sono tornate molto utili, penso ai movimenti ma anche ad aspetti tecnici. Sbardella, soprattutto nell’ultimo anno in Under 19, ha iniziato ad inculcarmi l’idea di poter fare la punta centrale e grazie a lui ho iniziato a ricoprire quel ruolo, che a me piace molto. Di lui ricordo anche un raduno in cui insisteva con l’esercitazione dei “rombi”, un modo per avere costantemente soluzioni di gioco in campo: grazie a quel lavoro, quando giocavamo, il nostro era davvero un bel calcio. Di Milena posso dire che è molto brava, ti trasferisce tanti concetti. Se sei attenta, puoi apprendere qualcosa da ogni sua frase.”

C’è un Azzurra alla quale ti ispiri?
“Non ce n’è una in particolare, cerco di “rubare” qualcosa da ognuna di loro.”

Nel 2019 sei volata in Francia a fare il tifo per le Azzurre al Mondiale: che ricordo hai di quell’esperienza da tifosa vissuta insieme alle tue amiche Caruso e Glionna?
È stato grandioso respirare l’atmosfera di un Mondiale, di un grande evento, la percepivi anche per strada. Ci siamo divertite molto.

L’anno prossimo ci sarà un Europeo da giocare: qual è il sogno di Sofia Cantore?
“Il mio sogno è quello di essere tra le convocate. So che è un percorso difficile, perché manca ancora un anno e perché solo chi lo meriterà veramente andrà agli Europei. Io ci proverò.”

Credit Photo: Giancarlo Dalla Riva